« Disse loro anche una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello » (Lc 6,39-42).
A volte immaginiamo (da dove provenga questa immaginazione ve lo lascio indovinare) il buon Dio seduto su una nuvoletta mentre guarda compiaciuto le nostre sofferenze… Che sia sbagliato ce lo ha dimostrato non solo con le parole, ma con i fatti, morendo in croce per noi. Ma facciamo sempre fatica a capirlo. Come Dio possa contemplare con amore il nostro cuore pieno di cattiverie per noi rimane un mistero. Un mistero che però dobbiamo imparare. Con la fede infatti dobbiamo far nostro il pensiero di Dio: « Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù » (Fil 2,5); meglio: « Pensatela in tutto [τοῦτο φρονεῖτε] come Cristo Gesù ». Se siamo docili, mediante la fede, Dio ci insegna ad amare: «La carità [l’amore] … non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità » (1Cor 13,4.6).
Discernere il nucleo buono delle persone e fondarsi su di esso non è dabbenaggine, ma saggezza cristiana. Dare fiducia alle persone è un modo sicuro per aiutarle a diventare buone e per diventare buoni noi. Attaccarsi al particolare negativo, tralasciando il fondo positivo è il modo migliore per crescere nella cultura del sospetto che ti avvelena la vita, fa il vuoto attorno a te, ti rende odioso agli altri e cieco riguardo al bene che ti circonda. Di più: ti rende strumento diabolico del peggioramento del prossimo che tu incontri: « Non è questa la sapienza che viene dall’alto: è terrestre, materiale, diabolica » (Gc 3,15).
« Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello ».
Gesù lavorava il legno per mestiere e sapeva bene che differenza c’è tra una trave e quella scheggia di legno che entra nel tuo occhio proprio mentre stai lavorando alla trave e che ti impedisce di lavorare bene… Usa la sua esperienza di lavoratore per invitarci a fare attenzione alla nostra vista, conservando chiaramente davanti a noi la differenza che intercorre tra una scheggia e una trave: sono entrambe di legno, ma diverso è il loro effetto sul nostro occhio!
Il Santo del giorno: San Giovanni Crisostomo, sacerdote e dottore della Chiesa