I lettori di Canone si saranno ben resi conto che è molto spesso difficile delineare con precisione le figure storiche dei singoli martiri e precisare le circostanze concrete del loro martirio; ciò perché soltanto tardi furono redatti i racconti delle loro passioni (detti, appunto, Passio, Passiones), con larga penetrazione di elementi leggendari e di topoi, cioè di situazioni tipiche dei racconti agiografici. Ma ciò non significa negare l’esistenza storica dei martiri, specialmente quando sia attestato un culto molto antico, magari con precise conferme archeologiche. È questo il caso pure del nostro Agapito (da non confondere con san Agapito I papa [535-536]) che, secondo una tarda e poco affidabile tradizione agiografica sarebbe stato martirizzato a soli quindici anni sotto Diocleziano [244-313]. Ma il suo culto è molto antico, essendo già pienamente attestato nel IV secolo, e quindi poco tempo dopo quella persecuzione, quando sul suo sepolcro, fuori Palestrina, sorse una basilica, poi restaurata nel IX secolo; di questa basilica, abbandonata ben presto per la minaccia delle incursioni (e le reliquie del martire furono trasportate in città), vennero ritrovati nel secolo scorso i resti. Nel V secolo papa Felice III gli dedicò una chiesa a Roma sulla via Tiburtina, presso la basilica di San Lorenzo. Del resto, la festa di san Agapito è registrata nei più antichi sacramentari e nel Martirologio Gerominiano, e proprio al 18 agosto. Ecco perché lo ricordiamo oggi, pur nell’impossibilità di afferrarne pienamente i tratti storici.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, pp. 18-19
Mercoledì, 21 agosto 2019
Foto: interno della Cattedrale San Agapito di Palestrina