di Michele Brambilla
Le catechesi sul “Padre nostro” non sono state concluse dall’udienza generale dello scorso 15 maggio, bensì da quella di questo mercoledì 22 maggio, in cui Papa Francesco trasmette ancora una volta tutta la bellezza della preghiera cristiana.
«Possiamo dire che la preghiera cristiana nasce dall’audacia di chiamare Dio con il nome di “Padre”. Questa è la radice della preghiera cristiana: dire “Padre” a Dio» tramite il Figlio Gesù e la presenza in noi dello Spirito Santo. «Non si tratta tanto di una formula, quanto di un’intimità filiale in cui siamo introdotti per grazia: Gesù è il rivelatore del Padre e ci dona la familiarità con Lui. “Non ci lascia una formula da ripetere meccanicamente. Come per qualsiasi preghiera vocale, è attraverso la Parola di Dio che lo Spirito Santo insegna ai figli di Dio a pregare il loro Padre” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2766)» in maniera doverosamente e fiduciosamente insistente.
«La preghiera deve essere insistente», ribadisce il Papa, «e soprattutto deve portare il ricordo dei fratelli, specialmente quando viviamo rapporti difficili con loro». Proprio per questo Gesù raccomanda: «quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe» (cfr. Mc 11,25). La liturgia ambrosiana applica questo versetto alla lettera collocando lo scambio di un segno di pace tra i fedeli all’inizio dell’offertorio, così che i doni possano essere portati all’altare da un’assemblea completamente riconciliata al suo interno.
Il grido di Gesù, «Abbà», risuonò anche nel Getsemani, segno di un Dio che non abbandona l’innocente neppure nel momento della prova, e così lo recepirono i primi cristiani. «Negli scritti di San Paolo non troviamo il testo del “Padre nostro”, ma la sua presenza emerge in quella sintesi stupenda dove l’invocazione del cristiano si condensa in una sola parola: “Abbà!” (cfr Rm 8,15; Gal 4,6)». Il dato fondamentale della fede cristiana è che Dio è Padre, un Padre che ci è sempre accanto e percepiamo nella nostra vita grazie all’azione dello Spirito Santo.
«Considerando nel complesso il Nuovo Testamento, si vede chiaramente che il primo protagonista di ogni preghiera cristiana è lo Spirito Santo. Ma non dimentichiamo questo: protagonista di ogni preghiera cristiana è lo Spirito Santo», non l’uomo con i suoi gusti estetici personali. Il Papa lo ripete ancora una volta: «noi non potremmo mai pregare senza la forza dello Spirito Santo. È Lui che prega in noi e ci muove a pregare bene. Possiamo chiedere allo Spirito che ci insegni a pregare, perché Lui è il protagonista, quello che fa la vera preghiera in noi. Lui soffia nel cuore di ognuno di noi, che siamo discepoli di Gesù», ricordandoci sempre la nostra identità di figli redenti di Dio. Ogni preghiera cattolica è quindi un atto profondamente trinitario, che ci unisce al mistero di Dio e lo trasfonde nelle nostre vicende quotidiane.
Giovedì, 22 maggio 2019