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Bartolo Longo: il Santo della Carità e della Consacrazione del mondo

1 Novembre 2025 - Autore: Benedetto Delle Site

Senza abbandonare la città degli uomini, ne ha fatto il tempio di Dio

di Benedetto Delle Site 

La canonizzazione di san Bartolo Longo, proclamata il 19 ottobre 2025 da Papa Leone XIV, rappresenta un evento di notevole rilievo non solo nel calendario dei nuovi santi, ma anche per l’idea stessa di laicità cristiana che essa comunica. Longo (1841-1926) fu, prima di tutto, un laico: avvocato, uomo d’impresa sociale, organizzatore di opere, credente appassionato, che seppe integrare in modo fecondo la dimensione attiva della vita civile e professionale con la dimensione contemplativa e spirituale. È questa integrazione, rara e preziosa, che la canonizzazione intende oggi proporre come modello di santità laicale, capace di coniugare competenza e preghiera, efficienza e mistica, responsabilità pubblica e obbedienza al Vangelo.

Profilo biografico essenziale e la laicità attiva

Bartolo Longo nacque il 10 febbraio 1841 a Latiano, in Puglia, da famiglia agiata e profondamente religiosa. Studiò giurisprudenza all’Università di Napoli e intraprese la professione di avvocato.
In gioventù frequentò ambienti intellettuali attraversati dal positivismo e da un anticlericalismo virulento; ma proprio in tale contesto dopo aver aderito allo spiritismo luciferino e aver sperimentato su sé stesso l’abisso del malessere psichico maturò, grazie alla conoscenza e direzione spirituale del padre domenicano Alberto Radente (1817-1885), una conversione radicale, segnata da un profondo incontro con la misericordia divina e dalla riscoperta della preghiera del Rosario come via di salvezza e di rinnovamento personale.

A partire da quella svolta, Longo orientò tutta la sua vita al servizio della Vergine e del Vangelo. La fondazione della Confraternita del Rosario, la costruzione del Santuario di Pompei, e la nascita delle opere di carità e di educazione a favore dei più poveri testimoniano la sua laicità “piena”: non evasione dal mondo, ma immersione nel mondo come campo di missione.
La sua condizione di avvocato – figura pubblica, professionista del diritto – fa di lui il simbolo di un laicato attivo, adulto, responsabile, capace di santificare le strutture temporali senza clericalizzarle.

Managerialità e dimensione organizzativa: la carità come architettura sociale

Uno degli aspetti più rilevanti della figura di Longo è la sua straordinaria capacità di organizzare e amministrare opere concrete. Dal 1876 egli avviò la costruzione del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, mobilitando donazioni, pellegrinaggi, iniziative popolari e una rete di benefattori che copriva l’intera penisola.
Accanto al santuario nacquero scuole, orfanotrofi, istituti per i figli dei carcerati, case operarie e opere assistenziali. Longo mise a disposizione le proprie risorse, ma soprattutto la propria competenza: visione strategica, capacità di pianificazione, sensibilità sociale. Tutto questo mostra una managerialità cristiana ante litteram: la santità come forma di leadership etica e organizzativa, in cui la gestione diventa ministero e la strategia un atto di carità.

Egli stesso definì così la fonte del suo agire: «La parola Carità, come la vedo io, vuol dire quell’amore che parte da Dio e a Dio ritorna e nel cammino abbraccia le creature.» In queste parole si condensa la sua teologia della carità: non un semplice sentimento umanitario filantropico, ma un movimento circolare che nasce da Dio, attraversa il mondo e torna a Dio, abbracciando le creature nel suo dinamismo redentivo, in una perfetta unione di vita attiva e contemplativa. Da tale visione nasce quella che si potrebbe chiamare una “architettura della carità”: una rete di opere sociali, educative e spirituali che traduce la contemplazione in azione e la fede in istituzioni.

E ancora, Longo ammoniva: «La carità è la vera sorgente della Pace e della Fratellanza.» Parole che anticipano la dottrina della Fratelli Tutti: la pace come frutto dell’amore, non del calcolo politico; la fraternità come conseguenza di un ordine spirituale radicato nella grazia, che tocca il cuore dell’uomo e lo purifica da ciò che viene dall’interno e non dall’esterno (Mc 7,14-23).

Perfetta unione di vita contemplativa e vita attiva

Nonostante la potenza del suo agire, Longo non fu mai un “uomo d’azione” privo di interiorità. Dopo la conversione, divenne terziario domenicano e si immerse nella spiritualità del Rosario, intesa come contemplazione dei misteri di Cristo attraverso lo sguardo di Maria. La sua vita spirituale fu intensa, disciplinata, nutrita di liturgia e silenzio; ma da essa scaturiva un’energia creativa che si traduceva in opere concrete. Fu anche apologeta delle grandezze di San Domenico difeso dalla leggenda nera. Egli incarnò in modo mirabile il motto domenicano Contemplari et contemplata aliis tradere – contemplare e trasmettere agli altri ciò che si è contemplato.

Questa unione di preghiera e operosità, di silenzio e decisione, fa di Longo un paradigma dell’uomo contemporaneo, chiamato a vivere la santità nella complessità della vita professionale e sociale. Sposò la contessa Marianna Farnararo, donna che ebbe un ruolo imprescindibile in questa storia di santità e che testimonia il tratto coniugale e paterno della figura del santo. La sua spiritualità mostra che non esiste frattura tra l’altare e l’ufficio, tra il chiostro e la città, ma una feconda continuità: la contemplazione alimenta l’azione, l’azione diventa preghiera.

L’Europa, la fede e il rischio del laicismo relativista

Tra le riflessioni di Bartolo Longo vi è anche un lucido discernimento dei pericoli che minacciano la civiltà europea. Egli scriveva: «Guai all’Europa, se sotto il nome della tolleranza religiosa, le leggi civili avessero lasciato libero il freno agli avanzamenti dell’eresia, o anche solo ad un freddo indifferentismo! Si sarebbe spezzato l’unico legame che teneva ancora uniti principi e popoli.»

Queste parole, pronunciate oltre un secolo fa, risuonano oggi con sorprendente attualità. Longo non rifiutava la legittima autonomia delle realtà temporali, ma denunciava il pericolo di un laicismo aggressivo e relativista che, in nome della neutralità, dissolve i fondamenti spirituali dell’Europa.
La sua voce anticipa quella della dottrina della consecratio mundi: il dovere del cristiano di consacrare il mondo a Dio, non fuggendolo ma trasformandolo dall’interno, vivificando la società con la grazia e la verità del Vangelo. In questa prospettiva, Longo appare come un profeta della modernità cristiana, convinto che solo la fede può salvare la civiltà dalla dispersione dell’indifferenza.

Rilevanza istituzionale della canonizzazione e il messaggio per il laicato

La proclamazione di Bartolo Longo da parte di Papa Leone XIV assume un significato ecclesiale profondo. In un’epoca in cui la Chiesa invita a un rinnovato protagonismo del laicato e a una “Chiesa in uscita”, la canonizzazione di un santo laico-manager è un segnale eloquente: la santità non è evasione, ma missione; non esclusiva dei consacrati, ma chiamata universale.

Longo mostra che il lavoro, la competenza, la gestione delle risorse, la direzione di opere possono diventare veri atti di culto, se animati dalla carità. La sua canonizzazione è dunque una consacrazione della laicità cristiana: il riconoscimento ufficiale che anche l’economia, il diritto, la cultura e la politica possono essere luoghi di santità, se vissuti nella logica del dono e del servizio.

Scenario storico e Dottrina Sociale della Chiesa

Riconoscere in Longo un modello non significa ignorare il contesto storico in cui visse: l’Italia post-unitaria, attraversata da tensioni politiche e culturali, il confronto tra Chiesa e modernità, la crisi del positivismo. Ma proprio in quella stagione, Longo seppe offrire una sintesi originale tra fede e ragione, spiritualità e civiltà, anticipando un modello di laicato maturo.

Profondo impatto ebbe sul suo apostolato la Dottrina Sociale della Chiesa e in particolare la lettura dell’enciclica Rerum Novarum, nella quale Papa Leone XIII profeticamente scandiva: «La soluzione desiderata si deve attendere anzitutto da una grande effusione di carità, intendiamo la carità cristiana, che riassume in sé tutta la legge del Vangelo e che, pronta in ogni momento a donarsi per il bene degli altri, è l’antidoto più sicuro contro l’egoismo del mondo» (RN, 41). Gli faceva eco Longo: «Siamo invitati dalla voce autorevole del Capo di tutto il Cristianesimo, dal Rappresentante di Cristo, che ha già dettato nell’ultima enciclica le norme generali di condotta che debbono seguire gli Stati e i cittadini nella terribile questione operaia che ci sovrasta. A questo modo io, come cattolico, contribuisco quanto è da me».

Oggi, la figura di San Bartolo Longo invita a ripensare le forme contemporanee della carità organizzata, la governance delle opere ecclesiali, il ruolo del cristiano nell’economia e nella società globale. La sua esperienza stimola la Chiesa a formare laici capaci di coniugare professionalità e spiritualità, decisione e discernimento, visione sociale e profondità contemplativa.

Conclusione

La canonizzazione di Bartolo Longo da parte di Papa Leone XIV costituisce un atto profetico: riconoscere la santità di un laico sposato che, senza abbandonare la città degli uomini, ne ha fatto un tempio di Dio. La sua vita testimonia che la santità non è fuga dal mondo, ma consacrazione del mondo; che la carità è l’anima della civiltà; che l’efficienza, quando è al servizio dell’amore, diventa liturgia.

Il suo messaggio potrebbe essere riassunto in tre punti fondamentali:

  • La laicità cristiana non è un elemento accessorio nella vita della Chiesa, ma una vocazione alta alla santità.
  • La vita attiva e contemplativa non si oppongono generando opposti atteggiamenti attivistici o intimistici, ma si completano in un’unica sintesi di amore.
  • L’impegno organizzativo e manageriale, se animato dalla carità e offerto a Dio, è parte integrante della missione della Chiesa.

Perciò Bartolo Longo rimane non solo un santo del passato, ma un compagno di cammino per il laicato del XXI secolo: esempio luminoso di come la Carità — quella che “parte da Dio e a Dio ritorna abbracciando le creature” — possa ancora costruire la Pace, la Fratellanza e la Speranza del mondo.

Sabato, primo novembre 2025

Festività di Tutti i Santi

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