« Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri » (Gv 15,12-17).
Gesù ripete in continuazione quello che è il “suo” comandamento: « amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi » (13,34-35; 15,12.17; 1Gv 2,8-11). La ripetizione, l’insistenza, è una modalità classica per sottolineare l’importanza di quello che si vuole dire. I discepoli, soprattutto dopo la resurrezione, si sono ricordati di questo insegnamento e lo hanno posto al centro della dottrina cristiana.
Come tutte le ripetizioni rischia di degenerare in cosa risaputa, “ovvia” e “scontata”, cioè – in concreto – di essere dimenticata. Per questo è bene che ascoltiamo con silenzio contemplativo e amante queste parole di Gesù: « rimanete nel mio amore » (Gv 15,9), che potremmo anche tradurre così: “non dimenticatevi del mio amore, abbiatelo sempre nella mente e nel cuore, non distogliete mai l’attenzione da lui”.
Il Santo del giorno: Beata Vergine Maria Ausiliatrice