di Cristina Cappellini
Abbi cura di me: quello che potrebbe sembrare solo il titolo di una canzone, di un libro e di un tour di successo è invece, di fatto, un motto universale e un inno che si nutre di speranza, di ricerca interiore, di comprensione e di amore verso il prossimo; il coronamento di una vita e di una carriera che stanno galoppando insieme ai sentimenti di tutte le persone che ne vengono coinvolte (persino travolte) e che sono destinate a proporre ancora grandi perle di cultura, di emozioni, di intelligenza. Sì, perché Simone Cristicchi (come avevo già scritto a proposito dello spettacolo teatrale Manuale di volo per uomo, tra l’altro in cartellone dal 21 al 26 gennaio 2020 al Teatro Sociale di Brescia) non smette mai di stupirci e di incantarci. Pur sapendo molto di lui, seguendolo da anni, devo ammettere che, leggendone (o meglio divorandone), il nuovo libro biografico Abbi cura di me ho scoperto dettagli, aneddoti e circostanze che non conoscevo o che conoscevo superficialmente. Leggendo il libro, scritto a quattro mani con Massimo Orlandi per le Edizioni San Paolo, si percorre un interessante ed emozionante viaggio attraverso la vita di un uomo che cresce e che cambia, con il passare del tempo, senza mai perdere la propria autenticità.
La carriera di Cristicchi non è stata facile, piena di insidie e di alti e bassi. Rispecchia la sua vita, del resto. Non era ancora l’era dei talent la sua, altrimenti la strada verso il successo avrebbe potuto essere meno ardua, evitandogli la dura gavetta, ma personalmente faccio molta fatica a immaginare Cristicchi sul palco di Amici o di X Factor, perché quello che si vede oggi di lui è proprio il frutto di una carriera costruita poco a poco, volta a inseguire idee e passioni più che successo e business.
Simone è infatti un artista poliedrico che, come si usa dire in gergo, si è fatto da solo, nella gioia e nel dolore, ma sempre con la ferma convinzione che quello che provava a fare andava fatto perché la sua curiosità e la sua coscienza glielo richiedevano, anche se questa spinta interiore non è stata sempre immediatamente compresa dal pubblico. Ma lui è tenace e non ha mai rinunciato a mettersi in gioco, nonostante un’infanzia difficile a causa della prematura scomparsa del padre e delle difficoltà che vive un ragazzo che si pone costantemente tante domande. Ora quel ragazzo è diventato un uomo maturo, felice, di grande successo, ma ancora in cerca di risposte. E se fino a non molto tempo fa le risposte le cercava nelle persone che incontrava e che si metteva a studiare, per poi portare le loro storie sul palcoscenico (dai matti negli ex manicomi ai minatori, dai soldati morti in guerra alle vittime dell’esodo giuliano dalmata e delle foibe) è con uno spettacolo in particolare (Il secondo figlio di Dio, incentrato sulla storia del predicatore David Lazzaretti) che Simone sente il bisogno di affrontare anche una dimensione fino a quel momento trascurata: quella spirituale.
Abbandonati ormai i vecchi istinti anticlericali, si mette allora su una strada nuova, quella del ritiro, nonché dell’incontro e del confronto con uomini e donne di chiesa, della meditazione, prima nella Fraternità di Romena, in Toscana, dove si trova per ragioni artistiche e dove ritorna da solo in un secondo momento, poi nell’eremo di Campello sul Clitunno in Umbria, dove nascono nuove ispirazioni e dove la sua anima fiorisce come in un incanto. E dopo qualche tempo il cantautore romano, che nel frattempo si è fatto crescere una folta barba scura, regala una vera perla di poesia e musica: Abbi cura di me, che porta a Sanremo 2019 e in tour in tutta Italia.
E allora dico: che Dio abbia cura di Simone Cristicchi e della sua anima errante, così piena di vita, di bellezza e di sete di ricerca.
Sabato, 11 gennaio 2020