di Michele Brambilla
Papa Francesco apre, il 6 maggio, un nuovo ciclo di udienze generali dedicato alla preghiera. «La preghiera», dice, «è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio».
L’intera Scrittura riporta diversi esempi di persone che ci possono essere maestre nella preghiera, «pensiamo alla storia di Bartimeo, un personaggio del Vangelo (cfr Mc 10,46-52 e par.) e, vi confesso, per me il più simpatico di tutti». Egli «era cieco, stava seduto a mendicare sul bordo della strada alla periferia della sua città, Gerico». Il Papa sottolinea che «non è un personaggio anonimo, ha un volto, un nome: Bartimeo, cioè» “bar-Timeo”, «“figlio di Timeo”». Bartimeo «un giorno sente dire che Gesù sarebbe passato di là. In effetti, Gerico era un crocevia di gente, continuamente attraversata da pellegrini e mercanti. Allora Bartimeo si apposta», come, ricorda il Pontefice, Zaccheo in Lc 19,1-10, ma a differenza del pubblicano, che nascosto tra i rami del sicomoro cercava in tutti i modi di passare inosservato, si mette a gridare: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (Mc 10,47).
«Le sue urla ripetute», che erano una vera e propria professione di fede nel Messia, «danno fastidio, non sembrano educate, e molti lo rimproverano», ma arrivano a segno. Gesù si accorge, infatti, di Bartimeo e lo chiama per nome: «la preghiera di Bartimeo tocca il suo cuore, il cuore di Dio, e si aprono per lui le porte della salvezza», perché Cristo intuisce che la domanda del cieco è più profonda della semplice guarigione. Infatti «Gesù gli dice: «Va’, la tua fede ti ha salvato» (Mc 10,52). Riconosce a quell’uomo povero, inerme, disprezzato, tutta la potenza della sua fede, che attira la misericordia e la potenza di Dio» e diventa subito operosa, dacché Bartimeo inizia a seguire Gesù come discepolo.
«La fede, lo abbiamo visto in Bartimeo, è grido; la non-fede è soffocare quel grido», come tentò di fare, ricorda il Pontefice, la folla che circondava il cieco. «Soffocare quel grido», osa dire Francesco, «è una specie di “omertà”. La fede è protesta contro una condizione penosa di cui non capiamo il motivo; la non-fede è limitarsi a subire una situazione a cui ci siamo adattati». Chi soffoca la preghiera desidera semplicemente mantenere lo status quo, che Dio non si immischi negli affari degli uomini.
«Cari fratelli e sorelle, cominciamo questa serie di catechesi con il grido di Bartimeo, perché forse in una figura come la sua c’è già scritto tutto. Bartimeo è un uomo perseverante. Intorno a lui c’era gente che spiegava che implorare era inutile, che era un vociare senza risposta, che era chiasso che disturbava e basta, che per favore smettesse di gridare: ma lui non è rimasto in silenzio. E alla fine», ribadisce ancora il Santo Padre, «ha ottenuto quello che voleva». «Più forte di qualsiasi argomentazione contraria, nel cuore dell’uomo c’è una voce che invoca. Tutti abbiamo questa voce, dentro», basta ascoltarla. «Ma forse, queste parole, non sono scolpite nell’intero creato? Tutto invoca e supplica perché il mistero della misericordia trovi il suo compimento definitivo», come afferma san Paolo in Rm 8,22. In fin dei conti, «[…] l’uomo è un “mendicante di Dio” (cfr CCC, 2559)».
Giovedì, 7 maggio 2020