di Francesca Morselli
Mantova, 12 marzo 2019. Come ogni anno, dal 1048, anche oggi si festeggia il ritrovamento dei Sacri Vasi con il Sangue di Cristo avvenuto durante il regno di Beatrice di Lorena (1019-1076), madre di Matilde di Canossa (1046-1115), vicaria imperiale di mezzo mondo allora conosciuto. La ricorrenza viene celebrata puntualmente sempre con grande spolvero: il vescovo, i carabinieri in alta uniforme, i prelati e i cittadini aspettano con trepidazione che venga aperto il famoso altare contenente la preziosa Reliquia.
San Longino (†37?), centurione romano in servizio ai piedi della Croce sul Golgota, portò infatti a Mantova della terra intrisa del Sangue versato da Gesù sul Calvario, essendosi fulmineamente convertito proprio sotto ai piedi della Croce. Il soldato aveva riconosciuto la divinità del Messia e se ne innamora a tal punto da farsi martirizzare per lui. E infatti nella basilica di San Pietro, a Roma, gli è riservato un posto speciale: una grande statua proprio nel transetto, all’incrocio dei due bracci della pianta della chiesa. E, incredibile, nella navata di destra ci sono anche i resti mortali di Matilde di Canossa, unica donna non consacrata a riposare in San Pietro, lei che fu tanto devota della preziosa Reliquia “mantovana”.
A Mantova la basilica di Sant’Andrea di chiama così per via di un frate a cui apparve in sogno appunto san Andrea a indicargli il luogo dove Longino aveva nascosto, 1000 anni prima, la terra raccolta sul Calvario. Del reso è proprio in questa grande chiesa che si custodiscono le ossa del santo milite romano, proprio vicino alla cripta della Reliquia.
La costruzione della basilica fu iniziata dal celebre
architetto Leon Battista Alberti (1404-1472) nel 1472 su commissione del marchese
di Mantova, Ludovico Gonzaga (1412-1478), che la volle proprio per dare degna
accoglienza ai “Sacri Vasi”. Ludovico non fece quindi costruire una chiesa
qualunque, bensì un enorme tempio a pianta etrusca (con un’unica navata) che
potesse rappresentare il trionfo della cristianità. Ed ecco allora il miracolo
di questa chiesa, lunga oltre 100 metri e alta più di 80, la cui cupola, terminante
in una sfera dorata, si scorge persino dalla distante Verona e la cui ampia navata
unica, coperta da un’enorme volta a botte, sfida le leggi dell’ingegneria. Il Gonzaga
chiese all’Alberti una chiesa che potesse ospitare i pellegrini che da ogni
parte del mondo venissero ad adorare la Reliquia, ovvero fedeli di tutti i Paesi
e soprattutto di ogni ceto sociale, tra cui non potevano non esserci re,
imperatori, duchi, marchesi e persino Papi.
Sin dall’ingresso si resta sbalorditi per la
grandiosità dell’edificio. Nella terza cappella di destra, l’architetto Giulio
Romano (Giulio Pippi de’ Jannuzzi o Giannuzzi, 1499 ca.-1546) ‒ allievo di
Raffaello Sanzio (1483-1520) giunto a Mantova nel 1524 ‒ racconta il ritrovamento
della Reliquia e, in fondo alla grande navata, un grande inginocchiatoio
avvicina i fedeli ai Sacri Vasi, riposti nella cripta sottostante, introducendo
al mistero della Passione. Ogni Venerdì Santo infatti, si ripete l’adorazione
della Reliquia, che pure transita per le vie della cittadina lombarda con
un’imponente processione che ricorda a tutti la verità fattuale dell’Incarnazione
e del racconto evangelico.
Sabato, 13 aprile 2019