di Michele Brambilla
Papa Francesco riprende, durante l’udienza generale del 18 settembre, la lettura degli Atti degli Apostoli. I primi discepoli di Gesù hanno ricevuto il mandato missionario il giorno di Pentecoste, tuttavia si scontrano subito con quei capi del popolo ebraico, riuniti nell’assemblea del Sinedrio, che avevano già ostacolato l’azione di Cristo.
«Davanti al divieto dei Giudei di insegnare nel nome di Cristo», ricorda il Papa, «Pietro e gli Apostoli rispondono con coraggio che non possono obbedire a chi vuole arrestare il viaggio del Vangelo nel mondo». Il comportamento degli Apostoli nel corso della prima persecuzione subita dalla Chiesa divenne esemplare per tutte le epoche successive. «I Dodici», infatti, «mostrano così di possedere quella “obbedienza della fede” che vorranno poi suscitare in tutti gli uomini (cfr Rm 1, 5). A partire dalla Pentecoste, infatti, non sono più uomini “soli”. Sperimentano quella speciale sinergia che li fa decentrare da sé e fa dire loro: “noi e lo Spirito Santo” (At 5, 32) o “lo Spirito Santo e noi” (At 15,28). Sentono che non possono dire “io” solo, sono uomini decentrati da se stessi. Forti di questa alleanza, gli Apostoli non si lasciano intimorire da nessuno», perché non esiste alcun potere umano in grado di scalzare il progetto di Dio. Francesco conferma il concetto rievocando una vicenda molto più recente: «pensiamo, alcuni anni fa – anche oggi ce ne sono tanti – ma pensiamo quattro anni fa, quei copti ortodossi cristiani, veri lavoratori, sulla spiaggia della Libia: tutti sono stati sgozzati. Ma l’ultima parola che dicevano era “Gesù, Gesù”. Non avevano svenduto la fede, perché c’era lo Spirito Santo con loro».
Che gli Apostoli fossero mossi da qualcosa di soprannaturale lo aveva compreso anche un noto membro del Sinedrio stesso, rav Gamaliele il Vecchio (?-50 d.C.), fondatore, secondo la tradizione, della corrente dei farisei e ancora oggi molto venerato dagli Ebrei. Per di più «alla sua scuola san Paolo imparò a osservare “la Legge dei padri” (cfr At 22,3). Gamaliele prende la parola e mostra ai suoi fratelli come esercitare l’arte del discernimento dinanzi a situazioni che superano gli schemi consueti. Egli dimostra, citando alcuni personaggi che si erano spacciati per Messia, che ogni progetto umano può riscuotere dapprima consensi e poi naufragare, mentre tutto ciò che viene dall’alto e porta la “firma” di Dio è destinato a durare». Le rivolte antiromane sobillate dai falsi messia erano naufragate nel sangue, mentre gli Apostoli non venivano piegati neppure dalla flagellazione in pubblico. Ecco allora la sentenza-ammonizione: «non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!» (cfr At 5,39). La tradizione ebraica nega risolutamente una sua successiva conversione al cristianesimo, ma tutti i persecutori della Chiesa, da Nerone (37-68 d.C.) all’ISIS, hanno prima o poi dovuto fare i conti con il responso di Gamaliele, che si rivelò davvero uno dei più grandi saggi della sua epoca.
Giovedì, 19 settembre 2019