« Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”. Costui rispose: “ Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso “. Gli disse: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”. Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così” » (Lc 10,25-37).
In quell’uomo che scende da Gerusalemme – la città di Dio – verso Gerico – la città del demonio – dobbiamo riconoscere noi stessi. La vita dell’uomo è spesso una discesa, come lo è stata all’inizio la storia dell’umanità, nella quale tutti noi siamo coinvolti.
Questa “discesa” ci incalza sempre come terribile possibilità, il nostro piede incontra quasi ad ogni passo questo terreno scivoloso… «L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso» (Paolo VI, omelia del 7 dicembre 1965 nella 9a sessione del Concilio).
L’uomo che scende da Gerusalemme a Gerico è l’uomo moderno europeo; cercava una libertà senza limiti e ha trovato solo briganti: ideologie come il liberalismo laicista, il nazionalismo, il nazional-socialismo e il comunismo che lo hanno percosso – due guerre mondiali senza precedenti nella storia e una interminabile «guerra fredda» – e quindi riempito di ferite fisiche e morali, provocando un inaudito « disastro antropologico ».
I briganti lo hanno spogliato ed abbandonato « mezzo morto », in preda alla confusione del relativismo, in procinto di perdere anche l’ultima sua protezione sociale, la famiglia. La ferita più grave è però proprio quel sordo e quasi istintivo rifiuto a lasciarsi avvicinare dal « Prossimo », da Cristo Gesù. Questa malattia si chiama Cristofobia.
Per sconfiggerla ci vogliono degli anticorpi: uomini e donne il cui solo desiderio sia di essere vicini a Lui: con la mente, con il cuore e con la vita, e – per mezzo di Lui – riportare Lui nella prossimità dell’uomo ferito del nostro tempo…
Il Santo del giorno: San Placido, monaco