La traduzione in greco della Bibbia fu un evento culturale di straordinaria importanza che mise in contatto culture diverse
di Leonardo Gallotta
La notizia della traduzione della Bibbia dall’ebraico al greco ci è data dalla Lettera di Aristea a Filocrate, testo ambientato nel III secolo a.C., ma probabilmente scritto nel II secolo a.C. da un dotto giudeo di Alessandria d’Egitto. Da tale testo veniamo a sapere che per questa versione in greco della Bibbia furono convocati ad Alessandria da Tolomeo II Filadelfo (283-246 a.C.) ben 72 traduttori, sei per ognuna delle 12 tribù di Israele: da qui il nome di Bibbia dei Settanta.
L’iniziativa era stata tuttavia promossa da Demetrio Falereo (345 a.C.-282 a.C. circa), uno dei primi filosofi peripatetici, al fine avere finalmente una versione greca della legge mosaica da aggiungere alla raccolta di leggi conservate nella Biblioteca di Alessandria. Stando sempre al racconto della Lettera, i traduttori volsero in greco il testo ebraico collegialmente in un tempo veramente sbalorditivo: solo 72 giorni.
Successivamente ne fu data pubblica lettura in Alessandria e tale versione ottenne il consenso e l’approvazione della vivace comunità ebraica ivi presente, nonché delle massime autorità culturali egiziane. Tale fu l’attenzione nel volgere in greco i termini ebraici che le stesse autorità ebraiche ed egiziane dichiararono che chiunque avesse mutato anche una sola parola del testo, sarebbe stato colpito da anatema.
La traduzione dei Settanta divenne dunque, a partire dalla comunità ebraica di Alessandria la versione ufficiale in lingua greca del testo sacro. La traduzione dovette peraltro costituire la risposta ad una esigenza pratica di culto e di formazione religiosa, in un ambiente nel quale era il greco la prevalente lingua letteraria. Questa traduzione acquisì enorme autorità e fece della Bibbia dei Settanta un testo fondamentale per la comunità ebraica di Alessandria d’Egitto. Tale testo molto tempo dopo fu adottato dai Cristiani e poi cominciò così a far parte della cultura greco-romana.
Si deve sapere, per inciso, che nel cristianesimo dei primi secoli esistevano diverse traduzioni latine della Bibbia, collettivamente note come Vetus Latina. Queste versioni, non opera di un solo traduttore, erano spesso frammentarie e non sempre affidabili a causa di molteplici varianti. La completa traduzione dal greco in latino fu realizzata da san Girolamo (347 d.C. circa-420 d.C.) alla fine del IV secolo ed è conosciuta come Vulgata. Si tratta della prima traduzione ufficiale della Bibbia in latino, basata non solo sulla versione greca come avveniva per la Vetus, ma anche su quella in lingua ebraica.
Torniamo ora alla Bibbia dei Settanta. Che il primo impulso alla traduzione in greco della Bibbia sia stato esterno alla comunità ebraica, come è indicato nella Lettera di Aristea, non convince molti studiosi che sono invece convinti che tale impulso sia invece venuto da parte esponenti ebraici di Alessandria d’Egitto per le esigenze pratiche di cui si è detto. Va anche considerato che, sempre nella Lettera, è riportata una lunga descrizione del banchetto tenuto a corte durante il quale Tolomeo II si informava e discuteva con i dotti giudei. È questa forse una suggestiva rappresentazione della particolare realtà di Alessandria d’Egitto, ossia capitale della cultura ellenistica e sede di un’importante comunità ebraica.
Ora, a parte la primogenitura dell’idea di traduzione in greco della Bibbia, rimane il fatto che si trattò di un evento culturale di straordinaria importanza, in quanto era la prima volta che veniva volta in greco una lingua orientale che mise così in contatto culture diverse. La lingua della traduzione è ricca di “semitismi” e di costruzioni sintattiche inusuali nel lessico del greco letterario contemporaneo ai traduttori. Tuttavia, grazie ad alcuni frammenti papiracei di lettere e di documenti rinvenuti nell’Egitto greco, diversi termini e modi di dire si trovano anche nella Bibbia dei Settanta, cosicché possiamo dire che anche la lingua di uso quotidiano sembra avere influenzato questa particolare forma di koinè.
Gran discussione fu fatta in passato a causa di aggiunte, omissioni e modifiche nella traduzione dei Settanta rispetto all’originale ebraico. Tuttavia negli anni 1947-57 a Qumrân, nella regione del Mar Morto, sono stati ritrovati molti antichi rotoli contenenti anche diversi libri dell’Antico Testamento, in una redazione manoscritta considerevolmente più antica di quella di cui, fino a quel momento, si aveva conoscenza. Ebbene, le diverse varianti riscontrate nella Bibbia dei Settanta coincidono proprio con il testo dei rotoli di Qumrân.
Sabato, 22 novembre 2025
