« Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” » (Lc 6,27-38).
La giustizia dei discepoli di Gesù deve “superare” quella degli scribi e dei farisei: « Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli » (Mt 5,20). In che senso? L’uditorio (e anche noi…) poteva capire facilmente che doveva essere ancor più rigorosa e attenta al dettaglio di quella già molto particolareggiata dei dottori della legge. Gesù invece vuole un superamento veramente radicale, che comporti un cambiamento di livello. Bisogna essere perfetti come è perfetto Dio. Dio è santo e anche noi dobbiamo essere santi.
Non nel senso letterale e materiale (santo = separato) di essere separati dai peccatori, ma nel senso spirituale e profondo di essere “diversi”, radicalmente diversi, dai peccatori. Dio continua ad elargire i suoi doni senza discriminare tra buoni e cattivi. Il sole sorge su buoni e cattivi, l’acqua scorre per dissetare buoni e cattivi, l’aria, il vento fanno lo stesso. Tutto questo avviene in virtù della provvidenza ordinaria di Dio. Dio non toglie il suo dono quando constata ingratitudine ed indifferenza e non si vendica quando al posto del dovuto ringraziamento riceve insulti (« A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica.
Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro »). Perché Dio si comporta così? Per debolezza? La sua potenza è manifesta, per chi la vuol vedere, nelle opere della natura: un mare in burrasca, il rumore spaventoso dei tuoni, il ruggito minaccioso di un leone, la carica di un rinoceronte… Ma Dio è paziente e cerca di suscitare amore nei cuori induriti degli uomini, vuole che facciano a lui quello che lui fa continuamente a loro (« come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro »).
L’Amore di Dio è assolutamente gratuito, non obbedisce ad un calcolo e, se calcolo c’è, è solo perché desidera suscitare lo stesso amore nei nostri cuori. Perché? Perché ama. L’amore è la Ragione di tutto, davanti alla quale non ha senso cercare ragioni. L’unica cosa sensata è accoglierlo (questo è il senso vero della nostra libertà!) senza temere che ci trasformi e ci faccia diventare come lui. Diventeremo capaci di fare cose impossibili. Impossibili all’uomo, possibili all’uomo che si lascia “divinizzare” da Gesù e dal suo Spirito Santo. Lo scopo della vita è veramente grande, si perde nelle nuvole del cielo, va al di là del cielo…