Da Libero del 25/03/2019. Foto da lastampa.it
Meglio il Partito Popolare Europeo in crisi d’identità e di gradimento oppure il nuovo gruppo che vedrà la luce al Parlamento di Bruxelles, dopo le elezioni di fine maggio, l’Alleanza per una Europa dei popoli e delle nazioni? Toccherà al premier ungherese Viktor Orbán scegliere come e dove schierarsi, considerando che, dopo la sua recente sospensione, il suo partito Fidesz ha già un piede fuori dal Ppe, a cui pure aveva portato in dote undici eurodeputati nella scorsa legislatura. «Dopo le elezioni europee, decideremo in seno a Fidesz ciò che è bene per l’Ungheria, se dobbiamo continuare nel Ppe o se il nostro posto è piuttosto in una nuova alleanza di partiti», ha affermato Orban in un’intervista a Kossuth Radio, «noi non siamo disposti a fare ciò che impone Bruxelles se non è buono per gli ungheresi». Con i sondaggi che gli attribuiscono una vittoria in patria con il 50% dei consensi, Orbán può influire non solo sugli equilibri politici interni alla Commissione, ma su tutta la politica comunitaria, in special modo sulla gestione dei flussi migratori. Gli converrebbe anche dal punto di vista della stabilità interna, visto che il suo antagonista più diretto è un partito xenofobo, Jobbik, secondo nei rilevamenti con il 15%. Quindi, più Fidesz si sposta a destra e più guadagna elettori, sottraendoli alla concorrenza.
I DIKTAT DI BRUXELLES
Per questo il premier ungherese ieri ha invitato i suoi concittadini a votare in massa alle elezioni europee «se amano il loro Paese», per «dimostrare a Bruxelles che ciò che sta accadendo in Ungheria è ciò che gli ungheresi vogliono» e ha auspicato il sostegno dell’Italia sui migranti. e ha accusato gli euroburocrati di «perdere il contatto con la realtà» e di punire Budapest per le sue politiche anti-immigrazione.
L’OFFENSIVA SOVRANISTA
Parole che riecheggiano anche nei toni l’offensiva del vicepremier italiano Matteo Salvini contro la Commissione e i leader europei. «Quella del leader ungherese è una vicenda importante, Salvini tiene in piedi i rapporti con lui», anticipa all’Adnkronos il responsabile esteri della Lega, l’eurodeputato Marco Zanni, che il primo aprile sarà a Budapest. Sarà un tour preparatorio che anticiperà la missione di Salvini in Francia, Germania e Austria. «La sua ormai è una leadership internazionale – aggiunge Zanni – in Europa è il simbolo del cambiamento che tutti aspettano». L’obiettivo è raccogliere l’adesione di «130-140 eletti dai partiti della rete sovranista in Ue», anticipa il “ministro degli Esteri” della Lega, scommettendo che «dentro ci saranno tanti, a partire dal Rassemblement National di Marine Le Pen, dall’FpÖ di Strache, dai tedeschi di Afd e poi gli altri: guardando fino a Vox in Spagna e agli olandesi di Forum for democracy». E poi, «sappiamo che dentro al Ppe ci sono tante delegazioni stanche, che vorrebbero politiche popolari diverse, come gli sloveni e i bulgari». Con loro, Orbán non sarebbe più costretto a litigare e ad attenersi ai codici del politicamente corretto. A una conferenza internazionale sulle migrazioni a Budapest, Orbán ha poi fatto appello all’Italia: «Malgrado il fatto che noi abbiamo ragione sui migranti, bisogna che un grande Paese europeo dica le stesse cose o ci distruggeranno, e questo Paese non potrà essere che l’Italia, altro Paese di confine». La marcia di avvicinamento è in corso.
Andrea Morigi