« Sta scritto […] che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma il figlio della schiava è nato secondo la carne; il figlio della donna libera, in virtù della promessa. Ora, queste cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due alleanze. Una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, è rappresentata da Agar […]. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la madre di tutti noi. Sta scritto infatti: Rallégrati, sterile, tu che non partorisci, grida di gioia, tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell’abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. […]. Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera. Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù » (Gal 4,22-24.26-27.31-5,1).
L’Antica Alleanza non si è dissolta nella seconda, ma si è “compiuta” e quello che rimane di essa nel popolo di Israele continua ad essere chiamato al compimento. Per questo il rabbino Israel Zolli, che divenne cristiano nel 1945, non diceva di essersi “convertito”, ma di essere “arrivato”. In Cristo il ponte c’è già, non è da costruire o da ricostruire.
Non c’è perché noi, che stiamo camminandovi sopra, siamo bravi, certamente non perché siamo più bravi del popolo dell’Antica Alleanza, ma perché l’ha costruito Dio nel Figlio suo. Il ponte c’è anche se noi non crediamo, ma non diventa salvezza per noi se noi non lo percorriamo credendo nel Figlio di Dio morto e risorto per noi con una fede viva, cioè « operosa per mezzo della carità » (Gal 5,6).
Camminare sul ponte vuol dire percorrere una vita ad immagine e somiglianza di quella del Figlio di Dio, cioè – in fondo, a modo nostro – la stessa vita di Gesù, che è « la via, la verità e la vita » (Gv 14,6) e quindi una vita con la croce portata per amore. Non è un ponte lontano e irraggiungibile, perché, pur essendo definitivo, è reso continuamente presente tutte le volte che è celebrata una Messa: è reso presente per noi, perché percorrendolo passiamo dalla terra al cielo.
Questa è infatti la liturgia: il cielo sulla terra, perché dalla terra si possa finalmente raggiungere il cielo. Ciascuno di noi se cammina su questo ponte, diventa in qualche modo ponte anche per gli altri, perché il Signore Gesù, che è il vero ponte, si fa presente nella nostra vita in modo che chi ha a che fare con noi lo possa incontrare.
Il Santo del giorno: San Serafino da Montegranaro, Religioso