Di Michele Brambilla
La mattina del 6 gennaio Papa Francesco si riaffaccia su Piazza San Pietro per recitare l’Angelus della solennità dell’Epifania. Della pagina evangelica assegnata alla liturgia del giorno (cfr. Mt 2,1-12), il Santo Padre sottolinea con enfasi che, «alla fine del racconto evangelico, si dice che i Magi “avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2,12)».
Quale «altra strada» presero i Magi? Per comprenderlo, dice il Papa, occorre ripercorrerne brevemente la vicenda. «Questi sapienti, provenienti da regioni lontane», dice il Pontefice, «dopo aver viaggiato molto, trovano colui che desideravano conoscere, dopo averlo a lungo cercato, sicuramente anche con fatiche e peripezie. E quando finalmente giungono alla loro meta, si prostrano davanti al Bambino, lo adorano, gli offrono i loro doni preziosi. Dopo di che si rimettono in cammino senza indugio per tornare nella loro terra». Ma «[…] quell’incontro con il Bambino», osserva Francesco, «li ha cambiati», ha prodotto una vera e propria conversione.
Il sostantivo latino «conversio» deriva dal verbo «con-verto», che significa letteralmente «voltarsi». I Magi “cambiano direzione”, diventano missionari di quanto sono stati testimoni oculari: «l’incontro con Gesù non trattiene i Magi, anzi, infonde in loro una nuova spinta per ritornare al loro paese, per raccontare ciò che hanno visto e la gioia che hanno provato. In questo», chiosa il Pontefice, «c’è una dimostrazione dello stile di Dio, del suo modo di manifestarsi nella storia. L’esperienza di Dio non ci blocca, ma ci libera; non ci imprigiona, ma ci rimette in cammino, ci riconsegna ai luoghi consueti della nostra esistenza», ma con un “di più” che muove le azioni degli uomini. «I luoghi sono e saranno gli stessi, ma noi, dopo l’incontro con Gesù, non siamo quelli di prima. L’incontro con Gesù ci cambia, ci trasforma».
Come il Papa ripete ancora una volta, «ogni esperienza di incontro con Gesù ci induce ad intraprendere vie diverse, perché da Lui proviene una forza buona che risana il cuore e ci distacca dal male». Si continuano ad abitare gli ambienti tipici della socialità umana, ma con uno stile differente: «Questo indica che siamo noi a dover cambiare, a trasformare il nostro modo di vivere pur nell’ambiente di sempre, a modificare i criteri di giudizio sulla realtà che ci circonda». Ecco, precisa il Pontefice, «[…] la differenza tra il vero Dio e gli idoli traditori, come il denaro, il potere, il successo…; tra Dio e quanti promettono di darti questi idoli, come i maghi, i cartomanti, i fattucchieri. La differenza è che gli idoli ci legano a sé, ci rendono idoli-dipendenti, e noi ci impossessiamo di loro», mentre il vero Dio non è geloso delle nostre opere, non ci distrae affatto dalla realtà quotidiana, ma ci invita ad assumere un ruolo attivo e propositivo all’interno di essa, in piena libertà.
«Chiediamo» allora «alla Vergine Santa che possiamo diventare testimoni di Cristo là dove siamo, con una vita nuova, trasformata dal Suo amore».
Martedì, 07 gennaio 2020