« Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò . Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” » (Lc 10,38-42).
Noi ci dobbiamo inserire nel dialogo tra Gesù e Maria e questo è anche il modo più sicuro di rimanere ben saldi nel dialogo tra Gesù e la Chiesa. È un dialogo che c’è già e che noi siamo invitati a trovare e ritrovare continuamente. Questo è il mistero del Rosario.
Voglio ricordare un passo del profeta Geremia. « È devastato tutto il paese,e nessuno se ne dà pensiero » (Ger 12,11). La Vulgata traduce « desolata est omnis terra quia nullus est qui recogitet corde ». «La terra è desolata perché non c’è nessuno che rifletta nel suo cuore».
Il testo ebraico ha un senso che – come tale – è intraducibile. Letteralmente potrebbe essere reso così: perché nessuno (lo) pone nel cuore (ki ’en ’ish sam ‘al-leb). Può voler dire tre cose e di fatto dice queste tre cose insieme: nessuno ci riflette sopra; nessuno ne conserva memoria; nessuno se ne fa responsabile. Qui “la terra” non indica il mondo o un territorio qualsiasi ma ha-’arez, cioè Israele, la Terra promessa, quindi – per noi ormai – la Chiesa.
Maria non appartiene alla schiera di quelli che non riflettono, non ricordano, non assumono responsabilità, perché Lei serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore… Ecco quello che dobbiamo fare anche noi, che il Rosario ci invita a fare.
Un’obiezione abituale al rosario è che si tratti di un rifugio nell’intimismo devozionistico. Tutt’altro: con esso siamo dolcemente indotti da Maria a “porre nel cuore” tutte le vicende della Chiesa e del mondo.
Molti dicono: mi distraggo. C’è distrazione e distrazione. Le mie preoccupazioni nel Rosario non sono più tali, perché esse vengono sottratte al vuoto e all’ansia che nascono dalla nostra presunzione e dal nostro senso di orgogliosa autosufficienza.
Vengono invece portate davanti a Dio, dove prendono senso e trovano conforto e spesso – in quel meraviglioso dialogo tra Maria e Gesù – miracolosa soluzione.
Il Santo del giorno: San Bruno (Brunone), Sacerdote e monaco