Con il canto della Salve regina, la mattina dell’8 novembre [2008], si è aperto a Roma, nell’Auditorium dell’Istituto Patristico Augustinianum, un convegno su Speranza e storia. Prospettive a un anno dalla pubblicazione dell’enciclica Spe salvi di S. S. Benedetto XVI, organizzato da Alleanza Cattolica in collaborazione con l’IDIS, l’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale.
Il convegno si è articolato in due sessioni. Al mattino, dopo un’introduzione del dottor Agostino Carloni, dell’associazione promotrice, ha aperto i lavori il dottor Massimo Introvigne, sociologo delle religioni, fondatore e direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, con una relazione dal titolo Il dramma della Speranza. Introvigne ha presentato il dramma, in quattro atti, che l’enciclica presenta e il cui scenario è delimitato da due quinte: l’opera sul tema del filosofo marxista Ernst Bloch (1885-1977) e il discorso tenuto da Papa Benedetto XVI a Ratisbona il 12 settembre 2006. I quattro atti riguardano la nascita della speranza e il suo ingresso nella storia con il cristianesimo; la definizione della speranza; il successivo attacco portato contro di essa — attraverso i passaggi costituiti dalla Riforma protestante, dall’Illuminismo e dal socialcomunismo — dall’idea di libertà moderna, svincolata da ogni legame con la verità; infine la possibilità della sua restaurazione di fronte al fallimento delle grandiose speranze suscitate dalle ideologie.
È quindi intervenuta su La “Spe salvi” e la filosofia la professoressa Laura Boccenti, docente di Storia e Filosofia a Milano, di Alleanza Cattolica, che ha ricordato come il Pontefice con l’enciclica abbia inteso non solo ripresentare il messaggio della Rivelazione sulla speranza, ma anche ribadire la ragionevolezza dell’attesa del bene definitivo. Nell’ora presente, dominata da una ragione scettica, va ribadito il significato della vita dell’uomo, riconoscendo il suo radicamento in una speranza forte, non aspettativa generica di beni finiti, ma tensione al Bene che non viene meno e perciò salva l’uomo sottraendolo alla caducità. Non manca dunque la possibilità di riemergere dal fondo del processo rivoluzionario moderno, riproponendo le ragioni della speranza contro le due tentazioni opposte della presunzione e della disperazione.
Nell’intervallo fra le due relazioni è intervenuto il sindaco di Roma, on. Gianni Alemanno, che ha rivolto un indirizzo di augurio agli organizzatori e al pubblico, esprimendo il suo plauso per l’iniziativa.
I lavori sono ripresi nel pomeriggio con la relazione del teologo don Pietro Cantoni, moderatore generale dell’Opus Mariae Matris Ecclesiae, su La “Spe salvi” e la teologia. Soffermandosi sugli aspetti morali e spirituali della crisi del mondo contemporaneo, conseguente anche allo svuotamento delle virtù teologali da parte del pensiero moderno, don Cantoni ha mostrato come la disperazione o il nichilismo che ne conseguono possono essere però contrastati da un’evangelizzazione che riporti a scoprire il patrimonio della fede rivelata e il significato profondo della vita.
Il convegno si è concluso con l’intervento di Giovanni Cantoni, reggente nazionale di Alleanza Cattolica e direttore di Cristianità, su La “Spe salvi” e la dottrina sociale della Chiesa. L’enciclica non fà riferimento esplicito a tale dottrina, ma ne propone diversi elementi. Del resto, il termine “sociale” è troppo spesso ridotto al significato economico, con danni evidenti alla portata del magistero in materia. Invece, con una citazione dall’Enciclica “Pacem in terris” sulla pace fra tutte le genti fondata sulla verità, la giustizia, l’amore, la libertà, pubblicata da Papa beato Giovanni XXIII (1958-1963) nel 1963, Cantoni ha ricordato che “la convivenza umana deve essere considerata anzitutto come un fatto spirituale: quale comunicazione di conoscenze nella luce del vero; esercizio di diritti e adempimento di doveri; impulso e richiamo al bene morale; e come nobile comune godimento del bello in tutte le sue legittime espressioni”.
La dottrina sociale riguarda dunque la società in tutte le sue articolazioni, colpite dal peccato originale e bisognose di un’azione ininterrotta di restaurazione, quasi riproducendo il mito di Sisifo. “La libertà presuppone che nelle decisioni fondamentali ogni uomo, ogni generazione sia un nuovo inizio. Certamente, le nuove generazioni possono costruire sulle conoscenze e sulle esperienze di coloro che le hanno precedute, come possono attingere al tesoro morale dell’intera umanità. Ma possono anche rifiutarlo, perché esso non può avere la stessa evidenza delle invenzioni materiali. Il tesoro morale dell’umanità non è presente come sono presenti gli strumenti che si usano; esso esiste come invito alla libertà e come possibilità per essa” (Benedetto XVI, Enciclica “Spe salvi” sulla speranza cristiana, del 30-11-2007, n. 24).
Fra i presenti, circa duecento persone, monsignor Daniele Rota, canonico di San Pietro, fra’ Filippo Ferretti, gran priore di Roma del Sovrano Militare Ordine di Malta, l’on. Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato all’Interno, l’on. Alessandro Pagano, Pietro Diodato, consigliere regionale della Campania, Juan Miguel Montes Cousiño, direttore dell’Ufficio Tradizione Famiglia Proprietà.
Domenica 9 novembre, dopo aver assistito alla Messa nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, i partecipanti si sono recati in piazza San Pietro per ascoltare la riflessione di Sua Santità Benedetto XVI e per recitare l’Angelus con il Pontefice, che ha rivolto un saluto ai convegnisti.
L’iniziativa è stata annunciata e ha avuto eco sui mass media nazionali.