Quando l’arte contemporanea non solo non stona, ma fa vera mistagogia liturgica: il caso clamoroso dei nuovi affreschi della chiesa dei SS. Nereo e Achilleo a Milano
di Michele Brambilla
Il 16 novembre, prima domenica dopo la festa di S. Martino (11 novembre), inizia l’Avvento ambrosiano. Tra l’11 novembre e il 25 dicembre intercorrono abitualmente sei domeniche. Messale e Lezionario ambrosiani strutturano questo tempo in maniera estremamente rigorosa, pertanto, nonostante si alternino, come nel rito romano, tre cicli di letture (A, B, C), le domeniche di Avvento trasmettono ogni anno un messaggio coerente e univoco.
La I domenica è la domenica escatologica per eccellenza, in cui si contempla il Giudizio universale e, quindi, la Seconda Venuta di Cristo. La II domenica, sottotitolata I figli del Regno, parla dell’anelito universale alla Salvezza, mentre la III si concentra su Gesù come Messia atteso da Israele, con il compimento delle antiche promesse. La IV domenica è famosa perché ripropone, ormai in dicembre, l’episodio dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme come anticipazione, ancora una volta, della gloria della Parusia, ma anche per ricordare ai fedeli che il Bambino di Betlemme sarà un giorno crocifisso. In consonanza con questo pensiero, la V domenica presenta san Giovanni Battista come Precursore in tutto del Signore, anche e soprattutto nel martirio. La VI domenica indossa già i paramenti bianchi della festa e celebra la Divina Maternità di Maria rileggendo il Vangelo dell’Annunciazione. Se il 24 dicembre dovesse capitare di domenica, la mattina si celebra con tono festivo la Messa della VII feria de exceptato, ovvero il corrispondente giorno della novena di Natale, spesso con il Bambinello ancora velato che attende di essere gioiosamente mostrato ai fedeli, poche ore dopo, nella Notte santa, al canto del Gloria.
A Milano c’è una chiesa in cui tutte queste tappe sono riassunte su un’unica parete. E’ l’imponente chiesa parrocchiale dei SS. Nereo e Achilleo, edificata tra il 1938 e il 1940, la cui navata centrale, con una delle volte più ampie di tutta la città, è rimasta per decenni spoglia e in balia degli aloni delle infiltrazioni d’acqua. Nel 2018 ne è stato finalmente avviato il restauro, al termine del quale fu commissionato a Iulian Rosu, un pittore di origine rumena da tempo amico della parrocchia, un ciclo di affreschi. Rosu decise allora di rappresentare, in grandi riquadri, i Vangeli delle domeniche di Avvento e Quaresima. I primi furono collocati sul lato sinistro, gli altri su quello destro.
Si poteva temere l’ennesima devastazione artistica di un edificio non antico, ma comunque monumentale, ispirato agli stili medievali. Il pittore, invece, si è attenuto ai canoni della sua tradizione di origine, quella orientale, prendendo da quella occidentale (principalmente da Giotto di Bondone) l’uso del lapislazzulo come simbolo della divinità.
A titolo d’esempio della qualità artistica delle opere, si può prendere il riquadro delle Profezie adempiute, che riproduce davvero mirabilmente il brano di Mt 11, 2-15. Cristo è al centro, in piedi, con in mano i rotoli della Legge, secondo un’antica iconografia paleocristiana. Ai suoi lati vediamo i discepoli e, di fronte, il gruppo dei discepoli del Battista che, incarcerato (lo si vede aggrappato alle sbarre della prigione, collocata nell’angolo destro del riquadro), ha mandato alcuni seguaci ad interrogare Gesù per accertarsi che sia davvero il Messia. Il Signore fuga i dubbi di suo cugino guarendo all’istante ciechi e zoppi, segno evidente dei Tempi messianici, e ordinando: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete» (Mt 11,15). Un cieco, lasciando il suo bastone, si tocca gli occhi, sorpreso e riconoscente. Un altro interlocutore si protende verso Gesù coprendo le mani con il panno che si utilizzava in Oriente nei primi secoli per ricevere la Comunione: è il pieno riconoscimento della divinità e della messianicità di Gesù.
Sabato, 15 novembre 2025

