« Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose loro: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!””. Poi aggiunse: “In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino » (Lc 4,24-30).
Cedo qui la parola a Eugenio Israel Zolli, (1881-1956) il Gran Rabbino di Roma, convertito, anzi “arrivato”, alla fede cristiana nel 1945, che ci ha lasciato delle pagine stupende sul profetismo in cui non si può non cogliere una eco autobiografica:
« Il profeta vive di sola profezia. Tutto in lui diventa profezia. La sua anima si apre alle visioni anche di un avvenire molto lontano. Isaia, a occhi aperti, vede una vergine-madre e un fanciullo prodigioso su cui si poseranno tutti i doni dello Spirito di Dio, un fanciullo su cui si poserà lo Spirito di sapienza e di potenza, un fanciullo che, quando sarà conosciuto, sarà un giudice in nome di Dio, un giudice che saprà percuotere la terra contaminata con la “verga della sua bocca”, con la verga della sua parola, e che con l’alito suo ucciderà l’empio e il malvagio. Lo stesso Isaia ha una visione chiara di Gesù Cristo senza dirne il nome e nessuno dopo Isaia comprese il grande profeta quanto Gesù Cristo. I grandi, gli uomini che si sono consacrati a Dio vivono fuori del tempo, non conoscono i limiti del tempo ed è così che Isaia può vivere Gesù ed è così che Isaia può ritornare a vivere in Gesù e non per nulla larghe masse del popolo dicono di Gesù: “Egli è uno degli antichi profeti risorti”. Il popolo non ha sbagliato: è lo spirito degli antichi e più grandi profeti in Israele che risorge e raggiunge il suo compimento in Gesù » (Guida all’Antico e Nuovo Testamento, Milano: Garzanti, 1956, p. 34).
Il Santo del giorno: Santi Ilario e Taziano, martiri