In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti, e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
Il Santo Vangelo proclamato oggi nella Liturgia è ricco di massime sapienziali che Nostro Signore Gesù Cristo dispensa per la nostra formazione. Ne individuiamo almeno tre. “Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti”. Le “piccole cose” che riempiono le nostre giornate sono una palestra virtuosa che ci allena al compimento di “cose grandi”. Se, però, trascuriamo le “piccole cose”, come un saluto cordiale, un silenzio opportuno, la gentilezza nel porgere un oggetto a tavola, ci troveremo del tutto impreparati alle “cose grandi”, come resistere a una tentazione contro il sesto comandamento, o perdonare un’offesa cocente, o assumere una responsabilità impegnativa nella professione, nella chiesa, nella società. La Scrittura ammonisce: Qui parva spernit, paulatim decidit! Si racconta che una volta, a un giovane che pieno di ardore presentatosi a San Francesco di Sales per chiedergli come diventare santo, quel grande dottore della Chiesa rispose: “Per prima cosa, ricordi, quando entra in una sala, come ha fatto poc’anzi, di chiudere con garbo la porta, senza sbatterla rumorosamente”. Il secondo insegnamento di Gesù: “Non potete servire Dio e la ricchezza”. Non si può essere schiavi della ricerca del benessere e abbagliati dal possesso dei beni materiali e, allo stesso tempo, servi del Signore, che a Lui vogliono piacere e lavorare disinteressatamente nella sua vigna. Infine: “ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole”. Partiamo dalla seconda parte della sentenza: l’abominio è un atto di idolatria e di profanazione della sacralità della vita e dell’autentica dignità degli uomini. Gli abomini sono il frutto di ideologie sposate dagli uomini, che dunque le esaltano, e contrarie alla Rivelazione di Dio. Contro di esse il giudizio del Signore è tranchant. Per questo le anime controrivoluzionarie a esse si oppongono con tutte le loro forze.
