Di Andrea Morigi da Libero del 24/03/2019. Foto redazionale
È nei campi rom che si registra il maggior successo della proposta, lanciata da Romano Prodi, di esporre la bandiera blu a dodici stelle. Non gliel’hanno mica imposta, come accade invece alle scuole e agli edifici pubblici: è un’adesione volontaria, in nome di una comunanza di obiettivi. Anche se la spinta decisiva pare che sia arrivata dal nuovo segretario nazionale del Pd, che ha fatto issare il drappo comunitario – senza nemmeno affiancargli il tricolore – sul pennone del Nazareno, la sede nazionale del partito, a Roma. Un cognome, una garanzia. Vista l’adesione di Nicola Zingaretti, le comunità nomadi si sono subito allineate come un sol uomo. Anzi come un solo zingaretto. Così, da via Santo Stefano a Bologna, dove risiede l’ex presidente della Commissione Ue, l’iniziativa è dilagata fino agli insediamenti di Mantova, Roma, Reggio Emilia, Lucca, Prato, Catanzaro, Padova, Pesaro, spiegano il Movimento Kethane – rom e sinti per l’Italia e l’associazione Upre Rroma («Alzatevi Rom»), autentici interpreti del pensiero del Professore felsineo: «Così come anche a Milano la comunità rom e sinta, parte della più grande minoranza europea, l’unico popolo già veramente europeo, ha esposto insieme con la bandiera del popolo rom e sinto e quella italiana la bandiera dell’Europa unita». Insieme a circa 4mila persone a Milano, censite chissà come dalla segretaria metropolitana del Pd, Silvia Roggiani, «rom e sinti in questo modo esprimono la propria speranza di un futuro in cui le frontiere non dividano più, in cui i muri siano abbattuti, in cui ognuno porti la propria storia e la propria cultura con orgoglio come un contributo a una storia e a una cultura comuni nel rispetto e nel riconoscimento di ciascuno e di tutti».
PROGETTI MILIONARI
«Probabilmente contano sui soliti progetti milionari dell’Europa fatti su misura per loro», commenta Silvia Sardone, consigliere regionale e comunale, sorpresa dalla «grossa bandiera dell’Unione Europea», che «è spuntata a Milano in via Chiesa Rossa, uno dei campi col più alto tasso di criminalità tra i suoi occupanti».
COSTOLA DELLA SINISTRA
L’elenco delle notizie di cronaca provenienti dall’insediamento europeista è eloquente: «Giusto per fare qualche esempio, lo scorso luglio ci fu una sparatoria al culmine di una lite, mentre un paio di mesi fa è uscita la notizia della rapina ai danni di Lele Mora intenzionato a comprare una partita di champagne. Di certo la parola legalità non fa parte del vocabolario degli abitanti di Chiesa Rossa, come del resto di nessun campo», ricorda la Sardone, ironizzando sul fatto «che i rom si accodino al Pd», ma non è stupita perché «se all’interno e all’esterno dei campi i nomadi possono fare quello che vogliono devono ringraziare il lassismo dell’amministrazione comunale. Il sindaco Sala lo scorso maggio aveva detto chiaramente che l’esperienza dei campi rom doveva finire: un’altra promessa, come l’ossessione verso le periferie, rimasta lettera morta». In realtà, le associazioni che affermano di rappresentare i nomadi sono l’ultima costola della sinistra. Partecipano alle manifestazioni accanto alle bandiere rosse, alla ricerca di una sponda politica. Come forza elettorale non sono un granché, ma il Pd non può permettersi di trascurare nemmeno un voto, in vista delle prossime elezioni europee.