di Francesca Morselli
Nel 2000 si è svolta la prima vacanza per famiglie di Alleanza Cattolica (AC) in una località montana, Re, in Valle Vigezzo, dominata da un grande santuario dedicato alla Madonna del Sangue. A quella prima sono seguite tante altre vacanze, momenti di ricreazione e di riflessione nalla volontà di indagare la verità alla luce della fede e della ragione. In quel 2000, il fondatore e reggente nazionale di AC, Giovanni Cantoni (1938-2020), prese in braccio mia figlia, di 15 giorni, e, sorridendo, disse che quella bambina appena nata rappresentava la nascita di quella iniziativa annuale. Ora mia figlia ha compiuto 20 anni così come l’iniziativa, e le famiglie che quest’anno si sono riunite a Spiazzi di Gromo, in provincia di Bergamo, per vivere ancora una volta il Capodanno assieme non sono più tutte quelle di allora.
Ebbene, il 29 dicembre questo gruppo di amici si è recato a Clusone, in Val Seriana, ad ammirare un affresco sul muro esterno dell’Oratorio dei Disciplini: il Trionfo della Morte e la Danza macabra. Il tema iconografico è medioevale e raffigura la Morte come uno scheletro trionfante, avvolta in un mantello e con una corona sul capo. Sotto di essa sono raffigurati i potenti della Terra: un vescovo, un cavaliere e un re che la implorano, offrendole ricchezza o potenza, ma inutilmente. Ai piedi della Morte, in un sepolcro di marmo, giacciono i corpi del Papa e dell’imperatore, circondati da serpenti, rospi e scorpioni, emblemi di superbia e di morte improvvisa. Si tratta di una scena satirica, in cui ogni uomo vede interrotte bruscamente le proprie opere e i propri piaceri dall’ineludibile intervento della Morte che ricorda quanto siano il potere e la ricchezza vane illusioni. La Danza Macabra segue questa prima scena e si presenta come una processione di coppie: uno scheletro con atteggiamento beffardo e aggressivo tiene a braccetto il defunto rappresentato con tutti gli attributi che lo caratterizzavano da vivo.
Di questo affresco scrive lo storico italiano naturalizzato francese Alberto Tenenti (1924-2002), in La vita e la morte attraverso l’arte del XV secolo” (ESI, Napoli, 1996): «Quelle grandi scene corali che la comunità offriva a se stessa erano soprattutto dei riferimenti contestuali, non solo delle immagini da prendere in sé e per sé, avulse dal tessuto d’insieme della vita. Esse, anzi, individuano il perno centrale della duplice realtà umana, sospesa fra il suo carattere transitorio e la sua volontà di produrre e di durare. Trionfo della Morte e Danza macabra costituivano insomma delle rappresentazioni stimolanti e non deprimenti, incoraggianti e non distruttive: quelle di un dramma, quale non poteva non essere la vita, in cui si aveva il diritto di creare ed amare superando il proprio soddisfacimento personale assai sterile, per aprirsi verso quanto avrebbe dato gioia agli altri oltre che a sé e ne avrebbe assicurato la sopravvivenza. In questo senso non è proprio un paradosso affermare che il Trionfo della Morte e la Danza Macabra si presentano come un appello ed un inno alla vita non meno che un freno al suo smodato traboccare». Questo “inno alla vita” ha assicurato la sopravvivenza di quel gruppo di AC che si ritrova tutti gli anni per il Capodanno incoraggiandolo a continuare, sulle tracce del suo fondatore recentemente scomparso, a dare gioia nel ritrovarsi e a condividere momenti di fede e di vita anche a nome delle generazioni future
Sabato, 8 febbraio 2020