di Marco Invernizzi
Non ci sarebbe da stupirsi se, quando mai si riuscisse a tornare a votare, la percentuale dei votanti non superasse il 30% degli aventi diritto al voto. Questo infatti potrebbe essere l’esito di una crisi politica maldestramente gestita da chi sperava di ottenere il voto e invece ha favorito la nascita del peggior governo possibile.
Dire che quello che nascerà a ore sia il peggior governo possibile può sembrare un pregiudizio grave, un processo a intenzioni che ancora non si conoscono. Tuttavia si conoscono in modo sufficiente le forze politiche e il loro retroterra culturale per avanzare timori e valutazioni.
I timori sono tutti naturali e doverosi. Naturalmente si deve partire dai
princìpi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa, che un non credente
potrebbe chiamare princìpi desunti dalla natura umana: vita, famiglia, libertà
di educare e di professare pubblicamente la propria religione.
Che Liberi e Uguali (LeU) e il Partito Democratico (PD) siano ostili a questi
princìpi, nel senso che li ritengano superabili e da osteggiare, si può dedurre
dalla lunga storia italiana cominciata nel 1970 con l’introduzione della legge
sul divorzio. Anche allora vi furono “cattolici democratici” importanti che
votarono a favore del divorzio nel referendum del 1974, esattamente come
avvenuto per le unioni civili e il fine vita. Per quanto riguarda il Movimento
Cinque Stelle (M5S) il discorso è un po’ diverso perché, non essendo una forza
politica con una ideologia precisa, è più probabile che vi possano essere suoi
esponenti presenti in fronti diversi, ma la grande maggioranza dei parlamentari
ha sempre votato contro vita e famiglia, purtroppo. Non è difficile individuare
negli esponenti di questo movimento politico post-moderno le caratteristiche di
quel modo di concepire la vita pubblica tipico appunto dell’epoca
post-ideologica, cioè il relativismo, un modo di porsi verso la realtà che
rifiuta le categorie del passato, destra e sinistra, per indossare quelle del
potere a qualsiasi prezzo nell’illusione che solo essi potranno purificarlo
dalla corruzione. Questo il senso del passaggio repentino dall’alleanza con la
Lega a quella con il Partito democratico: restare al potere a ogni costo. Più
Robespierre che Rousseau.
La costituzione di un governo PD-M5S avrà il vantaggio di semplificare gli schieramenti, se fosse vero che Giuseppe Conte porterà le due forze politiche a un’alleanza duratura ed estesa, che potrebbe già materializzarsi nelle prossime elezioni regionali, in Umbria e in Emilia-Romagna. Se così fosse, si ritornerebbe allo schema precedente le elezioni del 4 marzo 2018, con una Sinistra inedita fondata su LeU, PD e M5S, e un Centro-destra a trazione Lega, che dovrebbe rimanere il partito più votato nell’alleanza con Fratelli d’Italia e Forza Italia. Si vedrà. Quello che appare molto probabile è che nei prossimi mesi si verifichi una deriva antropologica promossa dal governo nascente, tanto più che la politica economica verrà decisa dall’Unione Europea e quella immigratoria sarà rigorosamente alternativa a quella praticata dal ministro Matteo Salvini, almeno fino a quando il governo nascente, sempre influenzato dall’Unione Europea, non ordinerà il contrario. Se su molti temi faticheranno a trovare un accordo, è invece molto probabile che PD e M5S trovino facilmente l’accordo sui temi morali, e non nel senso auspicato dal Magistero della Chiesa. Infine, la Chiesa italiana. I cattolici italiani si stanno preparando alla importante scadenza dell’11 settembre che vedrà quasi 50 associazioni cattoliche stringersi intorno al presidente dei vescovi, cardinale Gualtiero Bassetti, per difendere la vita umana dalla legalizzazione dell’eutanasia, così come potrebbe accadere già dopo la annunciata decisione della Corte costituzionale per il 24 settembre. A maggior ragione stupiscono le voci apparse sui media di un sostanziale incoraggiamento, o placet, o via libera, che molti esponenti autorevoli del mondo cattolico sembrano avere dato al governo cosiddetto giallorosso. Sarebbe singolare e molto triste dovere attendere il manifestarsi di questa deriva per comprendere e per denunciare il danno che l’accordo politico da cui sta nascendo il nuovo governo porterà al Paese.
Giovedì, 29 agosto 2019