« Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti » (Is 9,1-6).
Sembrerebbe che i Vangeli non parlino tanto di Gesù, quanto del regno. La Chiesa ha fatto oggetto della sua predicazione Gesù, annunciandolo come Figlio di Dio e Dio lui stesso per natura, mentre il Gesù dei Vangeli sembra piuttosto annunciare la venuta del regno di Dio.
Molti interpreti allora hanno detto: vedete che c’è una differenza? Un conto è il Gesù della storia, il quale ha predicato il regno di Dio e un conto è il Cristo della fede, frutto della rielaborazione della Chiesa.
La proposta sembra allettante nella sua semplicità. In che cosa consisterebbe il regno annunciato dal “vero” Gesù? In una morale individualistica che si contrappone alla concezione legalistica e cultuale degli ebrei del tempo di Gesù? Nella fine imminente del mondo? In uno stato di cose in cui finalmente «regnano la pace, la giustizia e la salvaguardia della creazione»?
Il problema è che ciascuna di queste interpretazioni si trova costretta a fare quello che alla scienza onesta non è mai consentito: selezionare i fatti alla luce della teoria, per poi fondarla sulla base dei fatti così selezionati…
Si racconta che al termine di una lezione uno studente chiese al prof. Hegel: «Professore, i fatti però contraddicono le sue teorie!», per ricevere questa sconcertante risposta: «tanto peggio per i fatti!».
Purtroppo Hegel ha fatto – anche in questo – scuola. Se invece si interpreta il regno come identico a Gesù stesso; se si comprende che il regno di Dio si sta affermando nella persona e nella vita di Gesù, che si sviluppa nella Chiesa e mediante essa, allora il quadro si fa coerente e tutti i pezzi del “puzzle” si compongono in modo naturalmente armonioso…
IL SANTO DEL GIORNO: SAN TIMOTEO, MARTIRE ROMANO SULLA VIA OSTIENSE