« Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati » (Rm 8,26-30).
Chi non ha sperimentato di sentirsi terribilmente solo in mezzo a tanta gente? O di provare un silenzio “vuoto” in mezzo a tanto rumore e a tante chiacchiere? Il silenzio di Dio è un silenzio “pieno”, un silenzio intenso. Per coglierlo però bisogna fare silenzio a nostra volta.
Mettere da parte le nostre parole, i nostri pensieri. Svuotarci per fare posto alle sue parole silenziose e ai suoi pensieri ineffabili. Perché fare silenzio? Perché, se ci pensiamo bene, non sappiamo che cosa dire. Non sappiamo parlare con Dio, non conosciamo la sua lingua.
Le nostre preghiere sono dei monologhi, sono un “parlarsi addosso”. Se, con umiltà, troviamo la forza e il coraggio di ammetterlo, allora « […] lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili [στεναγμοῖς ἀλαλήτοις: sospiri inespressi]» (v. 26).
Ascoltare in profondità è un’arte… che dobbiamo chiedere come una grazia. Astenerci dal parlare noi, dall’interrompere, è segno di buona educazione quando qualcuno davanti a noi parla. Siamo educati con Dio? In fondo pregare è soprattutto questo: lasciar parlare Dio.
Il Santo del giorno: San Germano, Vescovo