« Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola” » (Gv 10,27-30).
Credere o non credere non è una questione teoretica, ma pratica. È un atto di libertà, è l’atto decisivo della nostra libertà, in cui decidiamo quale fondamento scegliere per la nostra vita. Non si può non scegliere: non scegliere è già scegliere di non scegliere. Non decidersi è decidersi. Non scegliere nulla è scegliere il nulla.
L’uomo, che lo voglia o no, vive di fede. Se non si affida a Gesù, si affida a qualcun altro o a qualcos’altro. Possono essere i suoi idoli: il denaro, il piacere, il potere… Può essere sé stesso. Può essere una sua idea e concezione. Può anche chiamare questa idea “Dio”, ma non è il Dio vivo e vero, è solo un dio immaginato da lui. Gesù compie le sue promesse, non le nostre attese. Nessuno di questi idoli è in grado di dare la vita (cfr. Sal 115). In definitiva la scelta è tra la Vita e la morte, tra la Luce e le tenebre, tra la Felicità e l’infelicità.
Nella festa della Chanukkà si accende il candelabro a nove bracci (Chanukkià – חֲנֻכִּיָּה): con la fede accendiamo il nostro spirito con il fiammifero della nostra libertà fragile e condizionata alla Luce sfolgorante di Gesù che illumina per tutta l’eternità: « Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano ».
Il Santo del giorno: San Pancrazio, martire