Valter Maccantelli, Cristianità n. 68 (1980)
Dal 1336, tutti gli anni, a Bra, in Piemonte, un pruneto fiorisce fuori stagione, negli ultimi giorni di ogni mese di dicembre. Tale straordinaria fioritura rinnova il ricordo di un miracoloso intervento della santa Vergine in difesa della virtù di una sposa cristiana che a lei ricorse fiduciosa; e costituisce anche incitamento a sempre ricorrere, nel pericolo, all’aiuto della Madonna. L’erezione di un santuario sul luogo della apparizione e del miracolo costituisce perenne testimonianza della fede e della devozione mariana del popolo cattolico. La conferma scientifica, avvenuta nel nostro secolo, della veridicità del miracolo della Madonna dei Fiori, misteriosamente legato alla ostensione della santa Sindone.
A Bra, in Piemonte, dal 1336
L’apparizione e il miracolo della Madonna dei Fiori
Fra i luoghi che sono stati dichiarati santuari perché la Vergine li ha degnati di una qualche sua particolare manifestazione, e che oggi vengono spesso lasciati quasi deserti per il venire meno del fervore devozionale che ha animato tanti secoli passati, un posto tutto particolare merita il Santuario della Madonna dei Fiori di Bra.
La particolarità di questo santuario, situato alle porte della cittadina piemontese di Bra, presso Cuneo, risiede nel fatto che è forse l’unico centro di devozione mariana «in cui il miracolo che ne provocò il sorgere, continua a ripetersi e a manifestarsi regolarmente ogni anno, a data fissa, quasi una continua e permanente promessa di protezione e di aiuto che la Vergine assicura a chiunque la prega» (1).
1. L’apparizione
Il santuario di Bra deve la sua origine a un accadimento miracoloso, verificatosi in quella che era allora una cittadina della contea di Asti su cui regnava il marchese del Monferrato. Gli anni attorno al 1336 rappresentano un periodo particolarmente burrascoso della storia di queste zone, tormentate da lunghe guerre tra potenti locali, che erano sfuggiti al controllo dell’autorità imperiale e che, non potendo disporre di milizie proprie, assoldavano spesso mercenari stranieri, che con la loro immoralità e violenza erano causa di non pochi fastidi per la popolazione.
Erano proprio due componenti di queste truppe mercenarie che la giovane sposa Egidia Mathis, prossima a essere madre, incontrò nei pressi di un pilone, su cui era rozzamente dipinta una Madonna con Bambino, la sera del 29 dicembre 1336. Il luogo era isolato, e la sera stava per scendere. La donna si accorse immediatamente delle intenzioni pericolose dei due mercenari: ma sembrava non avere scampo. Vedendosi impotente di fronte al pericolo che la minacciava, Egidia si lanciò rapidamente verso il pilone, invocando l’aiuto e la protezione di Maria Vergine. «Una gran luce abbagliante si sprigionò dalla nicchia della Madonna: ed Egidia Mathis vide la Vergine allontanare con imperioso gesto i due bravacci e sorridere a lei con materna compiacenza […]. Intanto, l’emozione e lo spavento avevano agito sulla giovane sposa, per cui si accelerò il lieto evento. E quando Egidia rinvenne dalla profonda commozione rilevò due fatti allora realizzatisi. Il suo bambino appena nato che vagiva pel freddo: il pruneto che circondava il pilone della Vergine tutto fiorito di cento e di mille candide corolle» (2).
Appena poté raggiungere la propria casa, la donna raccontò al marito i fatti straordinari ai quali aveva assistito. Il marito si precipitò, assieme a parenti e a vicini, sul luogo dell’apparizione e tutti-poterono osservare la miracolosa fioritura.
Questo racconto, tramandato da una tradizione secolare, venne fissato per la prima volta per iscritto in un testo databile tra il 1450 e il 1500, che si trovava depositato presso gli archivi comunali di Asti e che oggi si deve purtroppo considerare perduto, ma la cui esistenza è attestata da numerosi testimoni e da ultimo da una dichiarazione giurata rilasciata nel 1803 dal suo penultimo proprietario, il conte Carlo Giuseppe Reviglio della Veneria (3). Accanto a questa testimonianza bisogna rilevare, a conferma della veridicità del fatto dell’apparizione, l’esistenza di una ininterrotta tradizione, sempre e fin dall’inizio appoggiata dalla Chiesa.
2. Il miracolo
Una conferma del racconto relativo a Egidia Mathis risiede forse, più che nei documenti storici e nella tradizione, nel fatto che ancora oggi, a più di seicento anni da quel 29 dicembre, ogni anno, negli ultimi giorni di dicembre, il pruneto, a dispetto di ogni legge scientifica di tempoperiodismo, continua a fiorire. Il pruneto del santuario di Bra è in tutto uguale a ogni altra pianta di prunus spinosa linneus (pruno selvatico). Una sola caratteristica rende questo alberello di due-tre metri di altezza diverso dagli altri: fiorisce, regolarmente e da secoli, due volte all’anno, la prima volta fra il 25 dicembre e il 15 gennaio, soltanto con i fiori, la seconda volta in aprile – periodo tipico della fioritura dei pruni – dando normalmente fiori e foglie.
Questo fatto stupefacente ha richiamato in ogni epoca, accanto alle folle dei pellegrini, una quantità di chimici, agronomi e botanici, che hanno tentato senza successo di dare una spiegazione scientifica del fenomeno. La prima conclusione a cui la scienza chimica si può dire pervenuta, sulla base delle analisi compiute sui fiori del pruneto di Bra, è che essi, nella loro composizione, sono del tutto uguali a quelli delle altre piante dello stesso tipo che fioriscono una sola volta all’anno, in aprile. Per quanto riguarda il terreno su cui il pruneto cresce, anch’esso è risultato in tutto uguale al terreno circostante, e non si è riscontrata nessuna caratteristica che possa spiegare la fioritura invernale. È stata avanzata, in passato, da parte di taluni, l’ipotesi che la zona su cui cresce il pruneto sia interessata da sorgenti termali o da correnti elettromagnetiche. Sino a oggi, tuttavia, nessuno è riuscito a provare l’esistenza di tali fenomeni, e comunque – se essi esistessero – non si vede come nell’ambito di pochissimi metri quadrati talune piante ne subirebbero gli influssi e altre rigorosamente identiche no. Sarebbe inoltre ben difficile spiegare perché tre volte nella storia la fioritura invernale si sia straordinariamente prolungata per mesi: e sempre in coincidenza con pubbliche ostensioni della Santa Sindone di Torino (4).
Quindi, il fenomeno che si ripete da oltre seicento anni non trova nella scienza alcuna logica spiegazione. Nel 1928 il botanico Alfredo Mazzei, riprendendo le osservazioni formulate nel secolo scorso dal chimico professor Giuseppe Lavini, concludeva: «non ne ho trovato una spiegazione scientifica; sono convinto che il fenomeno trascende tutte le leggi della biologia». Nel 1929 un chimico, il professor Serafino Dezani dell’Università di Torino, studiava ancora la pianta e il terreno, escludeva l’ipotesi delle correnti elettromagnetiche e dichiarava che il pruneto di Bra «trascende le leggi fisiche e biologiche» (5). Più recentemente, nel 1974, il professore Franco Montacchini, dell’Istituto ed Orto Botanico dell’Università di Torino, ha affermato che la pianta «ha perduto il normale tempoperiodismo, cioè l’induzione delle gemme da fiore, la quale viene di solito determinata dal periodo di freddo invernale e da un successivo rialzo termico di primavera». Ciò che non è spiegabile perché «in natura il prunus spinosa linneus fiorisce una sola volta all’anno a primavera»: «nessuna altra fioritura avviene in altro periodo dell’anno» (6).
3. Il santuario
Gli avvenimenti del 29 dicembre 1336 richiamarono immediatamente un gran numero di fedeli sul luogo dell’apparizione, e «fin dai giorni del primo portento l’antico pilone fu convertito e ampliato nella forma di una cappella» (7).
Solo nel 1636 si poté, tuttavia, erigere un vero santuario, con la donazione al comune di Bra – con atto che tuttora sussiste – del terreno dove era avvenuta l’apparizione, proprietà di certo Lorenzo de Mathis. La straordinaria devozione del popolo cattolico piemontese al santuario della Vergine dei Fiori è attestato nel 1645 dalla relazione della visita pastorale del vescovo mons. Bergera, da numerosi scrittori ecclesiastici del Seicento e del Settecento e dal voto del 1742 in seguito al quale i cittadini di Bra, miracolosamente scampati alla peste, eressero alla Madonna la statua ancora oggi in venerazione e la decorarono di una corona d’argento. Nel 1903, divenuto insufficiente l’antico santuario per la moltitudine dei fedeli, fu deliberata la costruzione di un nuovo tempio attiguo al precedente, e tale erezione si prolungò dal 1933 al 1978. Oggi, diminuito purtroppo il fervore di molti, questo nuovo santuario e apparso persino troppo grande, e la maggior parte delle cerimonie continuano a svolgersi nella chiesa del 1636.
Ma il nostro secolo, se ha visto tragicamente decrescere la pietà dei fedeli, ha anche arricchito la devozione alla Madonna dei Fiori degli studi scientifici sul fenomeno del pruneto, che hanno confermato l’impossibilità di una sua spiegazione naturale. Come è avvenuto con gli studi sulla Sindone – a cui il pruneto di Bra è legato, come si è accennato, da una misteriosa relazione – e con i miracoli di Lourdes, i suggerimenti della scienza costituiscono un oggettivo ammonimento a quanti, in un mondo dominato dalle superstizioni scientiste e positiviste, vorrebbero bandire e rifiutare il soprannaturale.
Valter Maccantelli
Note:
(1) LORENZO ALPINO, Il miracolo dei fiori, Pro Familia, Milano 1936, p. 8. Manca, per il momento, uno studio scientifico d’insieme sull’apparizione e il miracolo di Bra. Ne hanno scritto, tra gli altri, STEFANO LIONE, Nostra Donna dei Fiori, Barbiè, Carmagnola 1853; GIACOMO COLOMBERO, Cenni storico-critici sul santuario della Madonna dei Fiori presso Bra, Rocca, Bra 1901; GIOVANNI DELL’ORTO, La Madonna dei Fiori di Bra, Edigraph, Chieri 1978. Nel 1892 apparve anonimo un Ragguaglio storico sul santuario della Madonna dei Fiori con alcune preghiere alla medesima, Tip. F.lli Canonica, Torino. Nel 1832 il canonico GIUSEPPE AUDISIO, fondatore del quotidiano intransigente L’Armonia, trasfuse il fatto dell’apparizione nel romanzo storico Egidia Liberata (1ª ed., Barbié, Carmagnola 1832).
(2) L. ALPINO, op. cit., p. 15.
(3) Sul finire del secolo XVIII la scrittura era in possesso del conte Raimondo Pelletta di Torre; nel 1797 la acquisì il conte Giuseppe Reviglio della Veneria, che la passò, nel febbraio del 1803, al sacerdote braidese Antonio Fissore. Purtroppo, il sacerdote morì il 29 giugno dello stesso anno e i suoi libri, compresa la memoria, andarono perduti. Il conte Reviglio redasse allora, e giurò davanti a notaio, la dichiarazione citata (cfr. G. DELL’ORTO, op. cit., pp. 27-28).
(4) Cfr. ibid., pp. 26-27.
(5) Cfr. L. ALPINO, op. cit., pp. 36-37.
(6) Cfr. RICCARDO MELANI, La Madonna dei Fiori di Bra, in Bollettino del santuario Madonna dei Fiori, anno LIX, novembre-dicembre 1974, p. 2.
(7) ANTONIO RICCARDI, Storia dei santuari più celebri di Maria Santissima, G. Agnelli, Milano 1840, vol. II, p. 273.