Plinio Corrêa de Oliveira, Cristianità n. 86-87 (1982)
Il 4 maggio 1982, il professor Plinio Corrêa de Oliveira, nella sua qualità di presidente del consiglio nazionale della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Familía e Propriedade, ha inviato al presidente della Repubblica Federale del Brasile, generale João Baptista Figueiredo, una lunga e argomentata missiva, nella quale vengono esaminati i problemi sollevati dalla crisi e dalla guerra delle Malvine, alla luce dei più vasti problemi di tutta l’America Latina e della comunità di nazioni cattoliche che la compongono. Il documento è stato reso noto attraverso la sua integrale pubblicazione sulla Folha de S. Paulo, il 7 maggio 1982, con il titolo Brasil, Argentina e Inglaterra face a um inimigo comum: o poderio soviético, e con sottotitoli evidentemente non presenti nell’originale. La traduzione è redazionale.
Lettera della TFP brasiliana al generale Figueiredo
Brasile, Argentina e Inghilterra di fronte a un nemico comune: il potere sovietico
Il Brasile di fronte alla guerra delle Malvine
Signor Presidente,
la lettura dei giornali rende chiaro che l’aggravarsi crescente della crisi anglo-argentina, concernente le isole Malvine, potrà mettere in qualsiasi momento il nostro governo in condizioni di assumere posizioni più o meno vicine a un coinvolgimento. Inizialmente diplomatiche, subito dopo economiche, queste misure possono giungere a essere di tale peso sul corso degli avvenimenti che, infine, qualsiasi di quegli incidenti inattesi, così frequenti in una guerra, può toccare la nostra nazione, al punto da trascinarla in una situazione di belligeranza, nella quale essa, tuttavia, sa bene di non potere e di non dovere entrare.
Il coinvolgimento che la nazione non vuole
Nel momento in cui questi e altri grandi pensieri dello stesso ordine saranno certamente presenti allo spirito di Vostra Eccellenza, al quale tocca la gloriosa, ma gravissima responsabilità di determinare l’indirizzo che il Brasile deve seguire, e nella natura della apertura politica instaurata da Vostra Eccellenza nel corso del suo mandato, che a Vostra Eccellenza si accostino rispettosamente, direi anche con affetto patriottico, tutti i settori della opinione pubblica nazionale, affinché in questo modo, nel momento delle gravi decisioni, Vostra Eccellenza abbia presente il pulsare del cuore di tutto il Brasile.
La TFP e la fibra conservatrice e cristiana della opinione pubblica nazionale
Tra queste correnti, Signor Presidente, Vostra Eccellenza sa che vi è la TFP, la cui voce si sta facendo udire da un capo all’altro del nostro territorio, con sufficiente risonanza per mettere in vibrazione – in molti casi, con quanta intensità! – la fibra conservatrice e cristiana, che è una delle componenti prestigiose e incontestabili della mentalità nazionale.
In queste condizioni, Signor Presidente, chiedo il permesso di manifestare a Vostra Eccellenza quanto sembra alla TFP a proposito della attuale congiuntura internazionale.
Presenza navale sovietica. Un simbolo. Una minaccia
Cade in modo particolare nella prospettiva della TFP un dato della attuale congiuntura, al quale le informazioni dei mezzi di comunicazione sociale non hanno attribuito tutto il rilievo adeguato: si tratta della presenza navale sovietica nei mari meridionali, già prima della conflagrazione, presenza che rimane stabile, avendo alla sua portata la zona che poco dopo è entrata in conflagrazione. E che ha assunto ipso facto il carattere di simbolo del fermo proposito russo di trarre partito dagli avvenimenti che si sarebbero svolti.
Tentacoli sovietici in Argentina e nell’America Meridionale
Trarre partito a vantaggio di chi, Signor Presidente? Ovviamente, in favore della espansione ideologica e colonialistica del potere sovietico.
Trarre partito dove? In modo ugualmente ovvio, non soltanto sugli scogli freddi e scoscesi delle Malvine, ma, secondo i ben noti caratteri dell’espansionismo sovietico, per estendersi eventualmente dentro l’Argentina, fin dove possa. Ossia, perché i tentacoli di Mosca raggiungano l’amata nazione, nostra vicina e nostra sorella. E perché soltanto essa, se tanto più lontano, in tutta l’America Meridionale, questi tentacoli ormai si stendono, e in altre occasioni hanno portato il terrore, la insicurezza e il disordine?
Le sinistre si avvicinano alla Casa Rosada
La opinione generale non ha avuto dubbi nel mettere in relazione questa simbolica presenza navale russa, tale da risvegliare la speranza di un appoggio almeno diplomatico ed economico di Mosca e dei suoi satelliti all’Argentina, con le successive visite degli ambasciatori della Russia e della Cina al ministero degli Esteri, e con l’ostentato avvicinamento avvenuto in Argentina, direttamente grazie alla occupazione delle isole, tra il governo – fino ad allora militantemente anticomunista – del generale Galtieri e le sinistre argentine di ogni genere.
Una volta sbarcati … chi li toglie più di torno?
Ma dove Mosca spera di trarre qualche vantaggio, non se lo aspetta stando a braccia conserte. È sua consuetudine permanente intervenire, ora con l’astuzia, ora con la forza, per produrre o per affrettare gli accadimenti, dai quali conta poi di trarre vantaggio.
E questo, ancorché il governo argentino, come afferma, non abbia al momento la intenzione di chiedere l’appoggio russo. Come si vede, questo appoggio, concretizzato nella presenza navale sovietica, si situa disponibile sul suo cammino. Nelle imprevedibili fasi alterne di una guerra, chi può garantire che l’aiuto episodico di una forza navale russa, da un momento all’altro non sia utile, o forse persino indispensabile all’Argentina? Diciamo, per espellere dal territorio continentale qualche contingente britannico ivi sbarcato… Allora i sovietici calano, in modo assolutamente naturale, per una semplice operazione di pulizia. Ma dopo… dopo, chi riuscirà a mandarli via da lì?
Una volta sbarcati in Argentina i russi, il che può accadere inopinatamente ma facilmente, si svilupperanno automaticamente, e come se fossero in bobina, tutte le conseguenze che, nel mondo intero, diventano plausibili – e in quanti punti sono diventate reali – immediatamente a partire dalla presenza militare russa.
Anzitutto, l’invio nascosto di nuove truppe, se ai contingenti mandati a titolo di soccorso non si riconosce apertamente una crescente egemonia. Poi… Poi… Per intravederlo basta guardare le conseguenze che, in una lunga serie di umiliazioni e di dolori, si sono sviluppate ovunque le truppe sovietiche abbiano affondato gli artigli. Per completare la previsione basta pensare, a questo punto, in quali termini questa minaccia potrebbe concretizzarsi nell’attuale panorama dell’America Latina, e, più specificamente, nell’attuale panorama brasiliano.
Le eventuali operazioni di truppe argentine, russe e inglesi produrrebbero incursioni nel territorio di questo o di quel paese vicino. Le incursioni russe, favorite, ben inteso, da guerriglie locali di ispirazione comunista, si definirebbero «liberatrici». E nel paese invaso, sventolerebbe lo stendardo della sovversione.
Con tutto questo, la speranza animerebbe e metterebbe in moto gli organismi comunisti e socialisti, che Mosca mantiene vivi in tutta l’America Latina, in tutto il Brasile, Signor Presidente. La «sinistra cattolica» si agiterebbe ancora più audacemente, predicando più o meno velatamente la lotta di classe, e diffondendo nello stesso tempo – con insidie dolciastre che le sono proprie – la inerzia tra i non comunisti. Infine, gli opportunisti correrebbero incontro al sole che sorge. E il terrorismo riaprirebbe le ferite di un tempo, in tutta l’America Latina, con assalti, sequestri, attentati!
Agli estremi confini di questo macabro orizzonte, la dolorosa esperienza mostra che, chi volesse resistere a questa aggressione della superpotenza sovietica, dovrebbe ricorrere alla superpotenza nordamericana. Così sarebbe cominciata la vietnamizzazione del Brasile, dell’America Latina.
Plinio Corrêa de Oliveira