Di Roberto de Mattei da Corrispondenza Romana del 22/01/2020
Con Giovanni Cantoni scompare una delle più forti personalità del mondo cattolico italiano del secondo Novecento. Nato a Piacenza il 23 settembre 1938, da una famiglia che soffrì le conseguenze della guerra civile 1943-1945 (il padre aveva aderito alla Repubblica Sociale), Cantoni fece parte di quei giovani, vicini al Movimento Sociale Italiano, che rifiutavano il regime politico del dopoguerra, fondato sul mito della resistenza antifascista. I loro riferimenti culturali erano il filosofo idealista Giovanni Gentile (1875-1944) e il teorico neo-pagano Julius Evola (1898-1974). Distaccandosi da Evola, lo scrittore Attilio Mordini (1923-1966) aveva costituito, nella sua casa di via della Pergola a Firenze, un cenacolo di studi cattolici, che attirò alcuni di questi giovani, tra cui il conte Neri Capponi, lo storico Franco Cardini e lo stesso Cantoni che poi aderì ai Centri per l’Ordine Civile, nati nel 1960, su iniziativa di don Gianni Baget Bozzo (1925-2009), per contrastare l’apertura a sinistra della Democrazia Cristiana. Nello stesso 1960, in occasione del centenario dell’unità d’Italia, Cantoni raccolse, insieme al conte e studioso piacentino Carlo Emanuele Manfredi. alcuni scritti anti-risorgimentali del padre gesuita Luigi Taparelli d’Azeglio (1793-1862), dal titolo La libertà tirannia. Saggi sul liberalismo risorgimentale. Dal 1962 al 1966 diresse la collana di saggistica delle Edizioni dell’Albero, fondate a Torino da Alfredo Cattabiani (1937-2003). Presso queste edizioni pubblicò nel 1964 la magistrale opera di Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. La pubblicazione e diffusione di quest’opera resta forse il maggior merito di Giovanni Cantoni. Una seconda edizione vide la luce nel 1972 e una terza nel 1977, in entrambi i casi presso l’editrice Cristianità di Piacenza; nel 1998 ne fu fatta una quarta a cura dell’associazione Luci sull’Est, e una quinta nel 2009 presso Sugarco, in occasione del cinquantesimo anniversario della prima apparizione dell’opera, in Brasile. Cantoni si era intanto legato ad suo coetaneo piacentino, Agostino Sanfratello che, dopo avere abbandonato il neomarxismo dei “Quaderni piacentini”, di cui era collaboratore, aveva abbracciato in pieno la fede cattolica, ed era divenuto il carismatico leader dell’opposizione studentesca alla Rivoluzione del Sessantotto, scoppiata all’Università Cattolica di Milano. Insieme, alla fine degli anni Sessanta, Cantoni e Sanfratello fondarono Alleanza Cattolica, da cui poi Sanfratello si distaccò. Cantoni non aveva completato i suoi studi universitari, ma era uomo di vasta cultura, e amava considerarsi soprattutto un “filologo”. La sua cura dei testi e delle note era scrupolosa fino all’eccesso. Basti pensare che l’edizione princeps di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, da lui annunciata per il 1999, vide la luce solo 10 anni dopo, a causa della minuziosa revisione a cui volle sottoporre l’opera. Questa cura dei dettagli appariva ad alcuni maniacale, ma contribuì ad una più rigorosa formazione culturale dei giovani di destra del tempo, inclini alla superficialità e all’approssimazione. Cantoni detestava la leggerezza e il velleitarismo di quegli ambienti e volle presentarsi, più che come un intellettuale, come un “teorico dell’azione” severo e intransigente. Aveva letto Gramsci e Lenin e, parafrasando il titolo di un’opera del rivoluzionario russo (L’estremismo malattia infantile del comunismo), amava ripetere che “il moderatismo è la malattia infantile dell’anticomunismo”. Questo intransigentismo lo portò a riscoprire e a farsi diffusore del pensiero contro-rivoluzionario italiano ed europeo. Nel 1971, in un incontro di giovani monarchici a Monteombraro, presso Modena, rispondeva con queste parole al quesito «Chi fuor li maggior tui» (Dante, Inferno, canto X): «il pensiero controrivoluzionario dell’Ottocento e la sua continuazione nel nostro secolo ad opera dei viventi Plinio Corrêa de Oliveira, Francisco Elías de Tejada, Rafael Gambra Ciudad, Marcel De Corte, Léon de Poncins e Gustave Thibon». Citando colui che poi considerò suo maestro, Plinio Corrêa de Oliveira, Cantoni definiva contro-rivoluzionario colui che «ama la Contro-Rivoluzione e l’Ordine cristiano, odia la Rivoluzione e l’anti-Ordine» e «fa di questo amore e di questo odio l’asse attorno al quale gravitano tutti i suoi ideali, le sue preferenze e le sue attività». Il contro-rivoluzionario – spiegava Cantoni – «sa che la maggioranza non ha sempre ragione, così come non hanno sempre ragione né lo Stato, né il capo carismatico, né la nazione, né la razza né tanto meno il proletariato, e quindi sa anche che neppure il Re ha sempre ragione. Gli pare evidente la follia di un mondo «illuminato», pieno di oracoli «infallibili», mentre l’infallibilità autentica, l’autentica vox Dei è circondata da tante legittime cautele. Perciò, come da buon cattolico, secondo le leggi della Chiesa, presta il suo assenso a quanto in certe forme e a certe condizioni è proclamato da Pietro, così da buon monarchico grida alto il suo Viva il Re, nonostante tutto! e continua nella sua lotta, per l’ordine naturale e cristiano, certo che esso, rispettoso com’è di ogni legittimo diritto, ordinariamente conclude alla monarchia». Ero tra i giovani che, a Montembraro, aderirono in quegli anni ad Alleanza Cattolica. Fui, dal 1973 al 1981 direttore responsabile della rivista “Cristianità”, di cui Cantoni era direttore effettivo. Conobbi in quegli anni Marco Tangheroni, Mauro Ronco, Alfredo Mantovano, Massimo Introvigne, Rino Cammilleri, Ettore Gotti Tedeschi, Attilio Tamburrini e molti altri che furono militanti di Alleanza Cattolica, o ad essa furono vicini, ma che comunque ne subirono una benefica influenza. Decisivo fu l’incontro di Alleanza Cattolica con gli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio, predicati, secondo il metodo del padre Francisco Vallet (1884-1947), dal padre Ludovic-Marie Barrielle (1897-1983), In seguito a questi Esercizi entrarono nel seminario di Ecône un gruppo di giovani dell’associazione, guidati da don Piero Cantoni, fratello di Giovanni. La loro uscita, qualche anno dopo, fu causa di profondo dolore per padre Barrielle, morto in odore di santità e considerato il cofondatore del seminario accanto a mons. Lefebvre. Nel 1978 fu eletto Giovanni Paolo II e Cantoni, che nutriva grande fiducia nel nuovo Papa polacco, ritenne che Alleanza Cattolica avrebbe dovuto modificare la sua strategia, passando dalla “opposizione” a quello che definiva “l’entrismo”, cioè la collaborazione con le autorità e i movimenti ecclesiastici. Quali furono le ragioni di questa inversione di strategia? Cantoni citava spesso la sentenza del conte de Maistre secondo cui la «Contro-Rivoluzione non è una Rivoluzione di segno contrario, ma il contrario della Rivoluzione». Lui che conosceva così bene, oltre al pensiero contro-rivoluzionario, la filosofia di Gramsci e di Lenin, forse dimenticò che alla filosofia della prassi non bisogna opporre una prassi di segno contrario, ma il contrario della filosofia della prassi, ovvero il primato della Grazia divina nella vita degli uomini e dei popoli. C’è infatti un pericolo opposto a quello del soprannaturalismo, ed è il naturalismo che, sul piano spirituale, consiste nel voler tutto prevedere e programmare, senza considerare l’azione imprevedibile della Grazia, a cui bisogna docilmente abbandonarsi. Espressione di questa nuova strategia “prassista” fu, nel 1981, l’appoggio di Alleanza Cattolica, al referendum “minimale” sull’aborto promosso dal Movimento per la Vita. Ciò poneva spinosi problemi di carattere giuridico e morale e, in coscienza, mi sentii obbligato a dissociarmi da quella scelta. Fui costretto così a lasciare Alleanza Cattolica alla quale avevo dedicato, senza riserve, nove anni della mia vita. La storia dell’associazione che segue a quegli anni non mi appartiene ed altri la scriverà. Per me questa è solo l’ora della preghiera per l’anima di Giovanni Cantoni, un italiano serio, verso cui ho un debito di riconoscenza.
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