di Michele Brambilla
Papa Francesco recita il Regina Coeli del 24 maggio ancora in streaming, ma, quando si affaccia alla finestra dello studio privato per impartire la benedizione, per la prima volta dopo molte settimane incrocia lo sguardo con persone in carne e ossa. È infatti la prima domenica dall’inizio della pandemia nella quale, in Italia, è possibile celebrare di nuovo la Messa con il popolo e qualche fedele ha voluto approfittare della maggiore libertà di movimento per raggiungere le finestre del Pontefice.
Provvidenza vuole che proprio «oggi, in Italia e in altri Paesi», si celebri la solennità dell’Ascensione del Signore. Come spiega il Santo Padre, l’Ascensione è l’ultima apparizione fisica di Gesù risorto ai propri discepoli e avviene su un monte: «su un monte Gesù ha proclamato le Beatitudini (cfr Mt 5,1-12); sui monti si ritirava a pregare (cfr Mt 14,23); là accoglieva le folle e guariva i malati (cfr Mt 15,29). Ma questa volta», sottolinea il Papa, «sul monte, non è più il Maestro che agisce e insegna, ma è il Risorto che chiede ai discepoli di agire e di annunciare, affidando a loro il mandato di continuare la sua opera». Infatti «li investe della missione presso tutte le genti».
L’Ascensione non è quindi un “ritorno indietro” rispetto al mistero dell’Incarnazione: Gesù inaugura infatti un modo nuovo di rimanere presente tra i suoi. «Ma in che modo», si domanda il Pontefice, «si realizza questa presenza? Mediante il suo Spirito, che conduce la Chiesa a camminare nella storia come compagna di strada di ogni uomo. Quello Spirito che, inviato da Cristo e dal Padre, opera la remissione dei peccati e santifica tutti coloro che, pentiti, si aprono con fiducia al suo dono». Cristo non si “allontana”, «Gesù è presente nel mondo ma con un altro stile, lo stile del Risorto, cioè una presenza che si rivela nella Parola, nei Sacramenti, nell’azione costante e interiore dello Spirito Santo».
La presenza di Gesù nella Sua Chiesa è quindi permanente, unisce gli uomini in un’unica famiglia e li spinge a essere missionari. Non deve pertanto stupire che da Roma si possa pregare per i cattolici cinesi in occasione della festa della Madonna Ausiliatrice di Sheshan (Shanghai): «carissimi fratelli e sorelle cattolici in Cina, desidero assicurarvi che la Chiesa universale, di cui siete parte integrante, condivide le vostre speranze e vi sostiene nelle prove della vita. Essa vi accompagna con la preghiera per una nuova effusione dello Spirito Santo, affinché in voi possano risplendere la luce e la bellezza del Vangelo, potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede», anche quando il credente è oppresso da un regime politico totalitario come quello comunista.
Un pensiero particolare va a «[…] tutti i discepoli del Signore e tutte le persone di buona volontà che, in questo tempo difficile, in ogni parte del mondo lavorano con passione e impegno per la pace, per il dialogo tra le nazioni, per il servizio ai poveri, per la custodia del creato e per la vittoria dell’umanità su ogni malattia del corpo, del cuore e dell’anima», ma anche alla Società Don Bosco, che, nella casa di Buenos Aires, ha dato la prima educazione religiosa al giovanissimo Jorge Mario Bergoglio.
Lunedì, 25 maggio 2020