Philippe Nguyen Kim Diên, Cristianità n. 118 (1985)
Nel Vietnam sotto il giogo della setta socialcomunistica, il regime – seguendo la «classica» prassi rivoluzionaria – promuove la costituzione di una «Chiesa nazionale» e di organizzazioni di cattolici «patrioti», cioè collaborazionisti con il potere rosso e in polemica con Roma. La pressione esercitata sui fedeli porta allo scontro con gli esponenti della Gerarchia, che si oppongono a questa manovra dialettizzante. Una significativa lettera pastorale dell’arcivescovo di Hué – insediato dal marzo del 1968 -, che la Documentation Catholique (anno 67º n. 1889, 3-2-1985, pp. 206-207) trascrive da Églises d’Asie (n. 13, 15-12-1984). Il titolo e la traduzione sono redazionali.
Una drammatica e autorevole testimonianza
«Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini»
Ai sacerdoti, miei fratelli in Cristo Signore,
ai religiosi e alle religiose,
a tutti i miei fratelli e sorelle
del popolo di Dio nella diocesi di Hué.
Questo mese dedicato alla Madonna del Rosario è già giunto al suo diciassettesimo giorno e io mi rallegro sapendo che quotidianamente recitate la corona in onore della nostra santa Madre, la Madre della Chiesa, colei che ci protegge nel cammino della vita. So che avete pregato in modo speciale per me.
Sono convinto di essere rimasto saldo nella testimonianza che mi è stata chiesta da sette mesi grazie alla vostra preghiera perseverante e fervente. Come sapete, dal 5 aprile 1984 fino a questi ultimi giorni, sono stato sottoposto a due serie successive di «sedute di lavoro» (1) nella sede della polizia della provincia di Binh Tri Thiên, per circa centoventi giorni. L’argomento che si può dire principale era il Comitato di Unione dei Cattolici Patrioti del Vietnam, il CUCPV.
Nel corso dell’ultimo interrogatorio, il 15 ottobre 1984, per concludere questa lunga serie di «sedute di lavoro», sono stato posto davanti a un certo numero di domande di carattere generale relative al mio atteggiamento nei confronti del CUCPV.
Per rispondere alla domanda il cui contenuto era: «Su che cosa vi fondate per opporvi al CUCPV?», ho detto: «Mi fondo sulla dichiarazione della Congregazione per il Clero, dell’8 marzo 1982. Mi fondo anche sul diritto canonico, vecchio e nuovo, promulgato dalla Santa Sede».
Sapete, fratelli e sorelle, che i chierici, i sacerdoti, sono sottoposti nella Chiesa a leggi particolari. Non possono praticare certe professioni, che non si accordano con il loro carattere sacerdotale. Il diritto canonico, il vecchio e il nuovo, contiene chiaramente queste prescrizioni. La Congregazione per il Clero ha di recente richiamato con forza una cosa molto importante e molto attuale, e cioè che «è vietato ai chierici, ai sacerdoti, fare politica, fondare associazioni di carattere politico oppure sindacale e aderirvi …».
Il membro dei quadri che mi interrogava ha fatto riferimento al decreto 297/CP, 2ª parte, articolo 6, § c, che dice: «I documenti religiosi inviati alle organizzazioni religiose del paese da parte di organizzazioni religiose internazionali, se comportano punti in contrasto con la legge e con la linea politica dello Stato della Repubblica socialista del Vietnam, non dovranno né essere diffusi né essere applicati da parte delle citate organizzazioni religiose».
Mi ha detto grosso modo che «la dichiarazione della Congregazione per il Clero, così come il nuovo diritto canonico, non sono ancora stati sottoposti alla censura; inoltre, vanno contro la linea politica dello Stato. Applicarli significa, dunque, violare la legge».
Ho risposto immediatamente che «devo osservare la legge della mia Chiesa; non posso fare diversamente».
Mi è stato chiesto di precisare il senso di questa frase.
«Significa che non posso applicare la legge della Repubblica socialista del Vietnam così come è appena stata presentata».
Il funzionario ha proseguito … La sua idea era che il CUCPV ha ottenuto un permesso e una garanzia legale … Opporsi a esso significava, quindi, opporsi alla legge e alla linea politica dello Stato … Ho risposto questa frase, messa per iscritto nel verbale dell’interrogatorio: «Affermo che, quando le leggi di questo mondo si oppongono alla legge di Dio e della Chiesa, bisogna, come hanno fatto gli apostoli ai loro tempi e tutti i martiri di ogni generazione, ubbidire alla parola di Dio piuttosto che a quella degli uomini» (cfr. At. 5, 29). –
Avendomi il funzionario chiesto di spiegare questa frase, ho detto: «Questo significa che non posso applicare nessuna legge oppure linea politica dello Stato della Repubblica socialista del Vietnam quando è in contrasto con gli interessi di Dio e della Chiesa».
Ho firmato il verbale finale la mattina del 15 ottobre e, a partire dal pomeriggio dello stesso giorno, sono stato liberato dalle «sedute di lavoro».
Fratelli e sorelle,
tengo a farvi sapere solennemente che il mio caso si è svolto in questo modo, per ringraziarvi ancora una volta di avere pregato «perché la Parola sia posta nella mia bocca, affinché annunci coraggiosamente il mistero del Vangelo, di cui sono ambasciatore» (Ef. 6, 19-20).
A Mileto, Paolo, sulla via del ritorno a Gerusalemme, diceva agli anziani di Efeso: «Non so quale sarà la mia sorte a Gerusalemme, ma, comunque, lo Spirito Santo me lo attesta: catene e prigione mi attendono. Ma non attribuisco nessun valore alla mia vita; il mio fine consiste nel portare a termine la corsa e nel completare il servizio che Cristo mi ha affidato» (At. 20, 22-24).
Fratelli sacerdoti,
malgrado la mia indegnità, mi permetto di servirmi di questo testo per chiedervi di continuare a pregare per me e per ricordarvi «di prendervi cura di voi stessi e del gregge di cui lo Spirito Santo vi ha costituiti custodi, la Chiesa che ha conquistato al prezzo del suo sangue» (At. 20, 28).
Fratelli e sorelle, religiosi,
religiose e laici,
benché sia il vostro pastore, non posso più visitare ciascuna delle vostre comunità, ciascuna delle vostre parrocchie, per indirizzarvi i miei incoraggiamenti. Tuttavia, sappiate, fratelli e sorelle, che il vostro vescovo ha tutti i giorni davanti agli occhi ciascuna delle vostre Chiese, la situazione di ciascuna delle vostre parrocchie e delle vostre comunità. E prego e offro il sacrificio con voi. Tengo a ricordarvi «di mettere in accordo la vostra vita con la chiamata che avete ricevuto» (Ef. 4, 1).
Fratelli e sorelle,
«Vi affido a Dio, alla sua parola di grazia» (At. 20, 32) e al cuore materno della Madonna di La Vang (2).
«Pace, amore e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo» (Ef. 6, 23) per tutti voi, fratelli e sorelle.
I sacerdoti, se lo giudicano opportuno, diffondano questa lettera, a partire da domenica 21 ottobre 1984.
Arcivescovado di Hué, nella festa di Sant’Ignazio di Antiochia, 17 ottobre 1984.
† Philippe Nguyen Kim Diên
arcivescovo di Hué
Note:
(1) La espressione Làm viêc, «fare un lavoro», è divenuta, nel linguaggio attuale, sinonimo di «interrogatorio» (nota di Église d’Asie).
(2) La Vang è luogo di pellegrinaggio molto conosciuto in Vietnam, dedicato al culto mariano a partire dal tempo delle persecuzioni (nota di Églises d’Asie).