« Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche [questo “anche” però manca nei principali manoscritti greci] quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: “Gesù Cristo è Signore!”, a gloria di Dio Padre » (Fil 2,1-11).
Pensiamo ad una mamma con in braccio il suo bimbo: chi è più importante in autorità? Certamente la mamma. Chi soprattutto viene servito? Il bambino certamente. Servire allora non è umiliante, perché svela la vera grandezza.
Chi non serve nessuno, perché è prigioniero del suo io e del suo orgoglio in realtà “non serve a niente”… « Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli » (Lc 12,37).
Una volta giunti definitivamente alla vita eterna e “vera” si entrerà in una società in cui servire è bello, è gloria, è dignità suprema. Allora ‘servire’ non sarà più un disonore, ma una manifestazione di gloria e di bellezza.
Questo è già – in radice – vero anche quaggiù (pensiamo alla mamma…) ed è una verità che il cristiano è tenuto a far sua nella vita, avendo come aiuto materno ed esempio affascinante la vita della Madonna: « Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” » (Lc 1,38); « […] ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata » (Lc 1,48). Pensiamo alla formula che ricorre nei messaggi di Medjugorje: “grazie per aver risposto alla mia chiamata”…
L’autorità, quando è vera ed “autorevole”, si presenta sempre come un servizio che rispetta e non umilia. Se ci sono umiliazioni nella vita, non è mai Dio a causarle direttamente: le permette soltanto ed è stato lui a portarle su di sé per darci l’esempio.
Il Santo del giorno: San Vincenzo de’ Paoli, sacerdote e fondatore