Con il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, dice il Papa, «[…] Gesù manifesta la sua potenza, non però in modo spettacolare, ma come segno della carità, della generosità di Dio Padre verso i suoi figli stanchi e bisognosi».
di Michele Brambilla
Alle 12.00 di domenica 2 agosto Papa Francesco si affaccia, come di consueto, per l’Angelus. Ricorda che «da ieri e fino alla mezzanotte di oggi ricorre il “Perdono di Assisi”, il dono spirituale che San Francesco ottenne da Dio per intercessione della Vergine Maria. Si tratta di un’indulgenza plenaria che si può ricevere accostandosi ai Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia e visitando una chiesa parrocchiale o francescana, recitando il Credo, il Padre nostro e pregando per il Papa e le sue intenzioni», ma esprime anche il suo dolore per l’attentato incendiario che, giusto il giorno prima, ha danneggiato la cattedrale di Managua (Nicaragua): «penso al popolo del Nicaragua che soffre per l’attentato alla Cattedrale di Managua, dove è stata molto danneggiata – quasi distrutta – l’immagine tanto venerata di Cristo, che ha accompagnato e sostenuto durante i secoli la vita del popolo fedele. Cari fratelli nicaraguensi, vi sono vicino e prego per voi».
Come spiega il Pontefice, «il Vangelo di questa domenica», XVIII del Tempo ordinario, «ci presenta il prodigio della moltiplicazione dei pani (cfr Mt 14,13-21). La scena», riepiloga Francesco, «si svolge in un luogo deserto, dove Gesù si era ritirato con i suoi discepoli. Ma la gente lo raggiunge per ascoltarlo e farsi guarire: infatti le sue parole e i suoi gesti risanano e danno speranza. Al calar del sole, le folle sono ancora lì», tanto che gli Apostoli cominciano a pensare alla cena. Gesù li sorprende: «voi stessi date loro da mangiare» (Mt 14,16). Ma «non appena uno dei Dodici dice, con realismo: “Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!”, Gesù risponde: “Portatemeli qui” (Mt 14,17-18)» e comincia a suddividere le porzioni, che riescono a sfamare l’immensa folla che si era radunata ad ascoltare il Maestro. I discepoli allora comprendono che «con questo gesto Gesù manifesta la sua potenza, non però in modo spettacolare, ma come segno della carità, della generosità di Dio Padre verso i suoi figli stanchi e bisognosi. Egli è immerso nella vita del suo popolo, ne comprende le stanchezze, ne comprende i limiti, ma non lascia che nessuno si perda o venga meno» nel cammino.
«In questo racconto evangelico», evidenzia il Papa, «si percepisce anche il riferimento all’Eucaristia, soprattutto là dove descrive la benedizione, la frazione del pane, la consegna ai discepoli, la distribuzione alla gente», che è quanto accade ordinariamente durante la Messa, «e va notato come sia stretto il legame tra il Pane eucaristico, nutrimento per la vita eterna, e il pane quotidiano, necessario per la vita terrena», dato che il primo santifica il secondo. Pensando proprio al mondo dei lavori, il Papa esorta «[…] con l’impegno convergente di tutti i responsabili politici ed economici, si rilanci il lavoro: senza lavoro le famiglie e la società non possono andare avanti. Preghiamo per questo, che è e sarà un problema del post-pandemia: la povertà, la mancanza di lavoro. E ci vuole tanta solidarietà e tanta creatività per risolvere questo problema».
Lunedì, 3 agosto 2020