La cronaca del convegno di Roma
Italia anni 80. Per una presenza cattolica in un mondo socialista
Un pubblico qualificato, circa cinquecento persone, composto soprattutto da giovani, ha gremito per due giorni la sala dell’Augustinianum dove, il 23 e 24 ottobre scorsi, Alleanza Cattolica e Cristianità hanno tenuto il proprio convegno sul tema Italia anni 80. Per una presenza cattolica in un mondo socialista.
Fornire i parametri intellettuali perché una opinione pubblica di orientamento conservatore – largamente presente nella nostra nazione, ma oggi egemonizzata da leadership politiche filosocialiste o criptosocialiste e inquinata da una stampa «moderata», che appare impegnata in una vera e propria operazione di trasbordo ideologico – possa passare da una resistenza puramente passiva nei confronti della avanzata socialista a una presenza attiva, sfuggendo alla trappola del «riflusso» e del depistamento in quel fenomeno di «aventinismo di massa» che è l’astensionismo elettorale: erano questi alcuni tra i principali scopi del convegno, cui sono stati chiamati a dare il proprio contributo, oltre a qualificati esponenti di Alleanza Cattolica, uomini di cultura e rappresentanti di associazioni attive nel paese reale, che hanno offerto testimonianza del loro impegno nell’ambito di una tavola rotonda appositamente organizzata.
Dalla descrizione dell’avanzata socialista sul terreno politico, propiziata dalle «aperture» della classe dirigente democristiana, alla individuazione dei «germi di socialismo» inoculati nell’ordinamento giuridico e nella legislazione scolastica, fino alla corruzione diffusa in campo morale, gli aspetti della socialistizzazione del nostro paese sono stati ampiamente analizzati. È poi toccato al direttore di Cristianità, Giovanni Cantoni, il compito di tracciare le linee di una presenza cattolica per gli anni 80, che possa costituire il presupposto per una rinascita cattolica della nazione italiana.
Ai lavori hanno presenziato autorità ecclesiastiche, uomini di cultura e uomini politici. Tra essi, l’archimandrita greco-cattolico, padre Mircea Clinet – che ha tenuto la presidenza dell’ultima seduta alla presenza del segretario della congregazione dei Santi, Sua Eccellenza mons. Traian Crisan, del visitatore apostolico dei cattolici romeni in Occidente, Sua Eccellenza mons. Vasil Cristea A.A., e di mons. Pamfil Carnatiu, della segreteria di Stato -; il filosofo prof. Augusto Del Noce; il prof. Massa; il prof. Giacinto Auriti, docente di diritto della navigazione alla Università di Teramo; il prof. Giulio Soldani, docente di farmacologia alla Università di Pisa; il dott. Raimondo Manzini, giornalista, ex direttore de L’Osservatore Romano; il dott. Fausto Belfiori, giornalista, condirettore della agenzia giornalistica Italia; l’editore ing. Giovanni Volpe; i signori Nelson Ribeiro Fragelli e Paulo Enrique Chaves, in rappresentanza della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Familia e Propriedade,-TFP; -, l’on. avv. Agostino Greggi, l’on. avv. Carlo Casalena.
Prima dell’inizio dei lavori, l’ing. Guido Verna, responsabile di Alleanza Cattolica per il Lazio, ha presentato il convegno e l’associazione promotrice, guidandone poi i singoli momenti, segnati da preghiere e dalla invocazione alla Madonna Regina Sacratissimi Rosarii e Salus Populi Romani.
Tra i numerosi messaggi di adesione e di augurio pervenuti alla segreteria del convegno, è stata data lettura di quello del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, presidente del consiglio nazionale della TFP brasiliana, che ha scritto: «Ho sempre seguito l’attività di Alleanza Cattolica e con vivo interesse ho appreso della organizzazione del convegno sul tema Per una presenza cattolica in un mondo socialista. Con piacere, dunque, ho dato incarico agli amici Nelson Fragelli e Paulo Enrique Chaves di seguire i lavori come osservatori.
«Prego la Madonna affinchè conceda al convegno le grazie per potere sempre più diffondere sul caro e glorioso suolo italiano la convinzione della impossibilità di qualsiasi atteggiamento dei cattolici nei confronti del socialismo che non sia quello di una netta ripulsa e di una lotta coraggiosa. Saluto molto cordialmente l’amico [Giovanni Cantoni] e tutti i partecipanti al convegno».
Il primo giorno dei lavori
Franco Tamassia
La degenerazione dei partiti nella realtà italiana, l’ideologia utopistica e la burocrazia invadente dei partiti socialisti sono stati al centro dell’intervento del prof. Franco Tamassia, docente di dottrina dello Stato alla Università di Modena. In senso proprio, ha affermato il prof. Tamassia, nella situazione attuale del nostro paese non è neanche più possibile parlare di Stato, mancandone gli elementi costitutivi secondo una definizione che fa da denominatore comune alle diverse dottrine e lo designa come una unità organizzativa nella quale individui e gruppi possono e debbono contare per il raggiungimento delle rispettive finalità, nel coordinamento a un comune programma di vita.
Il rinnovamento della vita nazionale sarà possibile, ha concluso il prof. Tamassia, solo se saranno rinvigorite le autonomie delle realtà intermedie e se ciascuno di noi saprà ricordare che destino dell’uomo è la vita soprannaturale e trascendente.
Marco Invernizzi
Verso un’Italia socialista? Il socialismo nella storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi è stato il tema della relazione del dott. Marco Invernizzi, che ha descritto le tappe del progressivo affermarsi del socialismo nel nostro paese, individuandole nell’apertura democristiana ai partiti laici negli anni ‘50 prima, e in quella ai socialisti negli anni ‘60 poi, fino al «compromesso storico» – preparato dalla politica di «solidarietà nazionale» – e alla attuale formula della «democrazia compiuta», teorizzata dall’on. De Mita, che prepara, in prospettiva, l’«alternativa democratica».
Il dott. Invernizzi ha sottolineato il carattere artificioso della avanzata socialcomunista e la non necessità, in termini numerici e politici, delle «storiche aperture» della Democrazia Cristiana ai partiti laici e a quelli socialcomunisti.
Pietro Giuseppe Grasso
Nel suo intervento, il prof. Pietro Giuseppe Grasso, docente di diritto pubblico alla Università di Pavia, si è soffermato sulla tendenza socialista delle legislazioni occidentali.
Alle vecchie libertà di stampo individualistico del liberalismo, ha osservato, si sono aggiunte in Occidente le dichiarazioni dei diritti detti «sociali», con i quali lo Stato si assume l’obbligo costituzionale di offrire ai singoli, lavoro, assistenza sociale, cure sanitarie, ecc. Ma la illusione che l’attuazione di tali programmi potesse compiersi in maniera «neutra», al di fuori di ogni ideologia, secondo una prospettiva accettabile da tutti, si è rivelata infondata. I «diritti sociali», infatti, comportano sacrifici dei diritti individuali e, cioè, notevole penetrazione dei pubblici poteri nella società, che viene così a perdere la sua capacità di evoluzione spontanea. Sarebbe impossibile, d’altra parte, pensare che tante trasformazioni del diritto positivo e dei rapporti civili non abbiano un criterio e un disegno ideologico-politico. Le più rilevanti leggi di riforma che si sono avute nel nostro paese consentono di riconoscere un disegno di totale secolarizzazione della società.
Mauro Ronco
Il prof. Mauro Ronco, docente di diritto penale alla Università di Torino, ha svolto una relazione sul tema Secolarizzazione ed elementi di totalitarismo giuridico.
Premesse le due nozioni di «secolarizzazione», come processo di rinnegamento di Dio e della sua legge, e di «totalitarismo», come sostituzione dell’ordine con una uniformità sociale disorganica, il prof. Ronco ha cercato di individuare le modalità con cui secolarizzazione e totalitarismo hanno pesato sull’ordinamento giuridico della nostra nazione.
A questo scopo ha esaminato la struttura costituzionale della repubblica sotto il triplice profilo degli intenti e dei programmi delle forze che parteciparono al patto costituzionale, della costituzione formale, nonchè dei rapporti concreti di forza che danno impulso e rallentano l’attuazione dei programmi enunciati in sede costituzionale.
Il quadro che ne emerge non è certamente consolante per la Cristianità italiana: infatti, la produzione legislativa dagli anni ‘60 in avanti ha cercato di distruggere quanto ancora esisteva in Italia di gerarchia sociale e di istituzioni familiari e sociali conformi al diritto naturale e cristiano.
Michele Vietti
La vanificazione della proprietà privata è stato il tema della relazione del dott. Michele Vietti.
Dopo avere tratteggiato la concezione cristiana della proprietà e le possibilità di intervento dello Stato nei suoi confronti, il dott. Vietti ha osservato come i confini di tale potere siano sistematicamente violati dallo Stato. In Italia, il disegno politico antiproprietaristico si è tradotto in una operazione di dirigismo legislativo che, alterando la nozione di autonomia privata, condiziona il conseguimento degli interessi individuali al perseguimento di quelli sociali, attuando, così, la «socializzazione» del diritto privato, che ha ridisegnato in termini socialisti i principali istituti privatistici del nostro paese. Al momento, a fronte della mancanza dell’aspetto coercitivo repressivo che caratterizza gli stati socialisti, il privato, nella nostra nazione, oppone una resistenza puramente passiva e abbandona il sociale a uno Stato che, dilatandosi progressivamente, soffoca insieme alla proprietà la libertà.
Voci del paese reale
Marco Tangheroni
Le testimonianze di associazioni attive nel paese reale sono state ospitate nell’ambito di una tavola rotonda presieduta dallo storico prof. Marco Tangheroni, preside della facoltà di magistero della Università di Sassari. Vi hanno partecipato la prof.ssa Rita Calderini, per il CNADSI, il magistrato dr. Francesco Mario Agnoli, per Magistratura Indipendente, il dr. Franco Emide, per il Segretariato Iniziative Pubblica Moralità e il preside, prof. Carlo Prestipino.
È stata una occasione, ha osservato il prof. Tangheroni – che ha presentato i partecipanti e ha riassunto quanto emerso nei quattro interventi -, per offrire uno spaccato, certamente incompleto, su un paese reale che non è ancora socialista e resiste alla prospettiva di diventarlo.
Rita Calderini
La prof.ssa Rita Calderini, segretaria del CNADSI, Comitato Nazionale Associazioni Difesa Scuola Italiana, dopo avere presentato la sua associazione che, da ventidue anni si oppone a una legislazione sempre più socialista anche in campo scolastico, ha passato in rassegna i mali «storici» della scuola italiana, a partire dalla riforma Bottai, del 1942, che istituiva i «centri scolastici», fino alla «democratizzazione» scolastica avviata con la riforma della scuola media e la istituzione della scuola media unificata.
Il CNADSI sta ora conducendo una attiva campagna contro il disegno di legge di riforma delle scuole superiori già approvato dalla Camera e presto in discussione al Senato.
Chiudendo il suo intervento con una annotazione di carattere personale, la prof.ssa Calderini ha ricordato il contenuto dell’articolo 3 del disegno di legge di riforma delle superiori, che modifica nella sostanza l’insegnamento religioso, aprendo la via all’insegnamento di tutte le confessioni religiose, e ha denunciato l’avallo offerto a quest’articolo, che si pone ben oltre il Concordato, anche da parte di cattolici autorevoli.
Francesco Mario Agnoli
Il magistrato Francesco Mario Agnoli, esponente di Magistratura Indipendente, dopo una rapida analisi degli orientamenti della magistratura italiana, ha osservato come nella società attuale, altamente politicizzata, l’antico ed essenziale principio della imparzialità del giudice si sia trasformato in quello, diverso, della neutralità del giudice nei confronti delle diverse istanze ideologiche e delle diverse proposte partitiche. Tale neutralità, ha osservato, è certamente riduttiva dell’attività del giudice che, in linea di massima, dovrebbe essere sì imparziale, ma non neutrale, dovendo anzi soccorrere con la forza dell’ordinamento giuridico l’oppresso contro l’ingiusto oppressore e aiutare il bene a trionfare sul male. Allo stato attuale, tuttavia, non adeguandosi la legislazione al diritto naturale, la neutralità del giudice, che si estrinseca in un rigoroso adeguamento alla legislazione vigente, esplica un ruolo pur sempre positivo, anche se modesto, in quanto impedisce che in nome di una giustizia di parte, o addirittura personale, i giudici determinino o agevolino, come alcuni di essi apertamente auspicano, una trasformazione della società in senso marxista.
Franco Emide
Il dott. Franco Emide, del Segretariato Iniziative Pubblica Moralità, ha descritto quella che ha definito la nuova fase dell’attacco anticristiano contro la vita dell’uomo, condotta sottilmente attraverso i mass-media, il cui orientamento prevalente è contrario alla Chiesa e, quindi, all’uomo.
Come momento di questo attacco il dr. Emide ha indicato, tra l’altro, la marea pornografica, che non viene in alcun modo arginata dalle autorità e avanza nell’assenza di reazione del mondo cattolico.
Reagire è, invece, ha sottolineato, un dovere morale e politico per tutti gli uomini di buona volontà.
Carlo Prestipino
Il prof. Carlo Prestipino, preside a Milano, ha fatto rilevare come un processo di moralizzazione, quale si auspica da più parti, presupponga, logicamente, una morale cui fare riferimento. Tale morale, ha ricordato, è per i cristiani quella fondata sulla legge eterna di Dio che, in concreto, si esprime nei dieci comandamenti ed è scritta a caratteri indelebili nella mente e nel cuore dell’uomo.
Coloro che pubblicamente fanno professione di ateismo, dunque, non credono in quella morale cui tutti facciamo implicitamente riferimento quando parliamo semplicemente di morale. Come possono, dunque, si è chiesto il prof. Prestipino, parlare alcuni di «moralizzazione» (della vita pubblica, ecc.) senza specificare il tipo di morale su cui intendono appoggiarsi nella propria opera?
Qualcosa di analogo avviene, ha aggiunto, quando si parla di libertà senza specificare chiaramente ciò che si intende con questa parola. La libertà di insegnamento, per esempio, senza libertà di apprendimento e senza libertà della famiglia nella scelta della scuola e della educazione, diventa prevaricazione dei diritti degli alunni e delle loro famiglie.
Il secondo giorno dei lavori
Luigi Prosdocimi
Nel suo intervento, il prof. Luigi Prosdocimi, docente di Storia della Chiesa alla Università Cattolica del Sacro Cuore, ha premesso alcune osservazioni di carattere generale sulla crisi della coscienza cristiana attuale, soffermandosi, in particolare, sul divario tra coscienza cristiana e istituzioni, e osservando che questo divario, frutto di due secoli di presenze ideologiche risalenti all’illuminismo, va superato con il recupero di un senso unitario della società, al di là degli astrattismi e delle distinzioni esasperate cui il mondo attuale è abituato.
Il prof. Prosdocimi ha concluso richiamando l’attenzione degli amici di Cristianità sul concetto tradizionale che della Cristianità, appunto, si è avuto attraverso la storia d’Europa, ricordando, anzi, che l’Europa altro non fu che la Cristianità stessa.
In chiusura il prof. Prosdocimi ha letto alcuni passi del recente discorso di Sua Santità Giovanni Paolo II ai vescovi europei.
Massimo Introvigne
La famiglia e la Rivoluzione sessuale è stato il tema della relazione del dott. Massimo Introvigne, ricercatore presso la cattedra di filosofia del diritto della Università di Torino, che ha esordito con una breve indagine sulle premesse culturali della crisi morale del nostro tempo.
C’è un collegamento – ha fatto rilevare – tra crisi morale e mentalità gnostica e ha mostrato come la odierna crisi di valori abbia come presupposto una perdita della nozione della persona umana razionale come punto di riferimento della moralità. Vi è poi un nesso, ha notato, tra società socialista e Stato permissivo, e ha rilevato come il laicismo neo-socialista intende costituire la sintesi tra un pensiero economico neo-marxista e un permissivismo libertario sul piano morale.
Aborto, pornografia, femminismo esasperato sono le manifestazioni più evidenti di questa crisi, di cui il dott. Introvigne ha ricordato l’articolata denuncia che ne ha fatto il pontefice nei suoi reiterati interventi in tema di morale.
Giovanni Formicola
Sulla espropriazione statalistica del diritto a educare si è soffermato, nella sua relazione, il dott. Giovanni Formicola, che ha preliminarmente definito il carattere dell’educazione come opera di formazione dell’uomo verso la propria perfezione naturale e sovrannaturale, specificando che la titolarità di tale competenza si ripartisce tra famiglia, Chiesa e Stato, con quest’ultimo, però, in funzione assolutamente sussidiaria o secondaria.
Attraverso un breve excursus storico, il dott. Formicola ha descritto l’attuale situazione di limitazione grave di questo diritto. La sua pratica espropriazione statalistica è stata documentata sulla scorta di disposizioni legislative e amministrative che subordinano l’istituzione di scuole a «concessioni» da parte dello Stato e causano disparità di trattamento tra scuola pubblica e scuola privata. È stata inoltre rilevata la contrarietà al diritto naturale della tendenza a vietare ai genitori la possibilità di interferire nella educazione scolastica dei propri figli.
Al termine della sua relazione, il dott. Formicola ha lanciato un appello alla mobilitazione civica e culturale per restaurare il diritto alla educazione nelle coscienze e nell’ordinamento giuridico.
Mircea Clinet
La quarta seduta si è svolta con la presidenza dell’archimandrita greco-cattolico, padre Mircea Clinet, docente alla Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha analizzato la situazione della Chiesa cattolica nei paesi dell’est con riferimento alle ultime vicende, successive al simposio dei vescovi europei a Roma.
L’archimandrita greco-cattolico ha pronunciato un giudizio critico nei confronti degli ortodossi che, nella diaspora degli esuli, svolgono spesso – ha denunciato – il compito di seminare divisione e discordia, per ordine dei regimi socialisti.
Concludendo il suo intervento, padre Clinet ha voluto ricordare una frase del cardinale Stepinac, il primate croato perseguitato dai comunisti nel dopoguerra, pronunciata di fronte ai giudici: «Questa non è libertà e noi non vogliamo essere schiavi senza nessun diritto. Combatteremo con tutti i mezzi legali per i nostri diritti nella nostra Patria».
Giovanni Cantoni
Il direttore di Cristianità, Giovanni Cantoni, ha concluso i lavori del convegno svolgendo la relazione che ne costituiva il tema, Per una presenza cattolica in un mondo socialista.
La cultura dominante, che separa la politica dalla morale religiosa, è stata individuata dal direttore di Cristianità come la ragione remota e la causa prossima della secolarizzazione della nazione italiana, avviata verso un regime socialista.
Soffermandosi sulle possibilità di una rinascita cattolica, Giovanni Cantoni ha escluso che, allo stato attuale delle cose, la classe dirigente democristiana possa costituirne l’elemento trainante, a causa del suo confessato modernismo sociale, e ha auspicato la diffusione di una cultura politica cattolica che costituisca il presupposto per una rinnovata aggregazione sociale e per la difesa delle esigenze fondamentali della natura umana espresse nel decalogo. Tale rinascita, ha precisato, è la condizione e la premessa per una omogenea rappresentanza politica.
Ed è per questo che il direttore di Cristianità, prima che i circa 500 presenti si recassero nella vicina cappella dell’Augustinianum a recitare il santo rosario e a ricevere la benedizione eucaristica, ha lanciato un appello ai cattolici e agli uomini di buona volontà perchè non si ritirino o non si lascino chiudere in un rinnovato Aventino, favorendo così la instaurazione del regime socialista, ma si organizzino e si impegnino per porre le basi della restaurazione di una civiltà che sia a misura di uomo e secondo il piano divino.