di Michele Brambilla
L’udienza generale di mercoledì 18 dicembre cade agli inizi di quel particolare periodo liturgico che prende il nome di “ferie prenatalizie”, popolarmente caratterizzato dalla preghiera della Novena di Natale. Papa Francesco sospende allora la narrazione degli Atti degli Apostoli per concentrarsi nuovamente su qualcosa che gli sta molto a cuore in queste settimane di Avvento: il presepe. «Il presepe infatti “è come un Vangelo vivo” (Lett. ap. Admirabile signum, 1). Porta il Vangelo nei posti dove si vive: nelle case, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e di ritrovo, negli ospedali e nelle case di cura, nelle carceri e nelle piazze».
Come constata lo stesso Pontefice, i giorni immediatamente precedenti il Natale sono carichi di frenesia. «In questi giorni», dice, «mentre si corre a fare i preparativi per la festa, possiamo chiederci: “Come mi sto preparando alla nascita del Festeggiato?”. Un modo semplice ma efficace di prepararsi è» proprio «fare il presepe».
Il protagonista assoluto del presepe e della solennità imminente rimane, infatti, sempre Lui, il Signore Gesù: «Il Bambino nel presepe ci trasmette la sua tenerezza. Alcune statuine raffigurano il “Bambinello” con le braccia aperte, per dirci che Dio è venuto ad abbracciare la nostra umanità».
Accanto a Gesù bambino ci sono sempre la Madonna, che Lo concepì per opera dello Spirito Santo, e san Giuseppe, chiamato a diventare il padre “adottivo” del Figlio di Dio: «Possiamo immaginare i pensieri e i sentimenti che avevano mentre il Bambino nasceva nella povertà: gioia, ma anche sgomento. E possiamo anche invitare la Sacra Famiglia a casa nostra, dove ci sono gioie e preoccupazioni, dove ogni giorno ci svegliamo, prendiamo cibo e sonno vicini alle persone più care». In proposito Francesco osserva: «La parola presepe letteralmente significa “mangiatoia”, mentre la città del presepe, Betlemme, significa “casa del pane”. Mangiatoia e casa del pane: il presepe che facciamo a casa, dove condividiamo cibo e affetti, ci ricorda che Gesù è il nutrimento, il pane della vita (cfr Gv 6,34)», spronando a riceverlo nell’Eucaristia.
Il Papa spiega quindi che «il presepe ci offre un altro insegnamento di vita. Nei ritmi a volte frenetici di oggi è un invito alla contemplazione. Ci ricorda l’importanza di fermarci. Perché solo quando sappiamo raccoglierci possiamo accogliere ciò che conta nella vita». In questo modo il presepe salda sia la dimensione attiva sia quella contemplativa, divenendo pienamente «Vangelo domestico». Consente infatti un’ignaziana composizione di luogo attraverso cui l’uomo analizza tanto le proprie azioniquanto i propri progetti che si propone per il presente e per il futuro alla luce della Parola (Verbum) incarnata di Dio.
Giovedì, 19 dicembre novembre 2019