In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio, infatti, esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». (Lc 21,34-36)
Come sono salutari i moniti di Nostro Signore Gesù Cristo nel “discorso escatologico” o “apocalittico” che egli propone ai suoi discepoli! Occorre essere costantemente vigilanti perché le abitudini della vita quotidiana, con il loro carico di inevitabili preoccupazioni, e, ancor peggio, la sottomissione dell’anima alle passioni disordinate e sregolate non appesantiscano la vita. Se non controllate e ben orientate, distraggono l’anima dal pensiero di Dio e delle cose di Dio, rendono dapprima spiritualmente tiepidi e poi del tutto freddi, opponendo resistenze ruvide e finanche ostinatamente granitiche all’azione della Grazia. La vita, allora, diventa faticosa, difficile, mediocre, noiosa. E quanti nostri fratelli si trovano in questa misera condizione di vita! Così si può sprecare l’esistenza, che Dio invece ci ha donato, per essere buoni con gli altri, in pace con noi stessi, sempre rivolti a Lui. E, se così si dipanassero i giorni, il giudizio finale non potrà che essere fonte di pena. Grande è dunque la responsabilità affidata a ogni uomo. Vengono in mente anche gli insegnamenti dei filosofi pagani che hanno preparato la rivelazione evangelica, come quelli di Seneca: è importante non vivere a lungo, ma vivere bene. Come tenere sempre viva questa fiamma interiore e impedire che sia spenta dalle preoccupazioni, dagli affanni e dai vizi? Il Signore lo dice proprio in questo testo del Vangelo: “pregando”. La vita di orazione è l’abc della vita spirituale. Una buona e incessante educazione alla preghiera e la pratica costante e regolare della preghiera, che contemperi l’indissolubilità dell’orazione personale e di quella liturgica, respinge il male, suscita aneliti di perfezione, ispira le scelte e le azioni buone. Comprendiamo allora l’aforisma di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: “chi prega si salva, chi non prega si danna”.
