Plinio Corrêa de Oliveira, Cristianità n. 75-76 (1981)
Principali obiezioni a Igreja e problemas da terra
A. Sul piano della dottrina
1. L’ideale cattolico di giustizia in campo socio-economico (come, per altro, anche in campo ecclesiastico) non consiste nella completa uguaglianza, ma nella convivenza in armonica e proporzionata disuguaglianza, nella quale siano rispettati i diritti di tutti, padroni e lavoratori […].
2. Anche se la proprietà familiare fosse l’ideale cattolico per ogni e qualsiasi struttura rurale, non se ne potrebbe dedurre che la grande e la media proprietà sono intrinsecamente ingiuste. L’insegnamento pontificio dice esattamente il contrario.
3. Igreja e problemas da terra mira a risolvere la questione agraria, astraendo da due aspetti ai quali non allude neppure:
a. Essendo la questione agraria una questione sociale, ha, di natura, un substrato essenzialmente morale e, a tale titolo, religioso. Questo substrato non può essere visto come un aspetto collaterale della questione agraria, del quale si può sia parlare che tacere; ma come il terreno sul quale la società deve trovare la ispirazione e l’energia perché la questione agraria si risolva […]. In questo senso Igreja e problemas da terra merita la condanna emessa da Giovanni Paolo II a Puebla, sulla Teologia della Liberazione […].
b. Il problema agrario – uno degli aspetti della questione sociale – non si risolverà, come immaginano i comunisti, attraverso la semplice azione della giustizia, e omettendo qualsiasi ricorso alla carità cristiana […]. Anche a proposito di quest’ultima, Igreja e problemas da terra tace completamente!
B. Sul piano della ipotesi
1. Igreja e problemas da terra non dà prove sufficienti di quanto afferma sulla realtà nazionale. Tace, inoltre, della enorme risorsa costituita, per risolvere il problema agrario, dai cinque milioni di chilometri quadrati di terre incolte (terre demaniali), delle quali il Potere pubblico è il latifondista improduttivo. Non è lecito sopprimere diritti certi, come quelli degli attuali proprietari, basandosi su prove de facto molte delle quali incerte, altre tendenziose, e altre, infine, clamorosamente errate.
2. Ugualmente silente in materia de facto si mostra Igreja e problemas da terra per ciò che riguarda gli indigeni. Senza nessuna prova che regga, Igreja e problemas da terra li vede più o meno come il bon souvage di J. J. Rousseau. Parla con la massima serietà della loro «cultura» e «memoria storica» (n. 24), e rivendica per essi terre immense, che, tuttavia, sono incapaci di coltivare in modo soddisfacente. Questo, con danno per il bene comune. Di modo che la proprietà indigena è concepita come priva di funzione sociale, al contrario della proprietà individuale del bianco. Igreja e problemas da terra eleva la proprietà comunitaria dell’indigeno a una delle alternative valide per il Brasile, ma non presenta il più vago abbozzo di giustificazione per questa tesi.
3. Descrivendo così arbitrariamente e categoricamente situazioni socio-economiche, Igreja e problemas da terra avanza gravi critiche (di natura esclusivamente economica) a tutto il processo di crescita della economia brasiliana (nn. 15-21) e all’azione degli ultimi governi in questa materia (nn. 35-41). Di conseguenza, Igreja e problemas da terra rivendica per sé la funzione di dipingere la situazione de facto della nazione, anche in una materia rispetto alla quale i più dotti ed esperti sono in disaccordo tra loro, il che cade fuori dalla specializzazione dei membri dell’episcopato nazionale.
Plinio Corrêa de Oliveira
Sou católico: posso ser contra a Reforma Agrária?, Vera Cruz, San Paolo 1981, pp. 92-94.