don Pietro Cantoni, Cristianità n. 121 (1985)
Denunciate dalla Santa Sede
Le opzioni errate e pericolose di padre Leonardo Boff O.F.M
Con una notificazione dell’11 marzo 1985 la Sacra congregazione per la Dottrina della Fede ha dichiarato «tali da mettere in pericolo la sana dottrina della fede» tesi, soprattutto relative alla Chiesa e alla sua struttura, contenute nel volume Chiesa: Carisma e Potere. Saggio di ecclesiologia militante di un padre francescano brasiliano, noto esponente della cosiddetta «teologia della liberazione», di nuovo denunciando la erroneità e la pericolosità di questa tendenza.
«Jésus annonçait le royaume, et c’est l’Église qui est venue», «Gesù ha annunciato il regno ed è venuta la Chiesa»: questa piccola frase di un altrettanto piccolo libro – L’Evangile et l’Église, del 1902 – di Alfred Loisy, forse il più significativo rappresentante del modernismo, era carica di enormi conseguenze. Essa sanciva la riduzione della Chiesa da mistero soprannaturale e da realtà umano-divina a pura opera dell’uomo, quindi mutevole e totalmente plasmabile nelle sue strutture. San Pio X la inserisce, come opinione condannata, nel decreto Lamentabili (1). Il seguito degli avvenimenti, che hanno rivelato il vero volto della ideologia agnostica di Alfred Loisy e il suo esito ateistico, ha mostrato ancora una volta come la difesa della Chiesa faccia tutt’uno con la difesa di Cristo e di Dio. Il vicolo cieco, poi, in cui si è incamminato l’uomo moderno, con il suo panorama di violenze, di odi e di contraddizioni, sta provando ad abundantiam come la crisi della verità su Dio, su Cristo e sulla Chiesa porti con sé, inevitabilmente, la crisi della verità integrale sull’uomo. La successione drammatica di cui ha parlato Pio XII – «Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto» (2) – conosce un ulteriore terribile passaggio: l’uomo è morto, posto che la espressione «immagine e somiglianza di Dio» (3) non ha più alcun significato. Infatti «solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» (4), e il luogo dell’incontro concreto con il mistero di Cristo è la Chiesa.
Solo se si inserisce nel quadro più vasto di difesa della verità, che è poi difesa dell’uomo, risulta comprensibile il prezioso servizio che nella Chiesa svolge la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, anche con le sue condanne, perché il servizio alla verità comporta necessariamente anche la condanna dell’errore, pena l’essere sprovvisto di ogni concreta efficacia (5).
Ecco, infatti, che quella famigerata piccola frase sembra fare la sua ricomparsa – in altra forma, ma intatta nella sua sostanza – in Chiesa: Carisma e Potere. Saggio di ecclesiologia militante, opera di un noto esponente della cosiddetta «teologia della liberazione», padre Leonardo Boff O.F.M.: «La Chiesa come istituzione – afferma il francescano – non stava nel pensiero del Gesù storico, ma è sorta come evoluzione posteriore alla risurrezione, specialmente con il progressivo processo di disescatologizzazione» (6). Questa è anche la prima delle quattro «opzioni ecclesiologiche che sembrano decisive», contenute nel volume in questione, e che un recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede dichiara «tali da mettere in pericolo la sana dottrina della fede» (7).
Il cardinale Joseph Ratzinger aveva già inviato all’autore, il 15 maggio 1984, una lettera contenente le conclusioni a cui era pervenuta la Congregazione dopo una attenta lettura del suo testo. Il 24 agosto 1984 il teologo brasiliano faceva pervenire la sua difesa; ora giunge la decisione del dicastero romano.
Il documento si apre con alcune preziose osservazioni di metodo. Poiché l’opera vuole essere una risposta ai problemi concreti della Chiesa brasiliana e fondarsi sulla esperienza di tale Chiesa particolare, si obietta che la teologia «non deve mai accontentarsi solo di interpretare e di animare la realtà di una Chiesa particolare» fondandosi sulla sua prassi, perché «la prassi […] non sostituisce ne produce la verità». In fondo, si tratta di sapere se deve essere la Parola di Dio trasmessa dalla Chiesa a giudicare il mondo o viceversa … E a questa fondamentale obiezione non si può rispondere soltanto – come fa padre Boff – con il grande numero di citazioni scritturistiche, patristiche e magisteriali del volume. Non si tratta di un problema quantitativo, ma la questione è relativa alla «luce» a cui si procede, all’assoluto «primato del dono» della Rivelazione divina, che deve permeare ogni teologia che intenda rimanere tale.
Segue l’analisi dei quattro punti fondamentali che risultano particolarmente pericolosi per «la sana dottrina della fede», che si rivelano essere conseguenze dell’errore metodologico iniziale.
1. La riduzione della Chiesa a creazione della comunità post-pasquale. Ho già riportato la frase di Leonardo Boff, che viene citata anche dal documento romano. Essa, alla luce di tutto il contesto in cui è inserita, significa, in particolare, che la gerarchia sarebbe il frutto di una ferrea legge di istituzionalizzazione e di «mondanizzazione» e non di una precisa volontà di Cristo. Ne consegue che la Chiesa avrebbe errato escludendo il protestantesimo, che, infatti, sarebbe soltanto il polo di un gioco dialettico in cui il cattolicesimo – dice padre Boff – si distingue «per l’affermazione coraggiosa dell’identità sacramentale e il cristianesimo protestante per un’affermazione intrepida della non-identità» (8).
2. Una concezione relativistica e dialettica del dogma, per cui, nella sua formulazione, vale solo «per un determinato tempo e per determinate circostanze» (9). Contro di essa si riafferma che «il senso delle formule dogmatiche rimane sempre vero e coerente, determinato e irreformabile, benché possa essere ulteriormente chiarito e meglio compreso».
Il documento ritorce l’accusa di «repressione della libertà del pensiero» (10) come conseguenza inevitabile di «questo tipo di comprensione dogmatica e dottrinale della rivelazione e della salvezza di Gesù Cristo» (11), lanciata da padre Boff: «[…] la verità espressa nelle parole della fede non solo non opprime l’uomo, ma lo libera […] ed è l’unico strumento di vera comunione tra uomini di diverse classi e opinioni, mentre una concezione dialettica e relativistica lo espone a un decisionismo arbitrario». Sono parole degne di attenta meditazione, anche in relazione a un certo modo di concepire la pastorale distaccandola dalla dottrina (12).
3. Una concezione sociologistica dell’origine del potere nella Chiesa. Esso sarebbe stato il risultato di «un processo storico di espropriazione dei mezzi di produzione religiosa da parte del clero a danno del popolo cristiano». Ma i sacramenti – obietta la Congregazione – non possono essere ridotti a «mezzi di produzione religiosa»!
Viene in mente, a questo punto, certo linguaggio ormai entrato in uso che degrada, per esempio, i fedeli a «utenti religiosi» e i sacerdoti a «operatori pastorali» … Anche qui bisognerebbe stare attenti, perché, senza volere suscitare una lis de verbis, è bene essere consapevoli che dietro il linguaggio stanno le idee, che hanno un rapporto con le parole molto più stretto di quanto comunemente si pensi.
4. Una concezione, infine, del ruolo profetico del popolo di Dio, che attribuisce alla gerarchia solo una funzione di «coordinamento», per favorire l’unità e l’armonia dei vari servizi. Ora, se è vero che il popolo di Dio partecipa all’ufficio profetico di Cristo, questo però non avviene in modo indifferenziato, ma in modo tale che «il criterio supremo per giudicare non solo il suo ordinato esercizio, ma anche la sua genuinità appartiene alla gerarchia».
Un particolare curioso: padre Boff, nella sua opera, cita più volte il teologo Joseph Ratzinger a sostegno delle sue tesi (13) e, in particolare, proprio a proposito della istituzione della Chiesa da parte di Cristo. Ma chi andasse a leggere le pagine de Il nuovo popolo di Dio (14) citate da Leonardo Boff, vi troverebbe proprio i lineamenti essenziali di una confutazione della dottrina che distacca dalla positiva volontà di Cristo la Chiesa visibile e la sua struttura gerarchica.
Era inevitabile che, nella querelle, fosse coinvolta anche la interpretazione del Concilio. «Per giustificare questa concezione relativizzante della Chiesa […] – dice il documento – L. Boff si appella alla Costituzione Lumen gentium (n. 8) del Concilio Vaticano II». Il passo è uno dei «luoghi» classici di quello che monsignore Philippe Delhaye ha felicemente battezzato «metaconcilio» (15), un autentico topos della retorica metaconciliare. La interpretazione del teologo brasiliano si trova calcata in modo stereotipo su questo cliché. Siccome nel documento conciliare – al numero citato – si dice che la Chiesa di Cristo «sussiste nella Chiesa cattolica» invece di dire che «è la Chiesa cattolica», Leonardo Boff ne «ricava una tesi esattamente contraria al significato autentico del testo conciliare, quando afferma: “Di fatto essa (sc. l’unica Chiesa di Cristo) può pure sussistere in altre chiese cristiane” (p. 131)»; mentre la vera interpretazione, quella che si può evincere da una attenta lettura del testo e del contesto alla luce di tutta la Tradizione e che qui diventa interpretatio authentica, è che «il Concilio aveva […] scelto la parola “subsistit” proprio per chiarire che esiste una sola “sussistenza” della vera Chiesa, mentre fuori della sua compagine visibile esistono solo “elementa Ecclesiae” che – essendo elementi della stessa Chiesa – tendono e conducono verso la Chiesa cattolica».
Nell’àmbito di quella «restaurazione – riforma» di cui il cardinale Ratzinger ha già parlato in sede «ufficiosa» (16), e nella prospettiva della Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla interpretazione del Concilio, convocata da Giovanni Paolo II, il documento della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede sul volume di Leonardo Boff è certamente una tappa importante.
don Pietro Cantoni
Note:
(1) Cfr. SAN PIO X, Decreto Lamentabili, del 3-7-1907, n. 52, in DS 3452.
(2) PIO XII, Discorso agli uomini di Azione Cattolica d’Italia, del 12-10-1952, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. XIV, p. 359.
(3) Cfr. Gen. 1, 26.
(4) CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, n. 22.
(5) Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai Cardinali, alla Famiglia Pontificia, alla Curia e alla Prelatura romana, del 21-12-1984, n. 8, in L’Osservatore Romano, 22-12-1984.
(6) LEONARDO BOFF O.F.M., Chiesa: Carisma e Potere. Saggio di ecclesiologia militante, trad. it., Borla, 2ª ed., Roma 1984, p. 129.
(7) CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Notificazione sul volume «Chiesa: Carisma e Potere. Saggia di ecclesiologia militante» del padre Leonardo Boff o.f.m. dell’11-3-1985, in L’Osservatore Romano, 20/21-3-1985. Il testo del documento è trascritto integralmente in Quaderni di «Cristianità», anno I, n. 1, pp. 71-75, da cui cito. Ogni riferimento senza diversa indicazione è tratto da questo documento.
(8) L. BOFF O.F.M., op. cit., p. 139.
(9) Ibid., p. 134.
(10) Ibid., p. 74.
(11) Ibidem.
(12) Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica post-sinodale Reconciliatio et paenitentia, del 2-12-1984, n. 26.
(13) Cfr. L. BOFF O.F.M., op. cit., pp. 127-128 e 130.
(14) Cfr. JOSEPH RATZINGER, Il nuovo popolo di Dio. Questioni ecclesiologiche, trad. it., Queriniana, 2ª ed., Brescia 1972, pp. 83-97.
(15) Cfr. PHILIPPE DELHAYE, La scienza del bene e del male. La morale del Vaticano II e il «metaconcilio», trad. it., Ares, Milano 1981.
(16) Cfr. «Ecco perché la Chiesa è in crisi». Vittorio Messori a colloquio con il cardinal Joseph Ratzinger, in Jesus, anno VI, n. 11, 11-11-1984, p. 72; e JOSEPH RATZINGER, Il coraggio di una vera riforma, in 30 giorni, anno II, n. 11, dicembre 1984, pp. 48-49.