« Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è stato generato da lui. Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche l’iniquità, perché il peccato è l’iniquità. Voi sapete che egli si manifestò per togliere i peccati e che in lui non vi è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto » (1Gv 2,29-3,6).
Diventare Dio non è un assurdo: « Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi [Sal 81,6]? Diventare Dio in senso panteistico, cioè “costituendo con lui un’identità assoluta” vorrebbe dire smettere di essere sé stessi… Vorrebbe dire, letteralmente, “sprofondare nel nulla” e questo certamente non è né buono, né desiderabile.
La via che Gesù ci propone è ben diversa: è quella dell’amore. Nell’amore infatti i due amanti si fondono, ma rimanendo ciascuno diverso dall’altro…
La diversità è anzi l’indispensabile presupposto e la bellezza stessa dell’amore. « [Con il peccato] l’uomo ha preferito se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio: ha fatto la scelta di se stesso contro Dio, contro le esigenze della propria condizione di creatura e conseguentemente contro il suo proprio bene.
Costituito in uno stato di santità, l’uomo era destinato ad essere pienamente “divinizzato” da Dio nella gloria. Sedotto dal diavolo, ha voluto diventare “come Dio”, [cfr. Gen 3,5] ma “senza Dio e anteponendosi a Dio, non secondo Dio” [San Massimo il Confessore, Ambiguorum liber: PG 91, 1156C] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 398).
« Per mezzo della potenza dello Spirito Santo, noi prendiamo parte alla Passione di Cristo morendo al peccato, e alla sua Risurrezione nascendo a una vita nuova; siamo le membra del suo Corpo che è la Chiesa [cfr. 1Cor 12], i tralci innestati sulla Vite che è lui stesso [cfr. Gv 15,1-4].
Per mezzo dello Spirito, tutti noi siamo detti partecipi di Dio. […] Entriamo a far parte della natura divina mediante la partecipazione allo Spirito […]. Ecco perché lo Spirito divinizza coloro nei quali si fa presente [Sant’Atanasio di Alessandria, Epistulae ad Serapionem, 1, 24: PG 26, 585B] » (Ibid., n. 1988).
Accogliamo la vita di Gesù che ci trasforma; lasciamoci coraggiosamente trasformare in Lui da Lui.