« Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen » (Gal 6,14-18).
Di che cosa ci possiamo vantare? « Ciascuno esamini […] la propria condotta e allora troverà motivo di vanto solo in se stesso e non in rapporto agli altri. Ciascuno infatti porterà il proprio fardello » (Gal 6,4-5). Se uno infatti vuole vantarsi deve vantarsi di quello che è suo e solo suo: che cosa abbiamo di solo nostro davanti a Dio?
Il peccato! Se vogliamo dunque vantarci è di quello e solo di quello che possiamo farlo! Conviene allora che depositiamo il fardello davanti alla croce di Gesù: « Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo » (v. 14).
Nel tribunale della confessione il solo giudice è il Signore il quale intercede per noi: « Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno » (Lc 23,34), noi che lo abbiamo messo in croce con i nostri peccati. Il nostro vero vanto diventa allora la misericordia di Dio che – senza nessunissimo merito da parte nostra – ci perdona.
Il Santo del giorno: San Francesco d’Assisi