di Michele Brambilla
Papa Francesco introduce l’udienza (ancora una volta in streaming) dell’8 aprile, Mercoledì Santo, con una serie di domande: «in queste settimane di apprensione per la pandemia che sta facendo soffrire tanto il mondo, tra le tante domande che ci facciamo, possono essercene anche su Dio: che cosa fa davanti al nostro dolore? Dov’è quando va tutto storto? Perché non ci risolve in fretta i problemi?».
Interrogativi che si ponevano anche gli abitanti di Gerusalemme di fronte ad un Gesù costretto a salire al Calvario e ad affrontare la morte che i Romani infliggevano ai ribelli o ai criminali. Per i farisei il fatto che Cristo non reagisse in alcun modo alle vessazioni subite era la prova provata del suo essere un impostore. «Si aspettavano», infatti, «[…] un Messia potente, trionfante, con la spada. Invece ne arriva uno mite e umile di cuore, che chiama alla conversione e alla misericordia. Ed è proprio la folla, che prima l’aveva osannato, a gridare: “Sia crocifisso!” (Mt 27,23)». Il Crocifisso, tuttavia, non è attorniato solo da astanti ciechi e sordi alla parola di Dio: come ricorda il Pontefice, ai piedi della croce c’è anche un «[…] centurione romano che non era credente, non era ebreo ma era un pagano, che lo aveva visto soffrire in croce e lo aveva sentito perdonare tutti, che aveva toccato con mano il suo amore senza misura», il quale «confessa: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio” (Mc 15,39). Dice proprio il contrario degli altri. Dice che lì c’è Dio, che è Dio davvero», proprio mentre questo Dio pende esanime da due assi di legno e sembra, quindi, sconfitto ed impotente.
«Possiamo chiederci oggi: qual è il volto vero di Dio? Di solito noi proiettiamo in Lui quello che siamo, alla massima potenza: il nostro successo, il nostro senso di giustizia, e anche il nostro sdegno. Però il Vangelo ci dice che Dio non è così»: solo una Rivelazione dall’alto poteva svelarci questo particolare volto di Dio, impossibile all’immaginazione umana. «Per questo», ribadisce il Papa, «si è fatto vicino, ci è venuto incontro e proprio a Pasqua si è rivelato completamente. E dove si è rivelato completamente? Sulla croce. Lì impariamo i tratti del volto di Dio. Non dimentichiamo, fratelli e sorelle, che la croce è la cattedra di Dio», dalla quale insegna e regna, come canta l’inno Vexilla Regis («regnavit a ligno Deus») che si intona proprio nella Settimana Santa.
Francesco esorta i fedeli a fare come il centurione: «ci farà bene stare a guardare il Crocifisso in silenzio e vedere chi è il nostro Signore: è Colui che non punta il dito contro qualcuno, neppure contro coloro che lo stanno crocifiggendo, ma spalanca le braccia a tutti; che non ci schiaccia con la sua gloria, ma si lascia spogliare per noi; che non ci ama a parole, ma ci dà la vita in silenzio; che non ci costringe, ma ci libera; che non ci tratta da estranei, ma prende su di sé il nostro male, prende su di sé i nostri peccati». Il Santo Padre aggiunge, rivolgendosi ad un ipotetico contestatore: «tu potresti obiettare: “Che me ne faccio di un Dio così debole, che muore? Preferirei un dio forte, un Dio potente!”. Ma sai, il potere di questo mondo passa, mentre l’amore resta. Solo l’amore custodisce la vita che abbiamo, perché abbraccia le nostre fragilità e le trasforma».
Mercoledì, 8 aprile 2020