« Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo » (Mt 10,16-23).
Il Signore ci manda in un ambiente ostile: « in mezzo a lupi ». Lui stesso è venuto in un ambiente ostile e ha deposto in mezzo a questo mondo un germe di santità. Questo germe di santità è Lui stesso, presente in modo molteplice, in modo da essere d’ora in avanti il “cuore del mondo”.
Noi dobbiamo essere “prudenti” e “semplici”. Che cosa significa essere prudenti? Dobbiamo gettar via una concezione di prudenza che aleggia nel mondo in cui viviamo e che in realtà è una caricatura della vera prudenza. “Sii prudente” vuol dire “vai piano”. Ma la prudenza è un’altra cosa.
È la virtù con cui si applicano i principi eterni ai casi mutevoli e contingenti della vita. Per capire che la vera prudenza è un’altra cosa basta pensare che la Sapienza eterna di Dio è morta in croce per salvarci in virtù di un atto di divina prudenza! Non è un caso che la prudenza venga associata al serpente, che è simbolo del Verbo eterno di Dio.
Ma come si fa? Noi vorremmo sempre avere una ricetta pronta, vorremmo poter dedurre ogni comportamento – come in matematica – da un testo di dottrina. La dottrina è importante, ma è uno strumento. L’atto di prudenza è un’altra cosa. Bisogna essere “semplici” e per capire in che cosa consiste questa semplicità bisogna distinguerla bene dal “semplicismo”.
Non è un problema di quantità, ma di qualità. Per essere “semplici” bisogna essere docili allo Spirito Santo. Anche qui non è per caso che la semplicità è posta in relazione con la colomba… Il semplice sa essere prudente e il vero prudente deve essere semplice.
Per questo ci vuole la fede: la presenza in noi del Verbo di Dio fatto uomo. Una presenza viva, cioè animata dall’amore dello Spirito Santo. Una fede attiva, cioè che si fa preghiera.
Il Santo del giorno: San Giovanni Gualberto, abate