Ci sono ancora prìncipi che, come i re di un tempo, si ricordano di regnare per Cristo: il caso delle limitazioni all’aborto mantenute da Alberto II di Monaco
di Andrea Morigi
Può ancora accadere, benché sia tramontata la Cristianità, che le parole del libro dei Proverbi, «Per mezzo mio regnano i re e i prìncipi promulgano giusti decreti; per mezzo mio i capi comandano e i grandi governano con giustizia» (Pv 8,15) diventino una realtà incarnata nella storia. Come nel caso di Montecarlo, dove il principe Alberto di Monaco ha posto il veto su una legge che avrebbe consentito di praticare l’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza. Non ha atteso che arrivasse sulla scrivania e il 18 novembre scorso, in un’intervista concessa al quotidiano Monaco-Matin, il sovrano ha spiegato che non riteneva opportuna la modifica della legislazione vigente perché «il quadro attuale rispetta ciò che siamo in considerazione del ruolo che la religione cattolica occupa nel nostro Paese, garantendo al contempo un accompagnamento sicuro e più umano», benché abbia affermato di «comprendere la sensibilità di questo tema».
Lo scorso maggio, il Consiglio Nazionale, con 19 voti favorevoli e 2 contrari, ha approvato una proposta di legge che legalizzerebbe l’interruzione volontaria di gravidanza fino a 12 settimane, termine esteso a 16 settimane in caso di stupro mentre si abbassava da 18 a 15 anni l’età minima per il consenso parentale. Non si tratta di un ritorno al passato, in questo caso, in quanto l’interruzione di gravidanza è depenalizzata dal 2019, ma consentita solo nei casi eccezionali introdotti dalla legge dell’8 aprile 2009: stupro, pericolo di vita per la madre, malformazione grave del feto. In precedenza, per decenni, il Principato aveva mantenuto una delle legislazioni più restrittive d’Europa, vietando l’aborto in ogni circostanza. Le donne che vi ricorrevano rischiavano fino a tre anni di carcere, i medici fino a cinque anni e la perdita del diritto di esercitare la professione. Attualmente, pur restando illegale sul territorio di Montecarlo, l’aborto non è più perseguibile se praticato all’estero, in particolare in Francia, dove è legale.
Quindi il principe Alberto non ha materialmente promulgato un giusto decreto, ma ha governato con giustizia, facendo prevalere il diritto naturale sull’opinione espressa dalla maggioranza dei legislatori. Un processo decisionale certamente non democratico, tuttavia ha frenato un declino, invece di accelerarlo. Con la consapevolezza, indicano le sue parole, che l’autorità deve perseguire il bene comune e rispondere certamente alla propria coscienza, ma anche a Dio stesso, prima o poi, nel giudizio particolare e in quello universale.
Martedì, 2 dicembre 2025
