Plinio Corrêa de Oliveira, Cristianità n. 117 (1985)
Sollievo e speranza in ulteriori interventi significativamente espressi dall’interno dell’incendio che divampa in America Latina.
Dopo la istruzione vaticana
Un primo ostacolo agli errori diffusi dalla «teologia della liberazione»
Circostanze diverse mi hanno impedito di scrivere a proposito della istruzione su alcuni aspetti della «teologia della liberazione», pubblicata dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede. Approfitto, quindi, della prima occasione che mi si offre per farlo. Adempio così – e con molto piacere – a un dovere particolare, che mi deriva da un fatto che in questo momento devo assolutamente ricordare.
Nel 1974 – quindi più di dieci anni fa – le TFP allora esistenti pubblicarono una dichiarazione relativa alla Ostpolitik vaticana e al complesso dell’azione di Paolo VI di fronte al comunismo, così diversa da quella del suo predecessore Pio XII. Tale dichiarazione costituiva una analisi accurata dell’argomento ed era significativamente intitolata La politica vaticana di distensione verso i governi comunisti. Per la TFP: non intervenire oppure resistere? Lunga tanto da occupare tre quarti di pagina di un quotidiano, il suo linguaggio era rispettoso, ma nello stesso tempo molto franco. Il suo passaggio culminante, e che riassumeva lo spirito con il quale era stata scritta, è il seguente: «Con questo atto filiale diciamo al Pastore dei Pastori: la nostra anima è Vostra, la nostra vita è Vostra. Ordinateci ciò che desiderate. Solo non comandateci di incrociare le braccia di fronte al lupo rosso che attacca. A questo si oppone la nostra coscienza». Il documento fu riprodotto in settantatré tra giornali e riviste di undici paesi, e non mi consta che qualcuno abbia rivolto la sia pure minima obiezione alla sua ortodossia e alla sua correttezza canonica (1).
Da allora a oggi, non conosco un solo pronunciamento sul comunismo, di fonte vaticana, tale da compensare quella che si potrebbe almeno definire la unilateralità della Ostpolitik vaticana. Ho appena detto: «non conosco». Noti quindi il lettore che non sto affermando che tale documento non esista. Infatti, la produzione dottrinale postconciliare è tanto abbondante da farmi seriamente dubitare che vi sia qualcuno, fuori dai circoli strettamente specialistici, che la conosca tutta, in modo tale da potere affermare che, almeno in questo oppure in quell’inciso di questo o di quel documento, non si trovi qualche pronunciamento che condanni in modo tassativo il comunismo. Ma il fatto è così improbabile che, se qualcuno mi indicasse questo inciso, mi causerebbe soddisfazione e anche molta sorpresa …
Con la istruzione del cardinale Ratzinger si può dire che è mutato qualcosa in questo desolante panorama. Infatti, essa mette in guardia i cattolici da deviazioni dottrinali di ispirazione marxistica, che si propagano ampiamente nei vasti territori del Brasile e dell’America Meridionale. E, a mio modo di vedere, sono largamente responsabili di quella autentica eruzione di agitazioni sociali, che si sta diffondendo in tutto l’interno del Brasile con una evidente tendenza a radicalizzarsi e a trasformarsi in una immensa guerriglia.
Per chi si sentiva angustiato davanti a questo spettacolo, per il momento tragico, ma che in breve tempo può diventare apocalittico, vedere che un organo come la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede afferma, nero su bianco, la incompatibilità della dottrina cattolica con il marxismo è come per qualcuno, che si trova dentro un incendio, sentirsi arrivare, inaspettatamente, il getto di acqua fresco e benefico di una pompa di pompieri.
E a me che, come presidente del consiglio nazionale della TFP brasiliana, sono stato il primo firmatario della ricordata dichiarazione di resistenza alla Ostpolitik vaticana, tocca il dovere di giustizia di manifestare in questo momento la gioia, la gratitudine e soprattutto la speranza che provo, dentro all’incendio, per l’arrivo di questo sollievo.
So che vi sono fratelli nella fede esterni alle file della TFP, soprattutto fuori del Brasile, che si astengono dal manifestare analoghi sentimenti, principalmente perché pensano che una sola pompa sia insufficiente per spegnere tutto un incendio.
Anch’io penso che una sola pompa non spegne un incendio. Ma questo non mi impedisce di salutarla come un beneficio. Tanto più che non ho prove del fatto che rimarremo solamente con questa pompa. Non è stata inaspettata la istruzione del cardinale Ratzinger? Un passo inaspettato non invita ad aspettarne altri nella stessa direzione, anch’essi più o meno inaspettati?
Scrivendo queste riflessioni è naturale che guardi a quello che si potrebbe chiamare il lendemain, «il giorno dopo» rispetto a tutto il chiasso propagandistico fatto dalla stampa internazionale sulla controversia indicata dalla stampa stessa come «Ratzinger – Boff». Di essa si è occupato il mondo intero. Dai mezzi di comunicazione sociale comunistici fino a quelli più anticomunistici. «Da un estremismo all’altro», potrebbe dire qualcuno.
Nel momento in cui detto questa frase ho fra le mani un bastone da passeggio e mi chiedo se sarebbe possibile avere bastoni senza estremità. Qualcuno potrebbe dirmi che sì, che basterebbe tagliare le due punte del bastone. Ma quando avesse proceduto a questo taglio, vedrebbe che il bastone continuerebbe ad avere due estremità che, poco prima della «potatura», forse erano indicate come centro-destra e centro-sinistra.
Ecco il nostro uomo che taglia; angustiato, le nuove punte. E così via, fino a consumare il bastone. La caccia relativistica agli estremi per il solo fatto di essere estremi, consuma la opinione pubblica esattamente come consumerebbe il bastone. Ma, dopo avere colpito di passaggio gli enragés, i fanatici del centrismo, ritorno al mio tema.
La pubblica opinione è a tale punto esausta di manipolazioni di ogni specie da sembrare avida di atonia. Appena padre Boff è giunto in Brasile si sono spenti attorno a lui i riflettori, gli altoparlanti sono ammutoliti e i giornali hanno fatto il silenzio. E la gente ha lasciato di buon grado questa ulteriore ragione di suspense per respirare un pochino nelle serene bagatelle della vita di tutti i giorni.
Ma il Vaticano, sempre informato in modo esemplare, sa che la «teologia della liberazione» non ha per questo smesso di crepitare nell’America Meridionale; e che specialmente i suoi errori – alcuni dei quali la istruzione ha tempestivamente indicati – stanno riprendendo tutto il loro dinamismo nella stessa misura in cui sulla istruzione cala la cortina dell’oblio. Tutto questo ci fa augurare che succeda l’indispensabile. Cioè, nella logica della stessa istruzione, è chiaro che si deve temere la diffusione di questi errori, se non incontrano ostacoli dottrinali e pratici. È nostro dovere sperare che questi ostacoli vengano eretti.
Plinio Corrêa de Oliveira
Note:
(1) Il documento si può trovare in Cristianità, anno II, n. 5, maggio-giugno 1974 (ndr).