Con il procedimento della generalizzazione un tentativo — messo in opera dal quotidiano torinese La Stampa — di squalificare chi fa contro-informazione.
Un episodio di intossicazione propagandistica
«Cristianità», Botha e risposta
Il 19 novembre 1987 su La Stampa, all’interno della rubrica Persone curata da Lietta Tornabuoni, è comparso un trafiletto dedicato a Cristianità (1): sulla base di un fascicolo — il n. 148-150 — inviato dal Consolato Generale della Repubblica Sudafricana al quotidiano torinese, la giornalista afferma che «Alleanza Cattolica parrebbe un gruppo religioso estremista di destra» e, generalizzando, conclude che appunto «Cristianità viene diffuso a spese» di tale organismo diplomatico. Inoltre, recensendo sommariamente gli articoli contenuti nel fascicolo che ha fra mani, attribuisce alla rivista «forti pronunciamenti antinucleari», ma qualche giorno dopo — forse avendo finalmente letto il testo relativo — smentisce la propria affermazione in proposito (2).
Alla notista ha risposto, il 1° dicembre, l’ufficio stampa di Cristianità con una lettera nella quale si ricorda anzitutto che «Alleanza Cattolica è un movimento civico-culturale di cattolici che opera per la diffusione e la promozione della dottrina sociale naturale e cristiana secondo l’insegnamento del Magistero costante della Chiesa cattolica»; si fa poi notare che «Cristianità è arrivato al suo XV anno di vita», che «non gode di finanziamenti o contributi di nessun ente o persona estranea all’associazione [di cui è organo ufficiale] e tanto meno del Consolato del Sud Africa», che «può essere acquistato da chiunque» e che, «nel caso di specie, il Consolato generale della Repubblica del Sud Africa ha acquistato 55 copie del numero 148-150 di Cristianità».
Passando dal fatto al merito, perché il Consolato Generale della Repubblica Sudafricana avrà ritenuto di approvvigionarsi di ben cinquantacinque copie di Cristianità? Perché nel numero in questione compare un articolo su Nelson Mandela, il leader dell’ANC, l’African National Congress, in cui documentatamente si contesta la fondatezza della sua candidatura al Premio Nobel per la Pace per il 1987 (3). Se questa è stata — con ogni evidenza — la ragione dell’interesse dell’organismo diplomatico sudafricano, non è inutile segnalare che l’ambasciata della stessa Repubblica Sudafricana è solita non solo raccogliere quanto viene pubblicato in Italia a proposito della realtà sociopolitica che rappresenta, ma anche diffondere detto materiale — non sappiamo se in misura maggiore oppure minore alle cinquantacinque copie —, indipendentemente dallo spirito con cui è stato scritto e senza commento, e naturalmente a sue spese: per esempio, la rassegna stampa del 1986, curata dal Consigliere all’Informazione di tale ambasciata, riporta diversi articoli tratti proprio da La Stampa (4).
Identificata la ragione dell’interesse della rappresentanza diplomatica sudafricana per Cristianità — interesse che, per altro, si estende anche a La Stampa — qual’è la ragione dell’interesse di Alleanza Cattolica per la Repubblica Sudafricana? Poiché l’opinione pubblica italiana non viene certo informata a proposito della situazione in cui versano le popolazioni dell’Africa Australe, ma semplicemente incitata, quando non aizzata, dalla quasi totalità dei mass media a parteggiare per chiunque operi per abbattere il governo guidato da Pieter Willem Botha e diffami quanti dialogano con esso sul presente e sul futuro della regione — cioè, di fatto, a sostenere i terroristi dell’ANC e il partito comunista sudafricano, auspicando il loro avvento al potere —, rebus sic stantibus, anche se Cristianità non è un organo di informazione surroga come può un notiziario tanto gravemente carente da lasciare scoperto un cospicuo «resto di verità» fattuale. Perciò è intervenuta in passato — a partire da un programmatico Rapporto sul Sudafrica (5) — e interverrà in futuro al servizio di quanti — in Sudafrica come in Italia — non si accontentano delle illuminazioni ricavate dalla rilevazione del «timbro dell’affrancatura postale in abbonamento», ma cercano anzitutto la verità dei fatti, sulla cui base seriamente «operare per la trasformazione cristiana della società mediante cambiamenti che siano conformi al messaggio evangelico» (6), evitando ogni complicità con «coloro che, forse per incoscienza, […] tradiscono i poveri che intendono servire» (7).
Note:
(1) Cfr. La Stampa, 19-11-1987.
(2) Cfr. ibid., 22-11-1987.
(3) Cfr. Ettore Ribolzi, Chi è Nelson Mandela, in Cristianità, anno XV, n. 148-150, agosto-settembre-ottobre 1987.
(4) Cfr. REPUBBLICA DEL SUDAFRICA, Rassegna Stampa 1986, a cura del Consigliere all’Informazione dell’Ambasciata, pp. 18, 23, 37-38, 38-39, 43 e 47-48.
(5) Cfr. MASSIMO INTROVIGNE, Rapporto sul Sudafrica, in Cristianità, anno XIII, n. 126, ottobre 1985. Cfr. anche Appello contro il «disinvestimento», ibid., anno XIV, n. 136-137, agosto-settembre 1986; E. RIBOLZI, Ripensamento della Conferenza Episcopale Sudafricana sulle sanzioni economiche, ibid., anno XV, n. 143, marzo 1987; IDEM, L’altra faccia di Desmond Tutu, ibid., n. 144-145, aprile-maggio 1987; e IDEM, «Teologia della liberazione» di stampo marxista in Sudafrica, in questo stesso fascicolo.
(6) GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai Vescovi della Conferenza Episcopale dell’Africa Meridionale, del 27-11-1987, n. 3, in L’Osservatore Romano, 28-11-1987.
(7) SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istruzione su alcuni aspetti della «teologia della liberazione» «Libertatis nuntius», del 6-8-1984, XI, 10.