Di Andrea Morigi da Libero del 29/03/2019. Foto redazionale
È una mobilitazione generale contro la Marcia per la Famiglia, in programma domenica a Verona al termine di un convegno mondiale dedicato al tema. Lancia l’allarme anche Magistratura Democratica, attraverso Stefano Celentano. Paradossalmente, è anche giudice della sezione famiglia del tribunale di Napoli colui che agita lo spettro del «Medioevo delle famiglie» evocando «istanze repressive, pulsioni liberticide, messaggi inequivocabilmente omofobi e discriminatori». Non tollera «personaggi ed associazioni che, in Italia e all’estero, hanno fatto del pensiero discriminatorio, e di messaggi scientificamente inattendibili, la loro chiave di accesso ai temi della sessualità, maternità, famiglia e laicità», oltre che «la partecipazione annunciata, e del tutto inopportuna, di tre ministri del Governo, a capo di dicasteri-chiave per l’immagine culturale del Paese».
VETO POLITICO Se i giudici si arrogano un diritto di veto sulle scelte valoriali dei rappresentanti delle istituzioni, la Cgil, che organizzerà una contromanifestazione insieme alle sigle Lgbt e intanto scende in campo perimpedire la presenza al convegno veronese del presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo, l’unica ideologia ammessa rimane il gender. Ecco come obbligare i politici a concedere sostegno e patrocinio ai Gay Pride e all’irruzione nei programmi scolastici dell’educazione alla masturbazione e all’omosessualità: li si dipinge come integralisti. Esattamente come negli anni ’70, quando gli anticomunisti erano additati come fascisti. Oppure, li si accusa di essere inondati di denaro dalla Russia, come fa L’Espresso. Continuano quindi ad arrivare contro la manifestazione bordate dal M5S, che organizza un contro-evento con Luigi Di Maio per parlare di “diritti e di futuro”, e da sinistra, dove «cercano di “chiuderla” dentro il recinto dell’estrema destra, sostanzialmente per toglierle agibilità politica», spiega Marco Invernizzi, autore di “La famiglia in Italia. Dal divorzio al gender”, presidente di Alleanza Cattolica che sarà a Verona. Ma non mancano anche i critici dal centrodestra, come Paola Binetti, Maurizio Gasparri, Carlo Giovanardi, Gaetano Quagliariello ed Eugenia Roccella, che prendono le distanze, seppur in modo sibillino: «Teniamo a sottolineare la nostra solidarietà ancor più perché non saremo presenti a Verona».Il motivo, lo spiegheranno «dopo che il congresso si sarà concluso, in segno di rispetto nei confronti dell’iniziativa e dei tanti amici che vi partecipano, e per non prestare in alcun modo il fianco a strumentalizzazioni da parte dei comuni avversari che in questi giorni stanno dando il peggio di sé».
LA LEGA BIFRONTE In sostanza non gradiscono che la manifestazione si tramuti in uno spot elettorale per la Lega, che peraltro non sta dimostrando eccessiva sensibilità sui “princìpi non negoziabili”. Per esempio, a livello governativo lasciano correre sulla pillola “blocca pubertà”, mentre in Lombardia, dove sono maggioranza, l’elenco è ancora più lungo: «La distribuzione gratuita del preservativo ai giovani, la pillola abortiva da assumere a casa, nemmeno in ospedale, un milione di euro a sostegno della campagna sulla contraccezione in Africa», ricorda Invernizzi, stupito per la svolta “politicamente corretta” della Lega che ha concesso «il voto a un emendamento presentato dal Pd che elimina l’obbligo per i Comuni di sepoltura dei feti abortiti, unica regione in Italia ad avere una legge che restituiva al bambino abortito la dignità della persona, e in contemporanea la votazione a maggioranza di una delibera che autorizza la sepoltura dei cani con i corpi dei loro padroni». Magari con la scusa che non sono più il partito del 3%. Come se il 97% rimanente condividesse la cultura del gender e della rivoluzione sessuale.