« Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non seidavvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele “. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese » (Mt 2,1-12).
Gli antichi Padri cristiani, soprattutto siriaci, hanno tramandato una profezia, attribuita a Zoroastro, che parla dell’avvento negli ultimi tempi di un liberatore, detto Saušiant, il quale, nato da una vergine, avrebbe sconfitto definitivamente le potenze del male. Le fonti che abbiamo di questa profezia sono tutte cristiane e possiamo legittimamente pensare che essa non debba essere presa “alla lettera”.
Tuttavia sappiamo che gli zoroastriani del tempo non l’hanno contrastata, anzi, nel periodo della dominazione islamica, l’hanno addirittura favorita. Una ricostruzione storica attenta e rigorosa la rende del tutto plausibile (cfr. Giuseppe Messina, S.J., Una presunta profezia di Zoroastro sulla venuta del Messia, in: Biblica 14 [1933], pp. 170-198) nelle sue linee essenziali.
Certamente le differenze sono profonde: il Messia appare nella debolezza e opera la redenzione dei peccati morendo sulla croce, mentre il Saušiant è un potente guerriero, la cui vittoria avviene mediante una lotta e la cui liberazione non è dai peccati ma dalle potenze del male intese in senso molto materiale.
Questo fatto però ci aiuta a comprendere in che senso le mitologia pagane possono contenere delle verità profetiche, in che senso i “semi del Verbo” possono essere contenuti nelle religioni create dall’uomo. La profezia non è mai una “fotografia” della realtà ventura. Non lo sono neppure le profezie dell’Antico Testamento. Inoltre l’operato del Messia non è ancora arrivato al suo compimento, perché ci sarà una seconda e definitiva venuta.
Le profezie pagane nascono da uno sforzo di comprensione da parte della saggezza umana, in cui niente ci impedisce di scorgere un aiuto della grazia di Dio che guida l’uomo ad incontrare e ad accogliere la salvezza portata da Gesù. Quando la profezia è interpretata in modo aperto alla sua realizzazione divina e trascendente è buona, altrimenti è diabolica. Quello che vale per la religiosità naturale vale anche per la scienza.
Quando la ragione si chiude in sé stessa e pretende – irrazionalmente – di capire tutto, allora diventa demoniaca e distruttiva. Le due guerre mondiali del secolo scorso, entrambe frutto dell’ideologia, ne sono la tremenda testimonianza.