Da La presenza di Maria del 30/03/2020. Foto da parrocchiadisepicciano.it
Querida Amazonia è l’esortazione apostolica del 2 febbraio 2020 dopo il Sinodo dei vescovi per la regione pan-amazzonica, svoltosi a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019. Il Papa ha “deluso” chi si aspettava l’abolizione dell’obbligo del celibato sacerdotale per una regione particolare così priva di sacerdoti da impedire a molte comunità di potere assistere alla Messa, a volte anche per un anno intero. I due partiti che si stanno facendo la guerra dentro la Chiesa, i superbergogliani e gli antibergogliani come li chiama padre Bernardo Cervellera, dopo avere polemizzato sul nulla invece di aspettare la pubblicazione del testo, hanno semplicemente smesso di occuparsene. I primi hanno cessato di occuparsi del testo non avendo motivo di chiedere l’abolizione del celibato anche ad altre regioni del mondo, in primis la Germania, mentre i secondi, per i quali papa Bergoglio ha torto a prescindere, hanno smesso di occuparsene perché non hanno trovato nel testo il pretesto più significativo per attaccarlo. Ma di cosa parla l’esortazione apostolica? Si tratta di un manuale sulla missione, cioè sull’importanza e la necessità che la fede, cioè l’annuncio che Gesù Cristo è il salvatore di ogni uomo e del mondo, deve essere proposta a tutti i popoli. Annunciare la fede a un popolo significa entrare in contatto con la sua cultura, nel caso specifico quella dei popoli amazzonici. Come tutte le culture, anche questa ha le sue caratteristiche peculiari, che devono essere custodite perché sono la base su cui si è formata l’identità del popolo. La loro cultura ha anche bisogno di essere purificata venendo a contatto con il Vangelo e questo mostra il duplice lavoro dell’azione evangelizzatrice, cioè proporre il Vangelo perché penetri nella cultura del popolo a cui si rivolge e contemporaneamente ricevere da questa cultura quanto vi è di compatibile con la fede cristiana, affinché possa nascere una cristianità indigena, fedele ai principi fondamentali della fede e contemporaneamente conforme alle proprie radici culturali.
Aperti al bene
Questa è da sempre l’azione missionaria della Chiesa, fedele alla propria origine divina e contemporaneamente aperta a tutto ciò che di vero c’è nelle culture. La storia della Chiesa è piena di strappi da parte di chi avrebbe voluto cancellare la tensione missionaria e al contrario di quelli che avrebbero voluto confondere l’evangelizzazione con l’imposizione di una cultura. Nel caso specifico, l’esortazione si riferisce all’evangelizzazione dell’America Latina e in particolare delle comunità amazzoniche, dopo un Sinodo nel quale si sono scontrate diverse interpretazioni della storia del continente sudamericano e della stessa nozione di missionarietà della Chiesa. Sono polemiche antiche, che già si erano verificate nel V centenario della scoperta dell’America, nel 1992 durante il pontificato di san Giovanni Paolo II. Il Papa polacco non diceva cose diverse dal suo successore argentino, anche se diverso era l’approccio culturale. Ma se si avesse la pazienza di rileggere per esempio il testo dell’incontro di san Giovanni Paolo II con gli indigeni dell’Amazzonia del 5 febbraio 1985 o il Messaggio agli indigeni d’America del 12 ottobre 1992, si capirebbe che pure con stili assai diversi i due Papi sostengono i due punti fondamentali: il diritto e dovere della Chiesa di annunciare Cristo e il diritto dei popoli di custodire le rispettive culture. Ovviamente, nella misura in cui il Vangelo penetrasse in queste culture, esse verrebbero purificate eliminando quanto vi fosse in esse di contrario alla fede e alla legge naturale.
Marco Invernizzi