Pierre Faillant de Villemarest, Cristianità n. 162 (1988)
L’improvviso rafforzamento di Mikhail Gorbaciov, che cumula le cariche di segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e di presidente della stessa Unione Sovietica, conferma che la «liberalizzazione» economica non si estende assolutamente al campo politico e che il pericolo per l’Occidente cresce.
Mentre i «mass media» occidentali plaudono
Quasi un «golpe» al Cremlino
Il Comitato Centrale del Partito Comunista dell’unione Sovietica e il Soviet Supremo dovevano riunirsi il 26 e il 27 ottobre 1988. Improvvisamente anticipate al 29 e al 30 settembre, nel corso delle loro sessioni hanno rapidamente realizzato un piano segreto ordito da Mosca, da numerose repubbliche sovietiche e anche da complici in buona posizione in diversi Stati satelliti, fra cui la Repubblica Democratica Tedesca.
Il colpo da maestro del segretario generale, Mikhail Gorbaciov, per non mettere in sospetto fino all’ultimo momento i suoi oppositori, è consistito nel ricevere tranquillamente, come previsto, Erich Honecker, il giorno stesso in cui richiamava a Mosca il ministro degli Esteri Eduard Shevardnadze, membro titolare del Politburo, partito per una permanenza di una settimana alle Nazioni Unite.
Poiché la partita si giocava più o meno sul filo di uno o di due voti fra i tredici gerarchi di grado più elevato, a seconda degli argomenti in discussione, il voto del ministro degli Esteri era indispensabile. È stato richiamato anche il maresciallo Serghei F. Akhromeiev, capo di stato maggiore generale e membro titolare del Comitato Centrale, al momento in Svezia, perché, in occasione della riunione del parlamento del partito, appoggiasse senza esitazione il clan Gorbaciov con la sua influenza sulla ventina di marescialli e di generali che contano. Il tutto per dare finalmente corso ai mutamenti di personale che tale clan non aveva potuto imporre nel giugno del 1988.
Da parte sua, il 28 settembre, Mikhail Gorbaciov diceva al «numero uno» della Repubblica Democratica Tedesca, approfittando del fatto che la televisione riprendeva la loro visita in una fabbrica, che «questo paese non può uscire dalla stagnazione con una serie di misure non legate fra di loro… Sono indispensabili cambiamenti radicali nel partito, nello Stato, nell’agricoltura, nel personale politico, nella mentalità…».
Si poteva capire quindi, dal tono rilassato del segretario generale e dal silenzio della maggioranza dei membri del Politburo, che tutto era stato giocato prima. Infatti, la seduta del Comitato Centrale è durata solamente un’ora e un quarto, e ancora meno quella del Soviet Supremo, per approvare progetti che sono venuti a valanga.
Malgrado la glasnost, la «trasparenza», le autorità negano che vi sia stata una crisi. Ma Yegor Ligaciov, da due anni a questa parte, non si tratteneva dal criticare non soltanto le opzioni economiche della politica di Mikhail Gorbaciov, ma anche le sue conseguenze direttamente politiche. E questi gli ha giocato un brutto tiro mantenendolo — provvisoriamente — in una carica elevata, ma affidandogli la supervisione dell’agricoltura… il settore più delicato!
Diversamente dalla maggior parte dei commentatori penso che, anche se Viktor Chebrikov perde la direzione del KGB, il fatto che sia ormai non soltanto membro titolare del Politburo, ma, inoltre, uno dei segretari del partito, incaricato della Commissione Giustizia e Diritto, significa che Mikhail Gorbaciov non poteva fare a meno di questo vecchio componente delle équipe di Yuri Andropov. E questo fatto costituisce un cattivo segno per le libertà. Affidare un tale incarico a un uomo soprannominato «Torquemada» quando interrogava i detenuti, sta a indicare che, come ai tempi della NEP, la Nuova Politica Economica leniniana, il «liberalismo» economico non si estenderà al campo politico.
Mikhail Gorbaciov ha bisogno di circa due anni prima di colpire, cioè il tempo che l’Occidente gli si apra un poco di più, e continui ad aiutarlo a riorganizzare la sua economia. Fra gli indizi del fatto che il regime prepara il momento in cui richiuderà il suo coperchio sta l’affaire di un nuovo decreto emanato nel luglio del 1988 e del quale si è conosciuta l’esistenza soltanto a metà settembre, quando veniva applicato senza essere stato pubblicato.
Questo decreto prevede dai sei mesi a un anno di carcere o più — e all’equivalente della non corresponsione di dieci mensilità di salario — in tutti i casi in cui qualcuno sarà stato colto a manifestare illegalmente una seconda volta, di persona oppure per iscritto.
Dal momento che tutti gli autentici oppositori del regime hanno già manifestato, in un modo o nell’altro, si può prevedere come Viktor Chebrikov farà da supervisore alla Giustizia e al Diritto sia in Unione Sovietica che nei paesi annessi!
Il rafforzamento dei «poliziotti» nelle cariche superiori
Fra i mutamenti introdotti, si può notare una sola promozione a membro titolare del Politburo, quella di Vadim Medvedev, di cinquantanove anni, che viene incaricato dell’ideologia. Ma, inoltre,
1. vi è un nuovo membro supplente del Politburo — che passa a otto membri —, accanto al ministro della Difesa Dimitri Iazov: si tratta di Aleksandr A. Vlasov, ministro degli Interni — da cui dipende l’MVD, la polizia —, di cinquantasei anni, membro titolare del Comitato Centrale dal 1981, legato a Mikhail Gorbaciov da trent’anni. Si noti che fra i dodici membri titolari in carica dai primi giorni di ottobre vi sono già tre «poliziotti» di carriera e cioè Viktor Chebrikov, Eduard Shevardnadze e V. Vorotnikov.
2. E non è tutto: al posto del veterano Mikhail Solomenzev, di settantaquattro anni, messo in pensione, il nuovo responsabile della potente Commissione di Controllo del partito è Boris Karlovic Pugo, di cinquantun anni, dal marzo del 1986 in veste di primo segretario del Partito Comunista della Repubblica Socialista Sovietica della Lettonia… che, di fatto, è generale del KGB.
3. Il nuovo direttore del KGB è il generale Vladimir A. Kriutchkov, di sessantaquattro anni, dal 1978 uno dei vicedirettori; e, dal 1987, uno dei tre primi vicedirettori di questo organismo. Per otto anni ha diretto il l° Direttorato Principale, cioè lo spionaggio nel mondo, e supera così i due altri, uno dei quali, N. Jemonokhov, è più anziano di lui. Per quale ragione? Perché Vladimir A. Kriutchkov è fra quelli che, dal 1985, hanno animato la frazione gorbacioviana all’interno dei «servizi».
Se qualcuno crede di cogliere in questi fatti e in queste nomine un’evoluzione liberale del regime, si tratta di soggetto veramente molto ottimista! E vero che Vladimir A. Kriutchkov non fa parte del Politburo, ma si tratta di una conseguenza dei progetti di riorganizzazione dei servizi di polizia e segreti dell’unione Sovietica, concepiti da Mikhail Gorbaciov e da Anatoly Ivanovic Lukyanov. Questi servizi dovrebbero essere posti alle dirette dipendenze di un nuovo Consiglio Nazionale di Sicurezza, accanto o al posto dell’attuale Consiglio di Difesa; questo super-Politburo sarebbe automaticamente presieduto dal segretario generale e capo dello Stato, quale è oggi Mikhail Gorbaciov. Ne farebbero parte soltanto circa cinque membri titolari del Politburo, più il capo di stato maggiore generale delle forze armate, Serghei F. Akhromeiev, che ne è il segretario permanente e che controlla il GRU, il servizio di spionaggio militare, mentre Mikhail Gorbaciov e uno dei suoi secondi avrebbero la supervisione anche del KGB, a cui verrebbero tolte le funzioni di repressione all’interno, che passerebbero alle dipendenze del ministro degli Interni. E che il nuovo ministro degli Interni — da cui, come ho detto, dipende l’MVD — sia V. Truchin — fino a ora «numero due» di Aleksandr A. Vlasov — oppure si tratti di un altro, il fatto non impedirà che Mikhail Gorbaciov e il suo gabinetto personale controllino ormai nello stesso tempo l’MVD, il KGB e il GRU, dal momento che lo stesso Mikhail Gorbaciov ha imposto le sue vedute in seno al Politburo rimaneggiato e anche in seno allo Stato. E non si deve dimenticare che l’MVD non è soltanto il corpo di polizia incaricato dei normali compiti di mantenimento dell’ordine pubblico e di sorveglianza sulla circolazione, ma dispone anche di truppe speciali d’intervento interno… i cui elementi d’urto hanno già operato di recente in Armenia.
4. Anatoly I. Lukyanov — amico e consigliere del segretario generale e che ha lavorato dal 1987 al rimaneggiamento dei servizi segreti e di polizia — è promosso contemporaneamente membro supplente del Politburo e vicepresidente del Soviet Supremo, quindi dello Stato, dietro a Mikhail Gorbaciov. Ci si renderà presto conto che — a differenza dei suoi predecessori in questa carica — non sarà un elemento decorativo… ma un secondo Gorbaciov incaricato di sorvegliare il parlamento dei Soviet e, da questa posizione, i meccanismi governativi.
5. Il già ricordato ex ministro degli Interni, Aleksandr A. Vlasov, diventa primo ministro della RSFSR, la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, che è la più importante per superficie, per popolazione e per industrie fra le repubbliche dell’unione Sovietica. Saprà quindi far applicare le riforme economiche e contemporaneamente la disciplina, dopo aver insediato nelle diverse repubbliche — fra le quali anche la RSFSR — ministri degli Interni perfettamente allineati con lui…
Fingendo di porre gli organismi segreti e di polizia in una posizione inferiore dell’organigramma, dal momento che i loro dirigenti non fanno parte del Politburo, Mikhail Gorbaciov è riuscito a compiere una manovra perfetta, cioè a suggerire ai commentatori occidentali di rallegrarsi per questa apparenza di liberalismo: già The Washington Post e The International Herald Tribune affermano, nei titoli dell’inizio di ottobre, che ormai «il partito domina il KGB», come se — peraltro — il Partito Comunista dell’unione Sovietica fosse stato, dal 1917, un modello di democrazia e di liberalismo…
Ma già Vladimir Ilic Lenin sosteneva: «Dite loro quello che vogliono sentire e ci crederanno molto volentieri!». Ecco fatto. E Ghennadi Gherassimov, domenica 2 ottobre, si è affrettato a proclamare che «le modifiche nella gerarchia possono solo influenzare beneficamente lo sviluppo dei rapporti sovietico-americani»…
Se Mikhail Gorbaciov riesce a stabilizzare e a rafforzare la sua economia grazie alla premura occidentale nel prestargli aiuto, derivante dall’impressione che «liberalizzi», entro due anni si vedrà con stupore che nulla di tutto questo ha giocato in favore della pace e della sicurezza dei nostri paesi. Se non vi riesce, le constatazioni saranno le stesse: compariranno semplicemente le prove di una tirannide rafforzata più rapidamente e con anticipo contro le popolazioni; e in materia di armamenti accadrà la medesima cosa, dal momento che la loro riduzione in quantità è ogni giorno meno significativa rispetto al loro aumento in efficacia, alle porte dell’Europa.
Pierre Faillant de Villemarest