« Disse poi a colui che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti” » (Lc 14,12-14).
Che cosa vuol dire essere veramente umili? Santa Teresa d’Avila ce lo insegna: « umiltà è camminare nella verità ». Non solo nella verità dei nostri limiti, delle nostre piccolezze, meschinità, cattiverie nascoste… che svelano la loro realtà e presenza efficace solo a chi guarda con perseveranza dentro di sé.
Più chiaramente: a chi fa l’esame di coscienza quotidiano, non come pura “introspezione psicologica”, ma come preghiera, come colloquio con Gesù misericordioso, ringraziandolo innanzitutto delle sue innumerevoli misericordie e chiedendogli umilmente di aiutarlo a vedere come non corrisponde alle sue grazie. Con quella fiducia, che nasce proprio dalla consapevolezza che Lui ci ama e non cerca una corrispondenza nei nostri poveri gesti (le nostre opere sempre insufficienti) ma nel nostro amore.
Ma la verità dell’umiltà non sta solo qui. È una verità più alta quella che dobbiamo cercare, accettare con stupore, accogliere e vivere. Si tratta del fatto che Gesù ci ama veramente. Con un amore gratuito (altrimenti che amore sarebbe?). La verità dell’umiltà ci fa entrare nell’evidenza del “gratis” dell’amore. Un amore che non cerca il “contraccambio”, ma la corrispondenza dell’amore. “Contraccambio” e “corrispondenza” non sono affatto la stessa cosa.
La verità dell’umiltà è la verità della preghiera. Accogliere l’amore di Gesù e vivere nella sua verità vuol dire in fondo imparare ad essere “gratuiti”, a non cercare il “contraccambio”.
Il Santo del giorno: San Carlo Borromeo, Vescovo